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Milano
Viale Jenner, lite in moschea: soldi "spariti" dietro le botte

Moschea di viuale Jenner, De Corato: covo di terroristi, va chiusa


"Il centro islamico di viale Jenner andava chiuso da tempo, e' infatti un vero e proprio covo di terroristi". Cosi' Riccardo De Corato, Assessore a Sicurezza, Immigrazione e Polizia Locale di Regione Lombardia, commenta il litigio scoppiato ieri sera tra due musulmani di fronte all'istituto, in subbuglio da diversi giorni per il licenziamento di un imam egiziano. Sul posto sono intervenuti anche i carabinieri, avvertiti dai residenti.

"Alcuni tra gli attentatori di Madrid - dice De Corato - frequentavano la Moschea; tra il 97 e il 2001 era stato il barbiere della moschea di viale Jenner, con i complici di una cellula terroristica assoldata da alcuni estremisti che frequentavano il centro culturale milanese, a progettare di sequestrare l'equipaggio di una volante della polizia per poi riempire la vettura di esplosivo mandandola a schiantarsi contro il Duomo; infine ricordo i due ex Imam della Moschea meneghina: l'Imam terrorista Abu Imad espulso dal nostro paese per le sue prediche che istigavano al terrorismo e Abu Omar condannato a sei anni di reclusione, con l'accusa di associazione per delinquere con finalita' di terrorismo internazionale. Adesso speriamo che con colpevole ritardo questa fucina di terroristi venga chiusa per le continue risse." 

Moschea di Milano, l'ex imam avrebbe distratto fondi dalle casse

 

Soldi e potere. Alle fine si torna sempre lì. E soldi e potere sarebbero dietro le due risse scatenatisi nel pomeriggio di domenica 5 agosto fuori dalla moschea di viale Jenner. Una faida che scaturisce dal licenziamento dell'imam Elnadi Abdelghani Im Elbeltagi, convinto di aver subito un torto, ma che stando a quanto riferito dal Corriere della Sera citando fonti investigative di Questura e Comando provinciale dei carabinieri nasconderebbe una storia di soldi “spariti”.

Soldi che arrivano copiosi in moschea e che percorrono canali legali ma, secondo sospetti degli inquirenti, anche canali illegali. Soldi che l'ex imam avrebbe “distratto”, probabilmente non per intascarseli direttamente ma per cambiarne destinatario e destinazione. Un atto che certamente non è stato gradito da chi gestisce il centro: figure esterne alla stessa moschea, a Milano e all’Italia.

La lettera all'ex imam: "Mette in cattiva luce il presidente e cerca di diventare il capo della moschea"

Elnadi Abdelghani im Elbeltagi è stato licenziato con effetto immediato “per giusta causa”. Così emerge dalla lettera che gli è stata spedita il 31 luglio: “Lei ha continuamente messo in cattiva luce il presidente dell’istituto e ha cercato di diventare il capo della Moschea aizzando i fedeli contro il direttivo”, si legge nella missiva. E così “si è interrotto il rapporto fiduciario in essere, in maniera tale da non consentire la prosecuzione del rapporto, neanche in termini provvisori”. “La invitiamo a ritirare i suoi effetti personali nel luogo di lavoro”, conclude la lettera. Elnadi Abdelghani Im Elbeltagi però non si piega: “Il capo sono io”.

Così domenica 5 agosto l'ormai ex imam si è regolarmente presentato in moschea per tenere il suo sermone di fine settimana. Tra le proteste di alcuni fedeli che gli chiedevano di andarsene. Una pattuglia di oppositori zittita dai sodali di Elnadi Abdelghani Im Elbeltagi. Da qui tutto è degenerato, passando dalle discussioni agli insulti, dagli insulti alle botte. Alle 21.50 il redde rationem a calci e pugni per strada, fotocopia di quanto già avvenuto alle 16 quando il presidente dell’istituto, Abdel Hamid Youssef Ibrahim Farag, aveva provato a tranquillizzare gli investigatori promettendo di trovare a breve una soluzione e confermando che, nonostante tutto, la struttura rimarrà aperta tutto il giorno e non soltanto per le cinque preghiere.

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