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Economia
Ungheria, la futura capitale delle batterie al litio

Entro il 2030 seconda solo alla Germania

 

L’Ungheria di Orban è in predicato di divenire il più grande produttore di batterie al litio europeo entro il 2031. L’Ungheria è già divenuta un hub per la produzione di parti per veicoli negli ultimi anni. Il costo del lavoro favorevole e gli incentivi da parte del governo, oltre a una politica proattiva per ricercare investimenti spinto anche i produttori asiatici di batterie, e relative filiere, a installare le loro attività europee in questa nazione.

L’attrazione ungherese

Negli ultimi mesi il produttore di batterie cinesi EVE Power ha deciso di aumentare i suoi investimenti in Ungheria. Il progetto vede la costruzione di un impianto a Debrecen, uno dei maggiori hub per il settore automotive. EVE Power Hungary, il branch locale posseduto al 100% dalla casa madre cinese, ha firmato per l’acquisto di un preesistente impianto di 45 ettari che verrà rinnovato per produrre batterie cilindriche. Con un investimento stimato in circa 1.20 miliardi di euro il progetto mira a creare circa 1000 posti di lavoro.

Il caso menzionato non è isolato ma è parte di un trend in forte crescita: da quando l’Unione Europea ha lanciato la sua ambiziosa visione di transizione energetica i produttori cinesi hanno investito molto in UE per espandere le loro attività. La strategia cinese di produrre “made in Europe” rispecchia quella già in sviluppo in Messico. Per prevenire le conseguenze di future commerciali i produttori cinesi legati al fast fashion, e altri prodotti retail, hanno attivato siti di produzione in Messico, per servire il mercato americano ed evitare sanzioni sul “made in China”. Considerando le tensioni geopolitiche che vedono una crescente ostilità occidentale nei confronti della Cina, queste strategie di regionalizzazione delle produzioni sono una valida soluzione per prevenire futuri blocchi commerciali. Di recente la UE sta cominciando a considerare l’opportunità di limitare, tramite aumento delle tasse di importazioni, il flusso di auto elettriche cinesi che, con costi di produzione più bassi, rischiano di danneggiare i produttori europei.

Il fenomeno della localizzazione in Ungheria ha già visto progetti di grande successo: nel 2022 il colosso delle batterie cinesi, CATL, che produce un terzo delle batterie per veicoli elettrici aveva investito 7,34 miliardi di euro per costruire un impianto in Ungheria. Una delle città chiave per la transizione verde europea si chiama Debrecen. L’area ospita già numerosi impianti che servono, con le loro produzioni, Mercedes-Benz, BMW, Stellantis e VolksWagen. L’impianto di CATL di Debrecen, con la sua vicinanza agli altri siti automotive, potrà meglio servire il settore e integrarsi nella matrice delle produzioni locali.

Entro il 2030 il governo ungherese stima che la sola cittadina di Debrecen, circa 200.000 abitanti, sarà seconda solo all’intera Germania per la produzione di batterie.

In numeri?

L’Ungheria ha sviluppato negli anni una strategia di attrazione di investimenti di aziende della filiera dei veicoli elettrici cinesi. La cooperazione tra la Cina e le nazioni CEEC (Central East European Countries) sono andate crescendo anno su anno (YoY di seguito). Sin dal 2012 il commercio medio annuo tra CEEC e Cina è andato crescendo con una media del 8% annuo. 

Nel 2022 gli investimenti cinesi nell’intero blocco europeo sono cresciuti del 21% YoY a 11$ miliardi, con un focus di investimenti su tecnologie legate alle nuove energie rinnovabili, macchinari e veicoli. CATL e SKI hanno pianificato espansioni dei loro impianti ungheresi. Allo stato attuale dei progetti pianificati, l’Ungheria dovrebbe raggiungere i 207 gigawatt l’ora (GHw) entro fine 2031, dai 27.5 GWh del 2021, secondo i dati del Benchmark Gigafactory Assesment. Oltre 175 GWh della capacità pianificata arriverà da aziende leader di mercato (in particolare quelle cinesi). La sola CATL ha pianificato di investire 7,5$ miliardi per costruire un impianto da 100GWh che servirà per la domanda di produttori di veicoli tedeschi come BMW e Mercedes.

Il governo ungherese è attivamente strutturato nel fornire supporto alle aziende della filiera. La coreana SKI, per esempio, ha ricevuto circa 200 milioni di euro di aiuti statali per il suo impianto di 30 GWh. Anche la coreana EcoPro BM l’anno scorso è stata invitata a investire nella nazione est europea. Debrecen sarà il sito dove verrà creata una fabbrica con un investimento di 810$ milioni. L’impianto si stima diventerà operativo nel 2024. 

Anche gli investimenti da aziende europee della filiera stanno aiutando a rendere l’Ungheria una nazione leader di mercato. BMW ha annunciato lo scorso anno un investimento di 2$miliardi per costruire un impianto di assemblaggio di batterie. Stellantis, VW e Renault stanno valutando di creare maggiori sinergie con i produttori di batterie che hanno siti in Ungheria.

Ambiente e proteste

Per quanto le batterie al litio siano considerate la chiave di volta per rendere la mobilità privata più sostenibile la loro produzione non è esente da critiche. I cittadini che abitano in prossimità dei siti dove è stato autorizzata la costruzione dei nuovi impianti di batterie sono scesi in guerra, nell’ultimo anno, lamentando una situazione tutt’altro che sostenibili. Insieme ai residenti sono scesi in piazza anche gli ambientalisti e i politici dell’opposizione. Lamentano che le aziende di batterie andranno a pesare profondamente sulle risorse idriche della nazione. Nell’area ungherese chiamata “le grandi pianure” sta avendo luogo, secondo coloro che protestano, una lenta ma continua desertificazione. La domanda idrica delle batterie al litio rischia di esacerbare la disponibilità di acqua per esseri umani e agricoltura, una delle industrie ungheresi storica.

Il tema agricolo non è cosa da poco: gli agricoltori ungheresi sono stati danneggiati, nell’ultimo anno dal dumping commerciale di cereali ucraini che, grazie alle facilitazioni concesse dall’Unione europea, hanno un costo più basso rispetto alle produzioni locali. I rappresentanti del mondo agricolo ungherese lamentano che, con un 2022 tra i più caldi degli ultimi decenni, circa 2,5 milioni di acri di terreno agricolo, il 20% dei terreni agricoli nazionali, si sia seccato, danneggiando la produzione agricola nazionale già gravata dai danni dell’import selvaggio di cereali ucraini.

La sede di WWF Ungheria ha manifestato perplessità sui progetti nazionali, lamentando che non vi sono studi ambientali, sul lungo periodo, per questi tipi di auto e di batterie. Le stime sul consumo d’acqua del parco industriale ungherese si aggirano intorno ai 10,5 milioni di galloni d’acqua, al giorno. CATL, ha dichiarato che utilizzerà acque grigie dalle abitazioni che, una volta purificate, potranno essere inserite nel ciclo produttivo senza depauperare le acque a uso agricolo e umano.

Per quanto il tema ambientale possa apparire terra di conflitto tra ambientalisti nazionali e produttori di batterie, è indubbio che le politiche di attrazione di investimenti stranieri ungheresi spingeranno questa nazione a divenire il maggiore hub per le batterie di tutta Europa. La necessità della Cina di evitare le possibile future sanzioni sulle sue auto, crea un’opportunità per il governo ungherese che, al pari della alternativa messicana, potrà aumentare l’occupazione e gli investimenti in un settore strategico per l’intera Unione.

 

@enricoverga

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