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Il Governo instabile fondato sull'emergenza
(fonte Lapresse)

Il Governo instabile fondato sull'emergenza

L’opinione dell’economista Arnaldo Borghesi per Affaritaliani.it

“È folle ed impossibile cambiare questo Governo in una fase cosi drammatica di emergenza sanitaria, è impensabile andare alle urne con un rischio Covid così alto”. Questo lo slogan dei leader di maggioranza che hanno imposto, con la paura, la fiducia all’ultimo Conte. Negli Stati Uniti, a inizio novembre, in una situazione sanitaria ancora più drammatica, centocinquanta milioni di americani hanno votato e scelto. La prima riflessione che mi viene in mente è che Trump abbia fatto un grave errore a pensare di vincere le elezioni o, comunque, di invalidarle. Se avesse seguito i consigli dei “Conte boys” avrebbe potuto dichiarare lo stato di emergenza, chiamare la Guardia Nazionale e rinviare le elezioni a fine Covid.

L’ultimo Conte è un Governo di emergenza sanitaria, primo per numero di morti ogni milione di abitanti e ultimo per crescita – anzi decrescita – di Pil. Un Governo di garanzia per consulenti, questuanti e nullafacenti. Un Governo per tutte le stagioni, ottimo per tenere attaccati alla sedia circa mille parlamentari che, in caso di elezioni anticipate, tornerebbero in gran parte a casa.

“Per i nostri parlamentari – commenta sottovoce un esponente di maggioranza - qualunque Governo è meglio della disoccupazione”. In effetti è difficile ipotizzare di tornare a fare lo steward allo stadio, quando le partite si giocano senza spettatori. Meglio fare il ministro degli Esteri.

Più difficile invece, è capire l’atteggiamento ambiguo della nostra massima carica istituzionale, dell’Europa e del Vaticano. Da anni, come cattolico, ho apprezzato il progressivo distacco della Chiesa dalla politica italiana. Sono purtroppo abbastanza vecchio per ricordare quando durante la Santa Messa, in prossimità delle elezioni, veniva indicata nella Democrazia Cristiana il partito che i cattolici dovevano votare. Il PCI era il diavolo, ateo e mangia bambini. Probabilmente verosimile oltre il muro di Berlino, ma assolutamente falso se pensiamo a statisti del calibro diBerlinguer. Sarebbe forse meglio se il Vaticano tornasse a occuparsi delle anime dei fedeli. Recentemente, invece, sono tornati forti e chiari messaggi che invitano gli italiani, in nome di una solidarietà nell’emergenza, a rimanere uniti sotto questo Governo che assicura stabilità al Paese. Ma anche Kim Jong-un sta assicurando stabilità al suo Paese dove, peraltro, ufficialmente, non c’è traccia di Covid. E se vogliamo dubitare dell’assenza del Covid in Corea del Nord,allora possiamo avere qualche dubbio sulla Campania Regione gialla. Parlando seriamente, è proprio nei momenti difficili che la sbiadita continuità, presentata come stabilità, può diventare pericolosa e deve essere interrotta.

Nel Regno Unito hanno rivoluzionato il Governo, appena prima dello scoppio della seconda Guerra mondiale, affidandosi a Winston Churchill. E alla fine della Guerra lo hanno velocemente rispedito a casa. Cosa sarebbe stato dell’Inghilterra se avesse continuato con la morbida linea politica di Chamberlain?

Veniamo ora ai fatti di casa nostra. Quando il Presidente Napolitano nominò Mario Monti senatore a vita conferendogli l’incarico di formare il governo, più di un politologo espresse qualche perplessità sulla legittimità della scelta. Il momento era drammatico e la situazione avrebbe potuto precipitare. La figura del professore era ineccepibile, o meglio l’unica in grado di ricreare fiducia in Italia e all’estero. Ma in diciotto mesi di mandato poco riuscì a fare.

Ma veniamo ad Alessandrina Lonardo, detta Sandra, coniuge di Clemente Mastella, esperta in giravolte. Eletta inizialmente in Forza Italia, è passata all’UDEUR e quindi al Gruppo misto, sempre fedele al mandato dei suoi elettori. E ora, con lo stesso senso di responsabilità, ha organizzato le stampelle all’avvocato del popolo. Quando si dice che il portafoglio sta a destra e il cuore batte a sinistra si dice una cosa vera. Sandra Mastella ha dimostrato di avere un grande cuore per passare da Berlusconi a Zingaretti. Mi chiedo se Di Maio sia consapevole del rischio che corre. Forse ignora che la signora Mastella sia stata un’insegnante di inglese… quale migliore curriculum per subentrargli a capo della Farnesina?

L’unica personalità in grado di formare un governo all’altezza sarebbe stata la costituzionalista Marta Cartabia che, data la sua riconosciuta professionalità e indipendenza, avrebbe potuto riunire ministri di elevato standing, pronti a servire il Paese. Un governo tecnico che avrebbe potuto traghettarci in questa fase di grandi difficoltà salvaguardando anche il posto, tanto caro, ai parlamentari. Invece si è preferito fare affidamento alle capacità lobbistiche di lady Mastella. Forse è mancato il coraggio di prendere decisioni difficili. Coraggio che invece non mancò a Napolitano.

L’Europa, dal canto suo, non riesce a comprendere l’Italia, una nazione fondata sull’instabilità politica. La durata media di un governo italiano è così bassa che nessuno riesce a programmare in un’ottica di medio-lungo termine. In 160 anni dall’Unità d’Italia si sono succeduti 131 governi! In media ciascun esecutivo è durato meno di 15 mesi. L’unica fase di stabilità si ebbe con Mussolini – durato 21 anni - ma eravamo sotto dittatura. Al netto di questo periodo la durata media è di poco più di 12 mesi. Negli ultimi 30 anni si sono succeduti 12 premier diversi in 17 governi. Nello stesso periodo la Germania ha avuto solo 3 cancellieri, il Regno Unito 6 primi ministri e la Francia solo 5 capi di Stato.

L’Europa cerca quindi di influenzare le nostre decisioni, ma senza capirci fino in fondo.

La stessa dovrebbe invece parlare chiaro all’Italia, spiegando che i debiti devono essere onorati e che Pantalone non esiste, che i deficit non possono andare avanti all’infinito. Prenderci per mano e aiutarci a prendere la strada giusta, rispettanto però la nostra debole democrazia e accettando il risultato delle urne. Noi dobbiamo chiedere di farlo subito nell’interesse dell’Italia e dell’Europa. Anche perché se l’Europa non ci capisce, i nostri giovani capiscono benissimo e se ne vanno a cercar fortuna all’estero, rendendoci così un Paese impoverito.

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