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Milano, 28 gen. (Labitalia) - L’enogastronomia si conferma un importante driver delle vacanze. Se nel 2016 le ricerche avevano evidenziato il 21% degli italiani in viaggio interessati a questo tipo di turismo, con un incremento, nel 2017 al 30%, nel 2018 questo valore è ulteriormente cresciuto. Ben il 45% dei turisti italiani negli ultimi tre anni, ha svolto un viaggio con questa motivazione, con un aumento del 48% rispetto all’anno precedente. È una delle principali evidenze che emerge dal 'Rapporto sul turismo enogastronomico italiano 2019', la più completa ricerca sul settore che restituisce un quadro dettagliato di questo segmento turistico e ne delinea le principali tendenze dal punto di vista della domanda e dell’offerta. La seconda edizione, sotto la supervisione scientifica della World Food Travel e dell’Università degli studi di Bergamo, ha il patrocinio del ministero delle Politiche agricole, alimentari, forestali e del turismo, di Enit-Agenzia nazionale del turismo, Federculture, Ismea, Fondazione Qualivita e Touring Club Italiano, oltre ad aver visto la collaborazione di docenti di università italiane ed esperti del settore. Nel corso degli ultimi anni, il ruolo dell’enogastronomia nel turismo è profondamente cambiato, sia sul fronte del comportamento dei turisti, sia su quello dell’offerta. Pur essendo una proposta relativamente recente rispetto ai tradizionali segmenti, il turismo legato a cibo e vino è andato rafforzandosi e articolandosi facendo registrare numeri sempre in crescita. Aumenta la fruizione di esperienze a tema enogastronomico, che diventano patrimonio comune, con il 98% dei turisti italiani che, a prescindere che si muovano per turismo balneare, di montagna o per business, ha partecipato ad almeno una attività di questo genere nel corso di un viaggio.“Un dato importante, che non solo certifica la crescente rilevanza di questo segmento turistico tra i viaggiatori del Belpaese, ma che deve diventare un forte elemento di attenzione per tutte le destinazioni italiane, per stimolare un’offerta eno-gastro-turistica sempre più strutturata”, commenta Roberta Garibaldi, autrice del 'Rapporto sul turismo enogastronomico italiano 2019'. Come spiega Roberta Garibaldi, che è docente all''Università degli studi di Bergamo e membro del Board of Advisors e ambasciatore per l’Italia della World Food Travel Association, nonché Board del World Gastronomy Institute e di Igcat, "abbiamo analizzato il gradimento delle varie tipologie di offerta e i motivi che limitano la partecipazione. Vi sono molti dati positivi, ma dalle analisi svolte emerge - ammette - che ci sono ancora spazi di miglioramento, in termini sia di organizzazione sia di fruibilità: il patrimonio enogastronomico italiano è una leva che può ancora esprimere molte potenzialità, attraverso processi territoriali di valorizzazione”."Dal nostro punto di vista - sottolinea Franco Iseppi, presidente del Touring Club Italiano - di viaggiatori e di associazione storica promotrice di un turismo consapevole, la grande varietà dei nostri paesaggi e la loro storia moltiplica pressoché all'infinito le opportunità del racconto del cibo, che spesso è una delle porte di accesso più immediate a un territorio, una delle prime esperienze con le quali il viaggiatore contemporaneo cerca un contatto con la cultura e le tradizioni del luogo. Questa offerta significa, dunque, generare valore per i territori che sono la fonte creativa della nostra identità plurale. Raccontarla - conclude - crea un effetto moltiplicatore che dall'agricoltura, e quindi dal paesaggio, dai prodotti alimentari, dalle tradizioni enogastronomiche, si riflette sui territori, sugli abitanti, sugli ospiti, sull'economia e sul turismo".Il Rapporto traccia anche un identikit dei turisti enogastronomici: generalmente sposati o convivono e provengono da tutto il Paese, in particolare dall’Italia meridionale. E questo segmento turistico interessa in modo trasversale tutte le generazioni, in primis gli appartenenti alla Generazione X (ossia i nati tra il 1965 e il 1980) e ai Millennials (1981-1998). Il 98% dei turisti italiani ha partecipato ad almeno una esperienza enogastronomica nel corso di un viaggio compiuto negli ultimi 3 anni. Nonostante ciò, permane una domanda inespressa di esperienze a tema che indica l’esistenza di un mercato potenziale ancora da soddisfare. Il 92% dei turisti enogastronomici che ha svolto una vacanza con questa motivazione primaria negli ultimi tre anni ha scelto una località del Belpaese. Di questi, solo 17% è stato anche all’estero, mentre il rimanente 8% ha compiuto una vacanza enogastronomica esclusivamente in un paese straniero. Fra le regioni più apprezzate dai turisti italiani per una vacanza enogastronomica figurano Sicilia, Toscana ed Emilia Romagna, mentre Napoli, Roma e Firenze sono le città che hanno riscosso il maggiore consenso. Infine, il 68% dei turisti italiani vorrebbe che l’Italia avesse un museo nazionale dedicato alla sua ricchezza enogastronomica, a conferma del fatto che questo segmento del turismo possiede sì una componente legata al piacere di degustare prodotti e pietanze tipiche di un luogo, ma rappresenta a pieno titolo anche una forma di turismo culturale.





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