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Nomine Rai, l'Ad Salini tergiversa ma adesso è lui a rischiare la poltrona
Fabrizio Salini, Ad Rai

L'Amministratore Delegato Rai Fabrizio Salini, quello che avevamo definito il Faraone, più potente di ogni altro suo predecessore a Viale Mazzini, è assente da qualche giorno. Un'influenza stagionale, dicono le fonti a lui vicine, tale da impedirgli di partecipare alla presentazione del docufilm Rai su Nilde Iotti a Montecitorio. Più che a un malanno di stagione, le malelingue all'ombra della statua del Cavallo di Francesco Messina - moltiplicatesi in questi giorni - hanno attribuito la sua latitanza al timore di dover rispondere alle domande della stampa sulla vexata quaestio delle nomine Rai.

Nomine che Salini avrebbe dovuto già mettere a punto almeno tre mesi fa e che invece, con ogni probabilità, non verranno formalizzate neanche nel CdA previsto per il 10 dicembre prossimo venturo. E c'è chi dice che potrebbero slittare a gennaio 2020, o - peggio ancora - dopo il Festival di Sanremo (come avevamo del resto paventato qualche tempo fa noi stessi notando i tentennamenti dell'Ad)

Rinvii e procrastinazioni che sprofondano la Rai nell'incertezza, con una direttrice di Rai1, Teresa De Santis, data per "fuori gioco" da mesi e che al contrario continua a governare l'Ammiraglia; con una Rai2 allo sbando attualmente senza direzione; e con una Rai3 che funziona ma il cui direttore Stefano Coletta viene (sempre da mesi) dato per traslocante a Rai1. Ma intanto - come preda di un sortilegio - tutto resta com'è, immutato, immobile, inamovibile, in un nebuloso Limbo che penalizza l'Azienda e i suoi risultati, a tutto svantaggio dei cittadini che pagano il canone. Ora addirittura si parla di Coletta alla direzione di Rai2... ma quale utilità avrebbe nel lasciare Rai3 che egli presiede con ottimi risultati per assumersi la responsabilità di una rete attualmente alla deriva? Siamo all'assurdo, insomma. 

Tre reti del Servizio Pubblico appese al filo dell'incertezza di un Amministratore Delegato che sembra aver paura di prendere la benché minima decisione e di compiere anche la più piccola scelta: la trovata di assumersi l'Interim di Rai2 non riuscendo neanche a esprimere un solo nome è un'autentica beffa, diciamo le cose come stanno.

Qualcuno sostiene che, paventando la prossima caduta del Governo e il ritorno della Lega a Palazzo Chigi, Salini cerchi di non inimicarsi troppo il Carroccio sperando che quest'ultimo lo mantenga al suo posto nell'eventualità che rientri a Viale Mazzini da padrone. L'Ad Rai, in altri termini, attenderebbe amleticamente l'alba di un nuovo giorno senza rendersi conto che ormai il cielo si sta già scheggiando dei mille fuochi di un tramonto. Il suo. Tentennando ieri, tergiversando oggi, rinviando domani, rimandando dopo domani, il buon Fabrizio Salini è infatti riuscito nell'impresa titanica d'inimicarsi tutti i partiti dell'Arco Costituzionale e al tempo stesso di metterli d'accordo su un'unica soluzione: altro che nomine di direttori e di superdirettori, continuando così, il prossimo a fare le valigie da Viale Mazzini sarà lui. 

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