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Medicina
Tumore al pancreas: ecco quali sono i sintomi da non sottovalutare

Solo in Italia il tumore al pancreas registra circa 14.000 nuovi casi ogni anno, il tasso di mortalità non si è modificato in modo significativo negli ultimi anni e quello del pancreas si attesta come il Tumore con la minor sopravvivenza sia a un anno dalla diagnosi, 34% per l'uomo e 36.4% per la donna, sia a cinque anni, 11% nell'uomo e 12% nella donna. "Il Tumore al pancreas cresce con pochi sintomi e quando lo scopriamo clinicamente è estremamente aggressivo dal punto di vista biologico", dice Massimo Falconi, primario dell'Unità di chirurgia del pancreas e direttore del Pancreas Translational & Clinical Research Center dell'IRCCS San Raffaele di Milano, nonché professore ordinario di chirurgia dell'Università Vita-Salute San Raffaele, intervistato da Marco Klinger per Medicina Top, format tv dell'agenzia di stampa Italpress.

Il pancreas è una ghiandola di forma allungata situata in profondità nell'addome, tra lo stomaco e la colonna vertebrale. E' lungo circa 18-20 centimetri e contribuisce alla digestione producendo enzimi molto importanti come l'insulina e il glucagone, che regolano il livello degli zuccheri nel sangue. Solo in Italia il TUMORE al pancreas registra circa 14.000 nuovi casi ogni anno, il tasso di mortalità non si è modificato in modo significativo negli ultimi anni e quello del pancreas si attesta come il TUMORE con la minor sopravvivenza sia a un anno dalla diagnosi, 34% per l'uomo e 36.4% per la donna, sia a cinque anni, 11% nell'uomo e 12% nella donna. Esistono diversi tipi di neoplasie, più o meno gravi, legate a questo organo: si va dalle cosiddette neoplasie cistiche, generalmente benigne, all'adenocarcinoma duttale, la forma più aggressiva, che colpisce 12 persone su 100.000 abitanti, generalmente tra i 60 e i 70 anni. Sono questi alcuni dei temi trattati da Massimo Falconi, primario dell'Unità di chirurgia del pancreas e direttore del Pancreas Translational & Clinical Research Center dell'IRCCS San Raffaele di Milano, nonché professore ordinario di chirurgia dell'Università Vita-Salute San Raffaele, intervistato da Marco Klinger, per Medicina Top, format tv dell'agenzia di stampa Italpress.

"Il TUMORE al pancreas cresce con pochi sintomi e quando lo scopriamo clinicamente è estremamente aggressivo dal punto di vista biologico - ha esordito - In una popolazione che invecchia nei paesi occidentali, il TUMORE al pancreas è destinato a essere entro il 2030 la seconda causa di morte per neoplasia. Ci sono implicazioni terapeutiche importanti, richiede terapie aggressive più difficili da applicare sulla popolazione più anziana". Sui numeri in crescita: "Sicuramente c'è un'attenzione diversa e una consapevolezza diversa, perché più c'è cultura e più fai diagnosi di malattie che prima ritenevi marginali o più rare - ha spiegato il professore - Inoltre, rimane un'abitudine e uno stile di vita occidentale, che ci porta a vivere più a lungo, ma naturalmente non sani. Il cancro al pancreas ha numeri significativamente diversi rispetto all'età - ha ricordato - A 65 anni colpisce 12 persone su 100.000, a 80 anni diventano 30 su 100.000, già solo l'età rappresenta un fattore moltiplicativo per tre".

 "La tendenza oggi, per l'aggressività della malattia e una diagnosi spesso non precoce, è che il chirurgo interviene dopo una chemioterapia sistemica - ha aggiunto Falconi che come è noto ha operato anche Fedez per la medesima patologia un po' di tempo fa - Raramente si interviene in prima battuta, prima c'è il ciclo di chemioterapia primaria, poi se ci sono le condizioni tecniche e il paziente viene definito 'fit for surgery', allora si pensa all'intervento chirurgico". Per quanto riguarda i farmaci e la prevenzione: "Stiamo utilizzando farmaci datati, ma abbiamo scoperto che se riusciamo a mettere insieme più farmaci riusciamo a ottenere un'efficacia maggiore sul controllo della malattia. Ma aumentando il numero di farmaci, aumenta anche la tossicità, non tutti i pazienti sono eleggibili per la chemioterapia a più farmaci, dunque con un profilo alto - ha ribadito - Noi pensavamo che il TUMORE del pancreas fosse legato alla sfortuna e alle cattive abitudini di vita, dunque obesità, fumo della sigaretta, alcol, però oggi abbiamo scoperto che c'è anche un tratto genetico ereditato dai genitori che rende più suscettibili alla malattia - ha raccontato Falconi - Se quel tratto genetico viene riconosciuto, si possono pensare delle politiche di screening, dunque sorvegliare soggetti sani per arrivare a scoprire, eventualmente, la malattia allo stato iniziale. Oggi molto raramente scopriamo la malattia allo stadio 1, ma spesso già in stato 2 o 3, o persino allo stato 4 che è quello metastatico".

Infine, sui sintomi del TUMORE al pancreas: "Il sintomo più eclatante è quello localizzato alla testa, o un colore giallo della cute, degli occhi e di tutte le superfici corporee. L'ittero è un segno di richiamo e attenzione - ha concluso - O ancora, un dolore persistente alla bocca dello stomaco, non meglio giustificato, un sonno interrotto di notte, la comparsa di un diabete improvviso senza motivazioni evidenti o il peggioramento di un diabete che precedentemente era controllato adeguatamente".





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