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Cannabis, Salvini: "Chiuderemo uno per uno tutti i cannabis shop"
Cannabis terapeutica

Cannabis, Salvini: "Chiuderemo uno per uno tutti i cannabis shop"

"Faremo controlli a tappeto e chiederò da domani la chiusura uno per uno di tutti questi presunti negozi turistici di cannabis, che peraltro vendono droga anche ai minori e che per quanto mi riguarda vanno sigillati dal primo all’ultimo". Lo ha detto il ministro dell'Interno Matteo Salvini, che ha incontrato le comunità terapeutiche al Viminale. "Ce ne sono ormai più di mille - ha attaccato Salvini - al di fuori di ogni regola e di ogni controllo. Io non aspetto la sentenza della Cassazione di fine maggio, dobbiamo chiudere uno per uno tutti questi luoghi di diseducazione di massa".

Salvini è contro i cannabis shop, ma con loro lo spaccio è in calo


Matteo Salvini ha annunciato un giro di vite sui negozi che vendono la cosiddetta cannabis light: "Li chiuderemo uno a uno". Ma i dati dimostrano che negli ultimi anni il proliferare dei cannabis shop legali ("Sono oltre mille", ha detto lo stesso ministro) ha ridotto lo spaccio di sostanze illegali. Ma di cosa si tratta? ​Sulla carta, la cannabis light in vendita in Italia può essere usata solo per scopi "tecnici" o "collezionistici". Di fatto, è abbastanza ovvio che quasi tutti gli acquirenti la fumino. Con livelli di Thc (il principio attivo psicotropo) inferiori allo 0,6%, ma livelli di Cbd (che ha effetti rilassanti ma non 'sballa') a volte superiori al 20%, il prodotto non può essere considerato una droga ma offre comunque quello che molte persone, soprattutto ultraquarantenni, cercano nella marijuana, come ad esempio combattere l'insonnia o l'ansia. Con i vantaggi di evitare effetti stupefacenti magari sgraditi e di non doversi rivolgere al mercato illegale. A questo proposito, è inevitabile chiedersi quanto grande sia la fetta di giro d'affari che la cannabis light ha strappato agli spacciatori. Episodi di cronaca come quello avvenuto a Monterotondo, dove alcuni mesi fa un pusher incendiò un negozio di canapa reo di fargli concorrenza, dimostrano che la questione c'è. Tre ricercatori italiani hanno provato a dare una risposta con quello che è il primo studio mai attuato in merito. 

LA RETTIFICA

Gentile redazione,

Sono uno dei ricercatori che, insieme al prof. Vincenzo Carrieri e Dr. Francesco Principe, ha redatto lo studio riportato nuovamente oggi sulla vostra testata.

Ci sono una serie di imprecisioni che invito a rivedere: http://www.affaritaliani.it/politica/cannabis-salvini-chiuderemo-uno-per-uno-tutti-i-cannabis-shop-603581.html

Lo studio era inizialmente pubblicato come “Working Paper” dall’Università di York ma è stato pubblicato in versione definitiva dalla rivista European Economic Review. Il paper finale è disponibile al seguente link: https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0014292119300066.  Le stime finali si aggirano fra i 90 e 170 milioni di euro.

I ricercatori non sono più (da tempo!) affiliati a York e Salerno. Bensì, io sono a UCLouvain (Belgio), Carrieri all' Università della Magna Grecia (Catanzaro), mentre il collega Principe a Rotterdam (Olanda).

