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Politica
Elezioni, sondaggi vietati: numeri "impazziti". Sentiment choc, chi trema e...

Elezioni, sondaggi vietati: M5S ottimista, ma non troppo. Lega e Pd...


Ci siamo. Ultimo giorno di campagna elettorale, dalla mezzanotte silenzio elettorale e domenica, finalmente, si vota. Nelle ultime ore nelle chat di giornalisti, osservatori e politici circolano sondaggi, definiti dagli esperti fake, letteralmente impazziti. Con numeri davvero clamorosi, sorprendenti, incredibili. "Andiamoci piano e non dimentichiamoci che cosa accadde nel 2014 alle elezioni europee. In molti pronosticavano il sorpasso del M5S sul Pd di Renzi, finì 40 a 20 a favore dei Dem", spiega uno dei massimi esperti di sondaggi e che domenica sera sarà protagonista di una delle principali maratone elettorali televisive.

Restano, al netto dei numeri che circolano su whatsapp, i sentiment nelle principali forze politiche. Nel Centrodestra sono convinti che la maggioranza ci sarà, anche al Senato. In Fratelli d'Italia, con Giorgia Meloni che si aspetta "almeno il 25%", parlano di 40-45 deputati oltre il quorum (200, la metà di Montecitorio) e circa 20-25 senatori di maggioranza. Ottimismo, dunque, anche se negli ultimi giorni non manca chi spiega che Meloni ha dovuto rialzare i toni dello scontro perché, forse, la linea troppo moderata non stava pagando abbastanza.

Nella Lega Matteo Salvini è inguaribile ottimista. Ha girato l'Italia da Nord a Sud, si è speso tantissimo concludendo la campagna elettorale con una no-stop social di almeno quattro ore. Nel Carroccio non credono ai gufi che danno un risultato sotto il 10%, "saremo certamente a due cifre", spiegano da Via Bellerio. E qualcuno, anzi diversi nelle ultime ore, sperano di arrivare, forse a sorpresa, al 15% se non di più. Dipenderà sia dal Nord, Veneto di Luca Zaia in testa, ma anche dal Mezzogiorno. Ovvio un calo rispetto al boom delle Europee del 2019, ma un conto - osservano nella Lega - è fare il 7-8 al Sud e altra cosa sarebbe crollare al 2-3. Staremo a vedere.

In Forza Italia vedono sfumare l'ipotesi che qualcuno aveva adombrato del sorpasso sulla Lega. Il sogno berlusconiano resta la doppia cifra, anche se in molti, a microfono spento, si lasciano andare a commenti più modesti, del tipo: "Se facciamo l'8% va già benissimo". Il problema è l'età di Berlusconi. In questa campagna elettorale è stato molto presente, con tanto di bufera sulle ultime parole sull'invasione dell'Ucraina da parte della Russia, ma resta il fatto che manca una prospettiva di leadership futura.

Parlando con i candidati del Pd la rassegnazione alla vittoria del Centrodestra, "vedremo le dimensioni", è diffusa. Anche se qualcuno spera ancora nel miracolo del pareggio, non nella vittoria della coalizione di Centrosinistra. "Tutto ciò che arriva sopra il 20% è un buon risultato", spiegano fonti qualificate del Nazareno. Anche se gli occhi sono già puntati sul dopo elezioni. Enrico Letta ha dichiarato che qui è e qui resta, ma è ovvio che in caso di sconfitta, soprattutto se il risultato fosse sotto il 20%, partirebbe dai moderati e dalla sinistra richieste di congresso e dimissioni. Ottimismo per il superamento della soglia del 3% in Sinistra Italia-Verdi, molto meno in Più Europa e Impegno Civico.

Nel Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte si è concentrato sul Sud sapendo perfettamente che la promessa di mantenere e rafforzare il reddito di cittadinanza può portare (o riportare) consensi. Nelle ultime ore, però, la speranza di arrivare addirittura al 20% superando ipoteticamente il Pd si è ridimensionata. "Saremo la terza forza politica davanti alla Lega e visti i sondaggi di luglio è già un ottimo risultato", confida un pentastellato molto vicino all'ex premier. Il timore è quello di un dato molto negativo nel profondo Nord, soprattutto in Veneto.

Nel Terzo Polo Calenda-Renzi non c'è né rassegnazione né ottimismo, l'attesa è per un risultato discreto, "senza infamia e senza lode". I sentiment che circolano in Azione e Italia Viva vedono difficilissima la doppia cifra, ma probabile il sorpasso su Forza Italia, o comunque un testa a testa intorno al 7%. Tra le forze minori, Italexit di Gianluigi Paragone è convinto di superare il 3% ed entrare in Parlamento raccogliendo tra gli arrabbiati per le sanzioni alla Russia oggi e per le restrizioni anti-Covid prima.

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