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Politica
Meloni, libro a testa in giù: clima di veleni contro di lei? Effetto boomerang

E ci risiamo! Dopo la libraia romana che si è rifiutata di vendere il nuovo libro della Meloni, un professore universitario della Ca Foscari di Venezia, Simon Levis Sullam, ha rincarato la dose postando una foto su Facebook, con in bella vista il libro della leader di Fratelli d’Italia “Io sono Giorgia” da poco uscito in libreria (in testa a tutte le classifiche di vendita con oltre 100.000 copie vendute, record storico per un libro scritto da un politico) rivoltato a testa in giù, con una chiara allusione ad un immagine che evoca sinistre ed inquietanti memorie storiche per il nostro paese. Immediata la levata di scudi di senatori e deputati di Fdi, che hanno denunciato il grave episodio di intimidazione politica “È l’ennesimo episodio in cui un professore, ovvero chi è preposto alla formazione dei giovani e che dovrebbe insegnare loro il confronto civile e le nozioni utili a sviluppare un pensiero libero, si sente in diritto di ledere l’immagine di Giorgia Meloni. Di offendere l’unico leader donna in Italia, come fosse lecito. Questo avviene spesso quando non si hanno argomenti validi o quando semplicemente si è intolleranti.

libro meloni
 

Specie se il leader in questione fa paura perché esplode nei sondaggi ed è in cima alle classifiche di vendita, proprio con quel libro” E’ stato il commento di Daniela Santanchè, senatrice di Fratelli d’Italia, che ha voluto anche sottolineare con estrema malizia l’aggravante della discriminazione di genere, argomento cosi in voga in questo periodo. Il capogruppo al senato di Fdi Luca Ciriani, invece, ha chiesto un’ immediata presa di posizione da parte della università veneta, in cui il professore Sullam è ordinario di storia contemporanea “Siamo preoccupati perchè il luogo che per eccellenza dovrebbe insegnare ed educare al rispetto della persona, delle idee altrui e soprattutto alla tolleranza è divenuto un luogo di odio e rancore. Adesso l'Università di Venezia intervenga affinchè punisca chi piuttosto che dedicarsi all'insegnamento preferisce incitare all'odio e all'intolleranza".

Ma questo caso fa il paio con quello di un altro professore universitario, Giovanni Gozzini, storico e docente all'Università di Siena, che utilizzo commenti altamente offensivi nei confronti di Giorgia Meloni. Durante una trasmissione radiofonica nel Febbraio scorso, infatti,  il professore definì la politica come “scrofa” e “ vacca” a commento dell'intervento alla Camera della presidente di Fratelli d'Italia per la fiducia al nuovo governo. Certo poi il professore, dopo la levata di scudi bipartisan, fu costretto ad un retromarcia, condita di scuse e giustificazioni verso un atteggiamento che è sembrato fuori luogo a dir poco. Ma evidentemente l’odio contro l’avversario politico, soprattutto se è di destra e se non è d’accordo con le proprie idee, è ormai fenomeno che sta assumendo contorni sempre più preoccupanti, amplificato dallo smodato utilizzo dei social, che permettono ai cosiddetti haters di dare libero sfogo alle loro frustrazioni. La cosa che francamente lascia stupefatti è quando come in questo caso e in quello del professore Gozzini, a compiere simili nefandezze siano professori universitari, che dovrebbero essere responsabili dell’istruzione e in parte della educazione dei ragazzi “E questa gente dovrebbe insegnare ai giovani il rispetto,la tolleranza e la libertà di pensiero. Contro di loro però nessuno fa una legge contro i crimini di odio” come chiosa polemicamente il capo delegazione di Fdi al parlamento europeo Carlo Fidanza.

Già se proprio da coloro che dovrebbero rappresentare l’esempio e la guida per i giovani, sempre più frastornati da una società frenetica, egoista, smarrita e frastornata perché forse troppo impegnata ad inseguire ideali erratici e fatui, arrivano simili cadute di stile, per usare un eufemismo, allora c’è di che preoccuparsi. La politica è sicuramente fatta anche di dure prese di posizioni e di contrasti, portare avanti le proprie idee e le proprie istanze con coerenza e con coraggio implica anche lo scontro e la polemica, ma tutto deve sempre  rimanere nell’alveo della competizione democratica e del rispetto delle idee altrui. Perchè se si esce da questo recinto, e si cerca la prevaricazione o addirittura l’eliminazione ( anche se solo figurata e non fisica, almeno si spera) di chi non la pensa come noi, si perde il contatto con gli stessi principi della democrazia e della normale convivenza, e  tutto rischia di scivolare pericolosamente verso una deriva di cui certo non se ne sente il bisogno. Purtroppo la storia recente di questi ultimi venti anni della politica nostrana è vissuta molto spesso sull’odio e il contrasto verso l’avversario che fino a pochi anni fa era rappresentato da Silvio Belrusconi, a cui suo malgrado è subentrato Matteo Salvini. Certo forse in tutto ciò ha contribuito il clima creatosi con Mani pulite e il successivo crescente sentimento dell’antipolitica, che magari poggiva anche su qualche fondamento, ma che poi ha ricevuto innesti di scorie che hanno utilizzato questa esasperazione a proprio vantaggio. Il caso dei cinque stelle è il frutto di anni vissuti nella feroce contrapposizione fra berlusconiani ed anti berlusconiani, come se non ci fosse un domani. Il proliferare poi, in questi ultimi anni, ogni giorno della settimana, di talk show di vario genere, che in molti casi alimentano, in cambio di qualche punto di share in più, la lite e l’aggressività nei “duelli” fra esponenti di opposti schieramenti, ha sicuramente contribuito ulteriormente ad “avvelenare i pozzi” della politica, già abbastanza contaminati. Il tutto poi è stato amplificato in maniera esponenziale dalla diffusione dei social.

L’eco delle parole di Sergio Mattarella, che da tempo invoca concordia e rispetto delle opinioni altrui, riecheggia sempre più flebile sul proscenio della politica romana. Ritornando poi al caso della Meloni, la situazione assume una caratterizzazione ancora più pesante, perchè  l’odio contro la leader di Fdi in molti casi trascende anche nella bieca intolleranza e discrimanzione di genere,  lei unica donna leader in Italia, che spesso non trova conforto nemmeno fra il popolo femminile.

Il rievocare poi la presunta ed ormai antistorica discendenza di Fratelli d’Italia e della sua leader con i nefasti trascorsi del ventennio fascista, oltre che essere stucchevole e poco veritiera (dal momento che la Meloni è nata più di trent’anni dopo la fine del fascismo) rischia di diventare un arma a doppio taglio in mano a chi la utilizza a sproposito, perché offende la memoria di chi quella tragedia l’ha vissuta in prima persona e certo non avrà piacere a vederla sminuita ad uso e consumo degli odiatori di professione per pura vena polemica, e rischia di dare l’impressione che non ci siano altri argomenti validi per controbattere nel merito le battaglie e la politica portata da Fratelli d’Italia. Infine ultimo particolare, a guardare i sondaggi che indicano Fratelli d’Italia come secondo partito e i dati di vendita del libro della Meloni, oggetto del contendere di queste ultime polemiche in ordine di tempo, questo clima di odio nei suoi confronti sembra avere effetto contrario, come in realtà si era già visto in passato con Forza Italia e il suo carismatico leader Silvio Berlusconi.

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