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Alain Elkann si lamenta dei giovani in treno. Repubblica, rivolta in redazione
Alain Elkann

Repubblica, il Comitato di Redazione si dissocia dall'articolo di Alain Elkann

«Sul treno per Foggia con giovani “lanzichenecchi”». Questo il titolo scelto da Repubblica per pubblicare un racconto a firma di Alain Elkann di un suo viaggio in treno tra Roma e Foggia, il quale lo sorprende anche per la tratta: "Non sapevo che per andare da Roma a Foggia si dovesse passare da Caserta e poi da Benevento. Pensavo di avere sbagliato treno, ma invece è così".

Il racconto si concentra soprattutto sul giovane che entra e si siede al suo fianco, in prima classe: "Un ragazzo che avrà avuto 16 o 17 anni. T-shirt bianca con una scritta colorata, pantaloncini corti neri, scarpe da ginnastica di marca Nike, capelli biondi tagliati corti, uno zainetto verde. E l’I-Phone con cuffia per ascoltare musica". Poi entrano altri giovani: "Avevano tutti o le braccia o le gambe e il collo con tatuaggi piuttosto grandi. Nessuno portava l'orologio".

Alain Elkann rimarca la differenza con se stesso: "Io indossavo, malgrado il caldo, un vestito molto stazzonato di lino blu e una camicia leggera. Avevo una cartella di cuoio marrone dalla quale ho estratto i giornali: il Financial Times del weekend, New York Times e Robinson, il supplemento culturale di Repubblica. Stavo anche finendo di leggere il secondo volume della Recherche du temps perdu di Proust e in particolare il capitolo ‘Sodoma e Gomorra’. Ho estratto anche un quaderno su cui scrivo il diario con la mia penna stilografica".

Il racconto poi prosegue riportando lo stupore e il "fastidio" nell'ascoltare le conversazioni dei giovani sulla via del mare per trovare delle ragazze. Un racconto che ha suscitato diverse reazioni tra l'indignato e l'ironico sui social e sulla rete. Ma anche nella redazione di Repubblica lo scritto avrebbe provocato qualche smottamento. Anche perché Alain Elkann è padre di John, editore di Repubblica.

La pubblicazione dell'articolo ha suscitato anche la reazione del comitato di redazione di Repubblica, che si è pubblicatamento dissociato con questa mail: «Care colleghe e cari colleghi, questa mattina la redazione ha letto con grande perplessità un racconto pubblicato sulle pagine della Cultura del nostro giornale, a firma del padre dell’editore. Considerata la missione storica che si è data Repubblica sin dal primo editoriale di Eugenio Scalfari, missione confermata anche ultimamente nel nuovo piano editoriale dove si parla di un giornale “identitario” vicino ai diritti dei più deboli, e forti anche delle reazioni raccolte e ricevute dalle colleghe e dai colleghi, ci dissociamo dai contenuti classisti contenuti nello scritto. Per i quali peraltro – si legge in conclusione – siamo oggetto di una valanga di commenti critici sui social che dequalificano il lavoro di tutte e tutti noi, imperniato su passione, impegno e uno sforzo di umiltà».

Punge oggi il Giornale: "Al di là del fatto che il secondo volume, non “capitolo”, della Recherche è All’ombra delle fanciulle in fiore e non Sodoma e Gomorra, che è il quarto, ci chiediamo come possano poi infastidirsi gli intellettuali di sinistra se, da destra, li chiamano «radical chic». Che è come se un giornalista del Giornale scrivesse: «Io leggevo i Protocolli dei Savi di Sion nell’edizione del ’37 con prefazione di Julius Evola mentre di fronte a me strani esemplari di razza non caucasica erano incuriositi dal tatuaggio inneggiante il numero 88 che sbucava dal colletto dellamia uniforme da Obersturmbannführer delle Ss...» e poi la destra reagisse stizzita se Paolo Berizzi su Repubblica la accusasse di nostalgie di regime".

 

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