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Economia
Quiet quitting, lavorare meno per stare meglio: la nuova Great Resignation

Ma quali sono le cause che ci celano dietro il quiet quitting? In sintesi si potrebbero riassumere in quattro parole: pandemia, hustle culture, burnout e clima aziendale avverso. Per alcuni la pandemia è stato il "la"  che ha dato il via libera a una nuova riflessione su come vivere l'azienda, il lavoro, in sintonia con i propri hobby e la propria vita privata. Per altri ancora il quiet quitting è ciò che meglio rappresenta il polo opposto della hustle culture, il mito americano secondo il quale le persone dovrebbero dedicare tutta la propria vita al lavoro, tra le cause principali, appunto, di burnout. Ma non è tutto qui. Dietro al quiet quitting si potrebbe celare anche qualcosa di più interno e profondo. 

Secondo l'Harvard Business Review l’abbandono silenzioso non riguarda tanto i dipendenti quanto i datori di lavoro. Nello specifico, il quiet quitting non è tanto legato alla volontà dei dipendenti di lavorare di più o di meno e con maggiore o minore coinvolgimento, quanto alla capacità di un manager di costruire un rapporto con gli impiegati che non li induca a non vedere l’ora di uscire dall’ufficio. Come sottolinea Forbes, secondo il report 2022 State of global workplace di Gallup, che ogni anno fornisce dati di vario tipo sul lavoro in giro per il mondo, solo il 14% dei dipendenti in Europa può essere ritenuto davvero coinvolto nella propria attività lavorativa. La tesi della Harvard Business Review è quindi chiara: la diffusione del fenomeno in questi mesi ha molto a che vedere con "un fallimento dei manager nel conciliare gli obiettivi aziendali col benessere individuale e collettivo dei propri dipendenti". 

Quiet quitting e burnout: quali sono i settori più colpiti

Ma in questo anno, segnato da una serie di crisi non indifferenti (dagli strascichi della pandemia, alla guerra in Ucraina fino all'emergenza energetica), quali sono stati i settori in cui il burnout è stato più evidente? Secondo una ricerca globale realizzata dal Workday- Addressing Burnout Risk in 2022, sul podio hanno spiccato: pubblica amministrazione, trasporti e manufatturiero. Solo nella prima area sei dipendenti su dieci hanno rischiato il burnout con un aumento del 16% dal 2021, mentre per la seconda posizione  il rialzo è stato del 10%. Anche a livello internazionale, il rischio di stress da lavoro è dilagato a macchia di leopardo con Regno Unito, Francia e Olanda al timone della classifica, rispettivamente con il 41%, il 39% e il 33%. Dietro di loro solo Norvegia e Danimarca

Quiet quitting, che cosa aspettarsi dal 2023 

In tale scenario, che cosa aspettarsi quindi dal 2023? Il quiet quitting, una minaccia o una possibilità per le aziende? La parola chiave da perseguire potrebbe essere una: fiducia. Premettendo che l’approccio adottato nel passato dai leader, per ottenere risultati dai dipendenti, non è più lo stesso da quello odierno, la grande sfida sarà quella di costruire nuovi ambienti di lavoro sempre più sicuri, inclusivi e positivi. Puntando a ricavare il meglio dalle proprie risorse. Per fare ciò è necessario però dare loro fiducia, creare sintonia, stimolare il team nel conseguimento di obiettivi comuni e di valore.  Sulla scia di quanto rimarcato e sottolineato dall'Harvard Business Review "è facile attribuire la colpa delle dimissioni silenziose a lavoratori pigri o demotivati". Quando in realtà basterebbe guardarsi dentro e riconoscere che "le persone vogliono dare la loro energia, creatività, tempo ed entusiasmo alle organizzazioni e ai leader che lo meritano”. 

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