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Gruber bacchettona contro il porno è un'intellettuale distaccata dalla società

Gruber bacchettona contro il porno: da Lilli la Rossa a intellettuale radical-chic distaccata dalla società

Gustosa polemica tra Lilli Gruber, pasionaria rossa e Roberto D’Agostino alto sacerdote di un basso culto, come direbbe Benedetto Croce, cioè quello della pornografia. L’occasione è una intervista sul tema rilasciata alla rossa giornalista per il suo libro “Non farti fottere. Come il supermercato del porno online ti ruba fantasia, desiderio e dati personali” (Rizzoli). Si tratta di un libello provocatorio che rinverdisce e ribadisce la tradizione di un certo femminismo di sinistra di demonizzare il sesso, nel solco di Lina Merlin senatrice Dc, Pci, Psi e Pri autrice della famosa “legge Merlin” che abolì le “case chiuse”. Legge fatta con le “migliori intenzioni”, naturalmente ma dai risultati disastrosi.

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Infatti la legge Merlin, nata per contrastare lo sfruttamento delle donne (che invece erano liberissime), ha finito per buttare letteralmente in mezzo ad una strada le donne stesse, creando peraltro un parallelo mercato nero dello sfruttamento e dell’induzione della prostituzione che ha posto le lavoratrici alla mercé della malavita organizzata. Senza contare che quando era lo Stato a gestire la cosa c’erano controlli medici programmati e rigorosi a tutto vantaggio della pubblica salute e venivano anche pagate le tasse. Un’altra legge demagogica ha prodotto danni irreparabili: si tratta di quella sulla chiusura dei manicomi, la cosiddetta “legge Basaglia” altrettanto famigerata che ha gettato “sulla strada” tantissimi malati che sono stati lasciati a sé stessi o a fantomatiche strutture di controllo e cura statali che non hanno mai veramente funzionato. Così le famiglie si sono ritrovate a gestire da sole la problematica psichiatrica, senza contare tutti gli atti di violenza contro sé e contro gli altri commessi poi dai malati.

Ma torniamo all’intervista.

La Gruber chiede a D’Agostino dove nasca il suo interesse per l’erotismo, visto che la sua casa è piena di oggetti erotici e sculture sul tema: “Nella seconda metà degli anni Settanta, sull’onda del successo globale di Gola profonda, ho a lungo collaborato come recensore di film hard a una rivista mensile diretta da Carlo Rocco, “X-Videos”» racconta. Poi Roberto passa all’«Espresso» e come giornalista intreccia buoni rapporti con il gotha del porno italiano di allora, «tra cui Moana Pozzi, tanto che quando volle scrivere La filosofia di Moana, mi trasformai nel suo ghostwriter”. D’Agostino racconta poi di incontrare un vero gioiello della cultura radical – chic mondiale e cioè lo scrittore Gore Vidal: “Invece dei festini di Hollywood, dei postriboli di New York e dei localini di Londra, perché lei ha scelto di vivere a Largo Argentina, nella citta di Dio, tempio del cristianesimo, una chiesa ogni cinque passi? Come mai tutti i gay più celebrati e famosi, da Tennessee Williams a Marlon Brando, ma anche Pasolini e Arbasino, si scapicollano a Roma?”.

La risposta di Vidal fu laconica: “Perché si scopa”. E qui parte l’esaltazione della Dolce Vita e di quella Roma “da godere”, contrapposta venti anni dopo alla “Milano da bere” che fece la storia d’Italia. La Gruber è indignata e scrive: “Secondo D’Agostino, insomma, stiamo parlando di uno strumento utile, come il fuoco, il coltello, ogni altra invenzione umana: un mezzo per raggiungere anche il fine della conoscenza”.

E poi la Gruber decolla di moralismo: “E il punto, secondo me, e esattamente questo: oggi, sulle piattaforme hard, un adolescente non capirà nulla di tutto ciò. Assorbirà piuttosto violenza, razzismo, stereotipi negativi, un’immagine della donna avvilente e un’idea dell’atto sessuale ben poco corrispondente alla realtà.” E poi la ricetta della Gruber: “La mia è che sia meglio una sana educazione sessuale che includa e non demonizzi la pornografia, ma ne spieghi chiaramente i limiti, inclusi tutti i tranelli”. Insomma, Lilli la Rossa è anche una bacchettona moralista che segna tutto il distacco di certi intellettuali dalla società. La Gruber è ancora ferma all’"educazione sessuale” che non si sa bene dove dovrebbe essere insegnata e quale insegnante si prenderebbe ormai il rischio certo di essere denunciato parlando di certi argomenti.

Nel frattempo il web va alla grande se lo stesso Papa Francesco ha parlato dell’enorme diffusione dei siti porno tra tutti gli ecclesiastici, in attesa che si possano regolarmente sposare come avviene già in molte religioni cristiane, anzi nell’ortodossia è l’inverso: non si può fare il prete, che lì si chiama pope, se non si è sposati. Ecco. Con buona pace della Gruber e della sua sessuofobia d’antan.






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