Brescia, 16 apr. (Adnkronos) - La testimonianza di Mario Frigerio, unico sopravvissuto alla strage di Erba, è "una prova sospetta, non nitida" perché dal letto di ospedale di Como "indica un soggetto non noto, fa stilare all’ufficio di procura un identikit che raffigura un soggetto completamente diverso" dal vicino di casa Olindo Romano, condannato in via definitiva all'ergastolo con la moglie Rosa Bazzi, per il quadruplice omicidio dell'11 dicembre del 2006. E' uno dei passaggi dell'intervento del difensore Nico D'Ascola che - insieme ai colleghi Fabio Schembri, Patrizia Morello e Luisa Bordeaux - sta provando a mettere in fila, nell'udienza del processo di revisione in corso a Brescia, l’elenco di nuove prove che potrebbero cambiare la verità giudiziaria sulla mattanza di via Diaz. Frigerio, nel processo di primo grado, puntò il dito (senza esitazione) contro i coniugi Romano, ma per la difesa il suo è un racconto non genuino. "L'intossicazione da monossido di carbonio", gli assassini appiccarono il fuoco nell’appartamento di Raffaella Castagna per cancellare le tracce della strage, "hanno determinato - secondo un pool difensivo di esperti - il decadimento di funzioni cognitive importanti, come alterazioni della memoria, della capacità di ricordare e della capacità di orientamento".
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