Governo M5S-Lega senza maggioranza al Senato. Ora trema il governo M5S-Lega
Il governo M5S-Lega non ha più la maggioranza assoluta al Senato. Salvini assente a Palazzo Madama per la sfiducia al ministro Toninelli
'Houston, abbiamo un problema'. E' allarme a Palazzo Chigi dopo la due giorni di votazioni a Palazzo Madama. Il salvataggio del ministro dell'Interno Matteo Salvini sul caso Diciotti e il no alle mozioni di sfiducia al ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli hanno evidenziato in modo plastico e inequivocabile che l'alleanza 5 Stelle-Lega al Senato non ha più la maggioranza assoluta dei componenti dell'Aula, fissata a quota 161 considerando anche i senatori a vita. Sul caso Diciotti i voti a favore del leader del Carroccio da parte della sola maggioranza (senza quindi considerare il soccorso di Forza Italia e di Fratelli d'Italia) sono stati 153. Otto in meno. La mozione di sfiducia presentata dal Pd contro Toninelli è stata respinta con 159 voti. Due in meno. La mozione di sfiducia di Forza Italia è stata bocciata con 157 voti. Quattro in meno. E non a caso il capogruppo dem a Palazzo Madama Andrea Marcucci ha immediatamente messo il dito nella piaga: "Il governo non ha più la maggioranza in Senato. Il voto su Toninelli conferma questa nuova realtà. Salvini e cinque senatori leghisti non difendono il ministro 5 stelle, così come ieri sei senatori, più tre contrari, 5 Stelle non hanno partecipato al voto su Salvini. A questo punto chiediamo al presidente Conte di venire a verificare i numeri a disposizione del governo". L'azzurro Maurizio Gasparri ha rincarato la dose su Twitter: "159 voti a favore di #Toninelli. Per il secondo giorno consecutivo l'asse Lega-grillini non ha la maggioranza assoluta al Senato. Meditate gente, meditate...".
Non si tratta di propaganda, ma è la pura verità. Sul caso Diciotti sono state tre le senatrici pentastellate che hanno votato contro (Virginia La Mura, Elena Fattori e Paola Nugnes) mentre sei grillini non si sono presentati in Aula. Oggi, su Toninelli, Salvini e cinque senatori leghisti hanno dato forfait. L'assenza del ministro dell'Interno a Palazzo Madama, dopo aver incassato il no al processo sulla Diciotti, è stato letto come uno schiaffo a Di Maio anche se lo stesso leader leghista ha minimizzato: "Il voto su Toninelli è andato come doveva andare. Tutto bene. Le assenze della Lega? Non hanno alcun valore politico, ma figuriamoci...".
Ovvio che il governo non cade oggi, visto che le opposizioni sono divise e si muovono in ordine sparso (ad esempio sulla mozione di sfiducia al ministro delle Infrastrutture Liberi e Uguali si è astenuta in chiave anti-Tav e Fratelli d'Italia ha votato a favore solo alla mozione di Forza Italia astenendosi però su quella del Pd), ma è del tutto evidente che per l'esecutivo giallo-blu è un campanello d'allarme e un indubbio segnale di debolezza. E' vero che spesso sui provvedimenti targati Lega, come la legittima difesa, interviene il soccorso del Centrodestra (più Fratelli d'Italia che Forza Italia), però ciò non accade quasi mai su quelli dei 5 Stelle (salvo oggi che hanno avuto l'aiuto della sparuta pattuglia di LeU). Resta il fatto che politicamente rimanere sotto quota 161 al Senato è un indubbio segnale di debolezza che espone il governo e la maggioranza a un Vietnam parlamentare molto pericoloso. Bastano due o tre dissidenti, qualche malato e l'esecutivo 5 Stelle-Lega rischia. A Palazzo Chigi non hanno dubbi, 'Houston, abbiamo un problema'.
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