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Esteri
Germania, per l'Italia spauracchio Fdp. Ma in Ue c'è un'autostrada per Draghi

Comunque vada, sarà più debole. La Germania esce dalle elezioni più incerte degli utlimi due decenni frazionata, con una cancelleria potenzialmente più debole e con dunque una presenza meno forte anche sulla scena europea. Uno sviluppo inedito, per un Vecchio Continente abituato a farsi trainare non solo economicamente ma anche politicamente da Berlino e da Angela Merkel. Il vuoto di potere lasciato dalla cancelliera, la prevedibile lunga fase di stallo con negoziati che si trascineranno per settimane o persino mesi nel tentativo di formare la nuova coalizione di governo, nonché la possibile finale debolezza del capo dell'esecutivo possono però creare anche delle opportunità interessanti.

In primis per la Francia, verrebbe da pensare. Ma in realtà, anche in Francia si entrerà tra poco in clima elettorale visto che la prossima primavera si svolgono le elezioni presidenziali, dove la vittoria di Emmanuel Macron appare tutt'altro che scontata. E allora in seconda battuta attenzione all'Italia e a Mario Draghi. Il momento di incertezza comunitaria cade in concomitanza con la presenza di un premier apprezzato all'estero e che potrebbe riuscire a imporre una posizione di maggiore spicco per l'Italia nelle dinamiche decisionali dell'Ue.

GIORGETTI E ROSATO: "ORA DRAGHI PUO' RISCRIVERE LE REGOLE SUL PATTO DI STABILITA'"

Ne è convinto per esempio Giancarlo Giorgetti, che sostiene che "siccome mancherà colei che scriveva prima di fatto le regole, oggi potemo avere un ruolo particolare. La figura, lo standing di Drahi potrebbe aiutare a scrivere regole più favorevoli al nostro mondo e al mondo che conosciamo della nostra industria, e in particolare della manifattura". Anche Italia Viva, attraverso Ettore Rosato, ha una posizione simile: "E' un risultato che chiaramente non esprime una leadership netta in Germania, questo responsabilizza l'Italia che invece una leadership forte con Draghi ce l'ha. Dovremo saper giocare bene le nostre carte".

DEBITO COMUNE, ALL'ITALIA VANNO BENE I VERDI. SPAURACCHIO FDP CON LINDNER POSSIBILE MINISTRO DELLE FINANZE

Il prossimo governo tedesco potrebbe vivere momenti di tensione, anche e soprattutto per le diversità di vedute tra Verdi e Fdp, terza e quarta forza dopo le urne che parrebbero dover partecipare in qualche modo alla formazione dell'esecutivo, sia questo con l'Spd (coalizione "semaforo") sia con la Cdu/Csu (coalizione "Giamaica"). Ma in particolare, il tema sul quale ci potrebbero essere più tensioni sia all'interno sia all'esterno sarà la revisione del Patto di stabilità e crescita a opera della Commissione europea.

I Verdi sono per il cambiamento e per misure più favorevoli per paesi come l'Italia, i liberali Fdp sono esattamente sul fronte opposto. E, in modo preoccupante per l'Italia, Lindner (leader Fdp) sembra aver posto come iniziale condizione alla formazione del "semaforo" la sua investitura a ministro delle Finanze. Ciò si tradurrebbe in una Germania meno aperta al cambiamento e alla flessibilità di quanto non fosse già con Merkel. C'è poi da capire quale sarà la posizione di Scholz, che in passato aveva aperto all'emissione di debito comune europea in maniera continua e non solo contingente alla pandemia. Salvo poi dire, in campagna elettorale, che il tema del debito coune non è un tema di attualità.

DRAGHI PUO' PRENDERE SPAZIO IN UE E CERCA L'ASSE CON MACRON

Certo sarebbe meglio avere un guida più forte dei Verdi, molto più disponibili a mostrare il volto buono. Un'ipotetica coalizione Giamaica avrebbe almeno il vantaggio che Draghi sa come dialogare con la Cdu. Lo ha sempre fatto con la Merkel, potrebbe farlo anche con Laschet. Li ha già convinti sul QE e sul "whatever it takes", potrebbe farlo ancora. Ma dipenderà dall'equilibrio interno alla prossima coalizione tedesca. In attesa che si componga, però, la possibilità per il premier italiano è di guadagnare posizioni all'interno del palcoscenico Ue.

Per Draghi potrebbe aprirsi una vera autostrada. Non a caso nelle ultime settimane il premier ha cercato di istituire un asse con Macron, che potrebbe avere bisogno di qualche risultato tangibile da mostrare all'elettorato prima delle urne francesi da cui si deciderà se resterà all'Eliseo o no. Il comune interesse potrebbe spingere Draghi e Macron a una riscrittura comune delle regole da sottoporre a un governo tedesco meno forte e dominante in Europa del solito. Ora che a Berlino potrebbe esserci un lungo stallo, l'asse con Parigi diventa ancora più invitante. Una sorta di coalizione per uscire dalla fase di transizione, a trazione non franco-tedesca ma per una volta franco-italiana. Mentre c'è anche chi, tra i partiti italiani, potrebbe iniziare a flirtare con ancora più decisione con l'idea di lasciare Supermario a Palazzo Chigi anche dopo il 2023.

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