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Camera penale: "No a Davigo all'inaugurazione", bufera a Milano

Camera penale: "No a Davigo all'inaugurazione", bufera a Milano

La Camera penale di Milano ha chiesto che il Consigliere del Csm Piercamillo Davigo non partecipi alla cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario che si terrà nel distretto il 1 febbraio prossimo. Il motivo? Le opinioni piu' volte espresse da Davigo, che critica l'iniziativa stessa. Le "esternazioni" di Piercamillo Davigo "negano i fondamenti costituzionali del giusto processo, della presunzione di innocenza e del ruolo dell'Avvocato nel processo penale" e "tali dichiarazioni pubbliche da parte di un magistrato sarebbero di per se' gravi, ma diventano inaccettabili se pronunciate, come nel caso del Consigliere Davigo, da un magistrato che riveste l'alta funzionale istituzionale di Consigliere del Csm".

Il Comitato di presidenza del Csm: "Irricevibile il no a Davigo"

Il Comitato di presidenza del Csm, in relazione alla nota della Camera penale di Milano che chiede che non sia Piercamillo Davigo a rappresentare il Consiglio superiore all'inaugurazione dell'anno giudiziario, ha inviato la seguente risposta al presidente dei penalisti milanesi Andrea Soliani: "Stupisce che venga proprio da una associazione di avvocati - si legge nella lettera gia' inoltrata ieri pomeriggio - la richiesta di censurare la libera manifestazione del pensiero. La richiesta, poi, di revocare la designazione del consigliere Davigo a rappresentare il Csm all'inaugurazione dell'anno giudiziario nel distretto di Milano e' irricevibile, sia per i suoi contenuti, volti a sanzionare la libera manifestazione del pensiero, sia perche' irrispettosa delle prerogative di un organo istituzionale".

"Leggiamo la nota della Camera penale di Milano. Abbiamo creduto che si trattasse di uno scherzo. Poi ci hanno detto che era tutto vero: la Camera penale di Milano, con protervia inaudita, bolla come 'inopportuna' la presenza del consigliere Piercamillo Davigo quale componente del Csm all'inaugurazione dell'anno giudiziario a Milano 'auspicando una rivalutazione della designazione'". Lo rileva il coordinamento di Autonomia&Indipendenza - il gruppo della magistratura associata che ha tra i suoi esponenti di spicco lo stesso Davigo - sottolineando che, dunque, gli avvocati milanesi aderenti alla Camera penale "non vogliono un Magistrato (si, proprio con la M' maiuscola) che ha servito lo Stato con competenza e professionalita' elevatissime ed abnegazione eccezionale", e "non vogliono confrontarsi con lealta' e correttezza sulle spinose difficolta' (quelle vere) che impediscono il funzionamento della giustizia, non hanno alcuna volonta' di concorrere a rendere la giustizia italiana piu' efficiente e piu' giusta trovando assai piu' comodo giocare il ruolo degli offesi (da cosa non si sa)". Quindi, continua il Coordinamento di A&I, "abbiamo sempre pensato che l'Avvocatura dovesse rendersi interprete del diritto di difesa costituzionalmente garantito. Oggi abbiamo capito che, nella realta', non e' cosi'. Ma noi Magistrati non ci perdiamo d'animo e continueremo nella nostra incessante opera di tutela dei principi fondanti della giurisdizione. Insieme con Piercamillo Davigo, e orgogliosamente al suo fianco - conclude il documento di A&I - traendo dal suo fulgido percorso professionale e dalla sua incessante difesa della Costituzione la forza di essere magistrati della Repubblica italiana"

"Le idee non condivise si contrastano con argomenti nell'ambito del confronto e del dibattito. Tutto il resto e' frutto della degenerazione culturale che il nostro Paese sta vivendo, e gli avvocati italiani dovrebbero esserne ben consapevoli". Lo afferma in una nota il Coordinamento di Area democratica per la giustizia, l'associazione delle toghe progressiste, in merito alla nota della Camera penale di Milano. I magistrati di Area sottolineano di non ritrovarsi "in diverse posizioni" di Davigo, "e anzi in piu' occasioni le abbiamo confutate pubblicamente", ma "riteniamo inaccettabile e contrario alle regole fondamentali del vivere democratico discriminare chiunque in base alle opinioni espresse, e ancor di piu' tentare di privarlo del diritto di parola", conclude il coordinamento delle toghe progressiste.

Anche il laico in quota M5s Fulvio Gigliotti, con una nota, afferma di aver letto, "non senza grande stupore", il comunicato della Camera penale di Milano con la quale si invita il Csm "a voler rimeditare la scelta" di designare il consigliere Piercamillo Davigo quale rappresentante del Consiglio per l'inaugurazione dell'Anno giudiziario presso la Corte d'appello milanese, parlando di "inopportunita' istituzionale" in ragione delle idee pubblicamente manifestate da Davigo su alcuni temi della Giustizia. "Pur consapevole del valore neutro o incolore del silenzio (e, anzi, anche in ragione di cio' e al fine di evitare che il mio silenzio possa essere da taluno interpretato come tacita o implicita condivisione della sollecitazione indirizzatami) - scrive Gigliotti - prendo pubblicamente le distanze da un simile invito e manifesto il mio piu' fermo rigetto della sollecitazione ricevuta, la quale riesce, in un colpo solo, a mettere inusitatamente in discussione l'equilibrio delle delibere di un organo a rilevanza costituzionale e la liberta' di opinione individuale, oltre che la figura di un degnissimo Magistrato che, proprio dalla sede di Milano, ha contribuito a scrivere pagine tra le piu' significative della storia giudiziaria del Paese"

 

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