 Sicuri di un positivo riscontro della presente,

Distinti saluti,

Leonardo Madio

Vincenzo Carrieri e Francesco Principe, del dipartimento di Scienze Economiche e Statistiche dell'Università di Salerno, e il collega Leonardo Madio, dell'Università di York, hanno incrociato i dati forniti dalla polizia sui sequestri di derivati illegali della cannabis su base provinciale con quelli sulla presenza di grow shop e negozi che vendono cannabis light a partire dal dicembre 2016, quando è entrata in vigore la legge che ha consentito la vendita di infiorescenze con una percentuale di Thc tra lo 0,2% e lo 0,6%, al marzo 2018. "Abbiamo scoperto che la legalizzazione della cannabis light ha portato a una riduzione tra l'11% e il 12% dei sequestri di marijuana illegale per ogni punto vendita presente in ogni provincia e a una riduzione dell'8% della disponibilità di hashish", si legge nello studio, "i calcoli su tutte e 106 le province prese in esame suggeriscono che i ricavi perduti dalle organizzazioni criminali ammontino a circa 200 milioni di euro all'anno" in una forchetta stimata tra i 159 e i 273 milioni. Si calcola inoltre che a ogni negozio che vende cannabis light corrisponda un calo dei sequestri di cannabis illegale pari a 6,5 chili all'anno. 

I numeri possono sembrare non così significativi, se paragonati a un mercato da 3,5 miliardi. I ricercatori sottolineano però che il vero impatto potrebbe essere molto più vasto, dal momento che la marijuana sequestrata rappresenta solo una parte minoritaria di quella disponibile sul mercato e che la cannabis light è un "sostituto piuttosto imperfetto della marijuana disponibile sul mercato illegale", avendo una percentuale di Thc minima e, quindi, "effetti ricreativi molto più bassi". Nondimeno "le stime indicano che anche una forma lieve di liberalizzazione può soddisfare lo scopo di ridurre la quantità di marijuana spacciata e i relativi ricavi delle organizzazioni criminali". Esiste quindi un inatteso "effetto di sostituzione" nella domanda tra cannabis light e cannabis da strada, il cui contenuto di Thc è aumentato negli ultimi anni, con una media del 10,8% e picchi del 22%.

Ciò lascia intendere che ci sono consumatori che preferiscono il prodotto legale proprio in virtù degli effetti più blandi. Questo, affermano i ricercatori, "suggerirebbe alla politica un approccio misto alla legalizzazione, che da una parte dirotti i consumi illegali verso quelli legali, danneggiando il mercato nero, e dall'altra riduca le esternalità negative associate con l'uso e l'abuso di queste sostanze". La ricerca sul settore è però appena iniziata e non offre elementi sufficienti a stimare i possibili benefici di una legalizzazione più ampia, sul modello di Canada e alcuni Stati degli Usa. Studi futuri, conclude il rapporto, "potrebbero indagare, nel contesto italiano, l'efficacia di questa blanda forma di legalizzazione sui crimini violenti e non violenti": "Questo aspetto assume, per esempio, una rilevanza nel lungo termine, con una più efficiente allocazione delle risorse della polizia verso la repressione e la prevenzione di altri crimini". Infine "sarebbe positivo stimare le entrate fiscali potenzialmente perdute", il che "potrebbe essere un altro argomento a favore della liberalizzazione soprattutto in tempi, come quelli attuali, di stretti limiti alla politica di bilancio". 

Il ministro Grillo a Salvini: "I canapa shop non vendono droga"

"Non bisogna dare informazioni sbagliate: nei canapa shop non si vende droga". Così il ministro della Salute, Giulia Grillo, ha risposto ai giornalisti che chiedevano un commento all'annuncio del ministro dell'Interno, Matteo Salvini, di voler chiudere tutti i negozi di cannabis legale. Parlando a margine di una conferenza stampa al Senato, Grillo ha precisato: "In Italia non c'è una liberalizzazione delle droghe, né pesanti né leggere. Ci sono negozi che vendono prodotti di canapa con concentrazioni di Thc che non hanno effetti stupefacenti, come è emerso anche dai controlli dei carabinieri del Nas. Tuttavia, se sulla base di indicazioni che darà il nuovo Consiglio Superiore di Sanità, si deciderà di attuare delle azioni, come ministro della Salute posso dire che quelle azioni andranno nella direzione di restrizioni di vendita alle categorie vulnerabili, cioè minori e donne incinte, secondo il principio di precauzione. Se poi il ministro dell'Interno - ha concluso Grillo - è per caso in possesso di informazioni che io non ho, allora bisognerà fare altri tipi di considerazioni".

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