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Economia
Stefanel a un passo dal fallimento. In arrivo una nuova grana per Di Maio

Per siglare un accordo bisogna sempre essere in due (o più): il mancato raggiungimento di un’intesa con la maggioranza dei creditori sul piano di ristrutturazione del debito e sulla proposta concordataria che il gruppo Stefanel avrebbe dovuto presentare domani in Tribunale ha fatto gettare la spugna agli uomini di Ponte di Piave.

Non sono dunque bastate le adesioni al piano di Mps e Unicredit (mentre avevano preso tempo le ex banche popolari venete) al piano che prevedeva l’erogazione alla società veneta di un finanziamento di 25 milioni garantito dal pegno sul 100% delle azioni di Interfashion e sul marchio “Stefanel”. Finanziamento che sarebbe stato sottoscritto per 11,25 milioni da Trinity (veicolo di Attestor Capital) e Oxy Partners (già attivo nel salvataggio di Ferroli e di Olio Dante), ossia i due fondi che nel settembre 2017 hanno rilevato il 71% del capitale di Stefanel, per 12,5 milioni dalle banche e per i restanti 1,25 milioni da Giuseppe Stefanel (figlio del fondatore Carlo, rimasto nel capitale dell’ex azienda di famiglia col 16,4%).

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Con tale finanziamento sarebbe stato rimborsato il prestito di finanza d’urgenza da 10 milioni di euro già erogato da Trinity nel 2017, le banche avrebebro consolidato il debito per 67 milioni (da rimborsare integralmente entro e non oltre il 31 dicembre 2022), mentre sarebbero stati riscadenziati i 3,8 milioni di debito ipotecario vantati da Banca Mediocredito Friuli Venezia Giulia nei confronti della società. In parallelo un aumento di capitale da 10 milioni sarebbe stato sottoscritto da una “Holdco” destinata a fine operazione a detenere il 75% del capitale della società.

Rinunciando al concordato, gli amministratori di Stefanel hanno depositato un’istanza per la dichiarazione dello stato di insolvenza propedeutica all’ammissione della società alla procedura di amministrazione straordinaria, ultimo passaggio per cercare di evitare il fallimento e la messa in liquidazione del gruppo di abbigliamento, per il quale la “cura” Attestor-Oxy non sembra essere stata sufficiente, visto che il 2018 si è chiuso con una perdita di 21 milioni di euro a fronte di un risultato operativo negativo per 5,5 milioni.

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L’indebitamento complessivo di Stefanel a fine 2018 era pari ad oltre 150 milioni (quello finanziario netto era di 90,8 milioni), ampiamente superiore ad un patrimonio netto ridottosi a soli 7,5 milioni di euro rispetto ai 28,5 milioni del 2017, subito dopo la prima ricapitalizzazione varata dai fondi.

Come ulteriore motivazione della presentazione dell’istanza di ammissione alla procedura di amministrazione straordinaria i vertici di Stefanel hanno indicato la volontà di tutelare il livello occupazionale. Ma anche in questo caso si tratta di cercare di salvare il salvabile: 244 dei 253 dipendenti rimasti (76 nella sede centrale di Ponte di Piave) sarebbero finiti in cassa integrazione straordinaria per crisi aziendale (52 nella sede centrale), mentre nulla era dato sapere dei 170 dipendenti della rete di vendita. Già questa ipotesi si era poi scontrata col muro dei sindacati che avevano sottolineato come a parte dei dipendenti coinvolti dalla cassa straordinaria fosse già stato proposto un trasferimento a Milano a parità di condizioni retributive.

(Segue...)

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