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Milano
Vaccini, linea dura di Comune e presidi: "Senza documenti niente asilo"

VACCINI: PRESIDI LOMBARDIA, NO AUTOCERTIFICAZIONI SU ADEMPIMENTI OBBLIGHI

Linea dura di Comune di Milano e presidi della Lombardia sui vaccini. Senza documenti e senza gli adempimenti previsti dalla legge Lorenzin non si entra all'asilo. Ultimi giorni per mettersi in regola con gli adempimenti previsti dalla legge sull'obbligo vaccinale. Milano si prepara all'avvio di un nuovo anno scolastico. La prima data cruciale è mercoledì 5 settembre, giorno in cui riapriranno le porte asili nido e scuole dell'infanzia comunali. Poi toccherà alle scuole primarie e secondarie, in cui le attività riprenderanno il 12 settembre. Nella metropoli, dopo l'ultima scadenza del 10 marzo per la consegna della documentazione, il precedente anno scolastico si era chiuso con un solo bambino rimasto definitivamente fuori da nidi e materne comunali perché non in regola con gli obblighi vaccinali (su un numero inizialmente più elevato di piccoli rimandati a casa o con situazioni da chiarire, poi regolarizzati). Nessuna 'multa' è stata invece inflitta a famiglie di studenti dai 6 ai 16 anni iscritti nelle scuole primarie e secondarie, sebbene in tutta la Lombardia dai dati disponibili al 20 marzo scorso risultassero oltre 24 mila casi a rischio sanzione. "Non siamo gli unici a non averle applicate -precisa all'AdnKronos Salute l'assessore regionale al Welfare, Giulio Gallera-. Avevamo infatti chiesto al Governo la definizione del quantum", nel provvedimento si parlava infatti di sanzione amministrativa pecuniaria da 100 a 500 euro, "ma poi con il cambio di esecutivo la questione era rimasta in sospeso". Ora il nodo documenti -e la prospettiva di possibili esclusioni- si ripropone. Sulla base di un primo giro di verifiche con l'Ats Città metropolitana, il Comune di Milano ha inviato mail a circa 600 famiglie di bambini da 0 a 6 anni non completamente in regola con gli adempimenti previsti, su un totale di circa 33 mila iscritti a nidi e materne comunali.

"Noi presidi abbiamo parlato abbondantemente di quello che ci aspetta alla riapertura delle scuole a settembre. Per quanto riguarda gli obblighi vaccinali per noi - in linea con quanto già espresso a livello nazionale - non può che applicarsi la legge Lorenzin. Una circolare non può modificare una legge. Quando ci sarà un decreto Grillo o una nuova legge, i presidi la applicheranno". Lo ribadisce all'AdnKronos Salute Massimo Spinelli, presidente dell'Anp Lombardia, associazione dei dirigenti e delle alte professionalità della scuola, e le sue dichiarazioni hanno un risvolto pratico. "Le autocertificazioni in campo sanitario non sono utilizzabili -sottolinea- L'anno scorso era un'opzione pensata in via provvisoria" per dare il tempo a tutti di adeguarsi a quanto previsto da una legge nuova e "non può diventare una situazione permanente. In secondo luogo sarebbero necessari controlli non a campione, ma a tappeto, che non competono ai dirigenti scolastici e che non avremmo il tempo di fare. Quindi niente autocertificazioni. Se un bambino non è vaccinato" con le iniezioni scudo obbligatorie, "se non presenta a inizio anno un certificato, non lo possiamo accogliere a scuola, nel caso delle scuole dell'infanzia statali. Per la fascia d'età sopra i 6 anni, essendo prevista una sanzione e non l'esclusione, chi non è in regola viene accolto, ma i nominativi verranno trasmessi" agli organi competenti. Si potrebbero quindi creare situazioni diverse a seconda dell'istituto in cui si iscrivono i propri figli. Per esempio a Milano il Comune, nelle email inviate alle famiglie di iscritti a nidi e materne del proprio circuito, che risultano non completamente in regola con gli adempimenti previsti, fa riferimento alla circolare del luglio 2018 prevedendo anche per quest'anno la possibilità di presentare un'autocertificazione per le prime iscrizioni. Nelle scuole dell'infanzia statali della metropoli -poche in verità rispetto a quelle comunali- potrebbe invece non bastare.

"Per noi vale la legge - continua Spinelli - E la legge Lorenzin dava come tempo l'anno scolastico passato per mettersi in regola. Le modifiche annunciate arriveranno probabilmente a settembre inoltrato, quando la scuola sarà già iniziata. Non è una crociata politica, ci sentiamo garanti dell'interesse collettivo. C'è il problema generale dei bambini immunodepressi, che per essere tutelati dovrebbero stare solo con compagni vaccinati. Ma le classi vengono formate secondo criteri didattici in maniera da avere dei gruppi omogenei". "Ai dirigenti non interessano i colori dei governi, ma istruzioni chiare, logiche e di buonsenso. E in tempo utile per potersi organizzare, non a ridosso dell'apertura delle scuole. Non possiamo verificare la situazione sanitaria di ciascun alunno, le nostre competenze sono altre. E' stato invece fatto di tutto per renderci la vita impossibile, più di quanto già non lo sia per i tanti problemi che si stanno accumulando nelle scuole", evidenzia. Un altro discorso è poi "rimettere in discussione l'insieme delle regole. Non sappiamo quali saranno i contenuti delle modifiche normative che sicuramente ci saranno perché questa volontà è stata più volte esplicitata. Ci lasciano perplessi però le anticipazioni di cui abbiamo letto. L'obbligo flessibile pare una contraddizione nei termini e non sappiamo esattamente come si esplicherà. Speriamo solo non sia un pasticcio giuridico per salvare capra e cavoli. In mezzo ci sono i bambini e i ragazzi immunodepressi e i loro diritti. Sarebbe una situazione ingestibile. Nelle scuole buona parte dell'attività si svolge collettivamente, dal momento della mensa o della ricreazione a quello dell'attività motoria, non possono esistere compartimenti stagni, salterebbe il principio stesso di scuola. L'unica risposta al problema è la vaccinazione collettiva. Pensavamo di aver risolto il problema e ce lo siamo ritrovato di nuovo aperto. Sta al decisore politico trovare una soluzione". 

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