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Politica
Bertinotti non molla i quadri di Andy Warhol su Mao
Fausto Bertinotti

Bertinotti non molla i quadri di Andy Warhol su Mao

Fausto Bertinotti, ex segretario di Rifondazione comunista, c’ha avuto ovviamente sempre un rapporto privilegiato con i leader comunisti mondiali, tra cui non poteva mancare il Grande Timoniere e cioè Mao Tse-Tung. Uno si aspetta che si tratti di grandi rapporti politici, di riunioni tenute nella Città Proibita dal giovane rivoluzionario dalla erre moscia con il gotha del comunismo cinese ma in realtà si tratta di una questione molto più terra terra, come spesso accade in questi casi.

Infatti il motivo del contendere non è relativo a dotte disquisizioni teoriche sul plusvalore  marxiano ma solo del valore commerciale, appunto, di due serigrafie di Andy Warhol a lui giunte da un amico ricco milionario assai. E anche qui tutto secondo la norma.

Di chi deve infatti essere amico l’ex segretario di un partito che si chiama Rifondazione comunista? Ma di un odiato capitalista zeppo di soldi naturalmente!

Trattasi di Mario D’Urso ex senatore (voluto da Lamberto Dini) e big della finanza internazionale, amico di Gianni Agnelli e di Henry Kissinger e per ben 25 anni nel consiglio di amministrazione della Lehman Brothers (entratoci neppure trentenne), diventata famosa per le immagini degli impiegati cacciati via con gli scatoloni con tutte le loro cose. Insomma un ipercapitalista.

Peraltro anche lui, come Bertinotti, abitava nel più ricco quartiere di Roma, i Parioli.

E giustamente dove deve abitare l’ex segretario di un partito che si chiama Rifondazione comunista? Ma ai Parioli naturalmente! Si tratta di una eredità contesa dagli eredi che rivogliono indietro le due opere artistiche che non hanno certo un valore venale, anzi.

Bertinotti alla scomparsa dell’amico nel 2015 ricevette anche 500.000 euro, una bella somma anche se il patrimonio complessivo fu valutato in circa 24 milioni di euro di quell’epoca. Uno dei due quadri gli è stato proprio regalato e questo complica ancor di più l’intricata vicenda giudiziaria.

L’ex leader comunista ha deciso di assumere una linea di understatement su questa vicenda e alla domanda fattagli da un giornalista del Corriere della Sera se gli dispiacerebbe separarsi dalle due famose opere d’arte ha risposto candidamente: «Se mi dispiacerebbe dovermi separare dai due quadri di Andy Warhol?». Be’, immagino di sì (anche perché valgono un sacco di soldi, ndr). «Guardi, ho sempre tenuto separata l’amicizia con le persone care dalle cose materiali». “Sta dicendo che non le dispiacerebbe, quindi”, azzarda il giornalista. «Semplicemente farò quello che mi diranno di fare. Tutto qui. Non ho intenzione di opporre resistenza a prescindere. Del resto in questa vicenda mi sono sempre tenuto in disparte. E ho intenzione di continuare a farlo».

Insomma il succo è se glieli devo restituire lo faccio (anche perché sarebbe obbligato da un giudice, ndr) ma gli “dispiacerebbe”. E a chi non dispiacerebbe farlo?

Resta il fatto che Bertinotti è comunque nel mirino per la sua passione per il cachemire.

L’ex Presidente della Camera è noto per essere una persona disponibile e gentile ma questo non lo salva dall’essere divenuto l’emblema di quei radical – chic, appunto di sinistra, che predicano e pontificano sugli “ultimi del mondo” mentre se ne stanno asserragliati in piena ztl mei quartieri ricchi delle metropoli. Vedi il caso di Elly Schlein, segretaria del Pd e della sua armocromista da 300 euro l’ora.

Ad esempio, come dicevamo, Bertinotti abita ai Parioli. Mai che si sia visto uno di loro al “posto giusto” –diciamo così- tipo Laurentino 38, Spinaceto, Tor Bella Monaca, Corviale. Sarebbe bello vedere uno che ha fatto del comunismo la sua ragione di essere passare anche una sola settimana in queste periferie dimenticate da Dio e lanciamo una sfida all’ex leader di Rifondazione: passare una settimana all’anno dove dovrebbe stare, ecco.

Così il generale Vannacci non avrebbe più motivo di lamentarsi con il suo “mondo al contrario”.

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