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Economia
Pil, Fmi abbassa a +0,6% stima crescita Italia per il 2019


Nell'aggiornamento al World Economic Outlook diffuso oggi, il Fondo monetario internazionale stima una crescita del Pil italiano al ritmo del +1% nel 2018, del +0,6% nel 2019 e del +0,9% nel 2020. Il dato relativo al 2019 è rivisto al ribasso di 0,4 punti percentuali. "All'interno dell'area euro rrvisioni significative riguardano la Germania, dove le difficoltà di produzione nel settore auto e la domanda esterna più bassa peseranno sulla crescita nel 2019, e per l'Italia, dove il rischio sovrano e quello finanziario, e i collegamenti tra i due, aggiungono venti contrari alla crescita", spiega la capo economista del Fmi, Gita Gopinath.

Di Maio, Fmi non ci scoraggia, indietro non si torna - "Al Fmi ha gia' risposto il presidente della commissione europea che ha detto che hanno sbagliato a fidarsi dell'Fmi sulla Grecia con l'austerita'. Stiamo creando un nuovo stato sociale: non arretriamo, di fronte a chi addirittura definisce l'Italia una delle cause della recessione economica. Non lo possiamo accettare". Lo dice il vicepremier Luigi Di Maio, a margine dell'incontro con le regioni sul reddito di cittadinanza. "Se pensano che con qualche dato possano scoraggiarci si sbagliano: indietro non si torna", aggiunge.

GOVERNO: SALVINI, E' FMI A ESSERE MINACCIA, NON L'ITALIA - Italia minaccia e rischio per l'economia globale? Piuttosto è il Fmi che è una minaccia per l'economia mondiale, una storia di ricette economiche coronata da previsioni errate, pochi successi e molti disastri". Lo dice il vicepremier e ministro dell'Interno Matteo Salvini.

Fmi: Tria, rischi non da Italia ma da politiche Fondo - "I rischi" per l'economia internazionale "sono le politiche consigliate dal Fondo Monetario Internazionale". Lo dice il ministro dell'Economia, Giovanni Tria commentando le previsioni del Fmi. "Non credo che l'Italia oggi sia un rischio ne' per l'Europa, ne' un rischio globale".

Fmi: taglia stime Pil mondiali, la ripresa si sta indebolendo - "L'espansione globale si e' indebolita". Il giudizio e' del Fondo monetario internazionale che nel suo aggiornamento del World economic outlook taglia le previsioni sulla crescita mondiale. In particolare, l'economia globale e' stimata crescere del 3,5% nel 2019 e del 3,6% nel 2020, rispettivamente lo 0,2 e lo 0,1% in meno rispetto a quanto pubblicato dai tecnici dell'istituto di Washington nel rapporto di ottobre, quando gia' c'era stata un'ampia previsione al ribasso legata all'inasprirsi delle tensioni commerciali tra Cina e Stati Uniti. La nuova sforbiciata, spiega il Fondo, "riflette in parte l'indebolimento del ritmo di crescita registrato nella seconda meta' del 2018 - come in Germania dopo l'introduzione dei nuovi standard di emissione per le automobili e in Italia dove le preoccupazioni per l'andamento dei titoli di Stato e i rischi finanziari hanno pesato sulla domanda domestica - ma anche l'indebolimento della fiducia sul mercato finanziario e la contrazione in Turchia ora piu' ampia di quanto previsto". Nel dettaglio, le economia avanzate nel loro complesso subiscono una revisione al ribasso dello 0,1% a +2% nel 2019. Invariata invece la stima dell'1,7% per il 2020. Stabile anche la stima per gli Usa: +2,5% quest'anno e +1,8% il prossimo. L'Eurozona crescera' invece a fine 2019 dell'1,6%, lo 0,9% in meno rispetto alla stima di ottobre. Per le economie emergenti il taglio e' dello 0,2% al 4,5%. Ferme al 6,2% sia per quest'anno che per il prossimo le stime sul Pil cinese. Il futuro non si prospetta comunque roseo. Al contrario, scrivono i tecnici dell'Fmi, "i rischi per la crescita globale sono al ribasso. Un escalation delle tensioni commerciali al di la' di quanto gia' incorporato nelle previsioni rimane il rischio principale". Ma timori provengono anche dalle condizioni dei mercati finanziari, l'alto livello dell'indebitamento pubblico e privato, le ricadute di un 'no deal' sulla Brexit e un rallentamento superiore al previsto dell'economia cinese. Per questo il Fondo invita le autorita' a "risolvere in maniera cooperativa e rapidamente i loro disaccordi commerciali e la conseguente incertezza politica che ne deriva". A tutte le economie, poi, il suggerimento "imperativo" e' di introdurre misure per "accelerare il potenziale di crescita, migliorare l'inclusione e rafforzare i cuscinetti fiscali e finanziari in un ambiente caratterizzato dall'alto debito".

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