Le altre amanti/ Moana Pozzi, bomba del sesso. E Sandra Milo: "Bettino mi vide da Costanzo e decise di farmi sua..."

Tratto da “L’amore e il potere – Da Rachele a Veronica un secolo di storia italiana”, di Bruno Vespa (Mondadori)

La prima a fare allusioni esplicite a una storia con Craxi fu Moana Pozzi, in un'autobiografia uscita nel 1991 (“La filosofia di Moana”), negli anni in cui Bettino era ancora un uomo potentissimo. Moana, allora al massimo del successo come pornostar, si divertì a raccontare i suoi amplessi con uomini famosi dello show business, dal calciatore Paulo Roberto Falcao allo scrittore mondano Luciano De Crescenzo, da Andrea Roncato a Beppe Grillo, da Enrico Montesano a Nicola Pietrangeli, da Renato Pozzetto a Marco Tardelli. Non concluse né con Robert De Niro (gli piaceva di più un suo amico) né con Roberto Benigni. Gli s'infilò nel letto mentre dormiva con una sua amica; Benigni si svegliò e cominciò a correre per tutta la stanza nel suo abbigliamento da notte (canottiera di lana, mutande e calze), gridando: "Ma io mi vergogno". Lo convinsero a tornare a letto e, a quanto pare, dormirono poi come un fratello con due sorelle. E che sorelle...

Tutti attratti, dunque, da una pornostar che accarezzava gli eccitatissimi frequentatori dei suoi spettacoli? Dalla donna che interpretava con Ilona Staller accoppiamenti multipli in film che per i pornofili equivalevano, che so?, a quello che a teatro poteva essere una recita insieme di Eleonora Duse ed Emma Gramatica? No. Moana è stata qualcosa di più che una semplice pornostar. Una donna bellissima con un corpo magnifico, innanzitutto. E questo è noto. Ma anche una donna bene educata, figlia di un ingegnere nucleare piemontese che l'aveva fatta istruire in collegi religiosi. Una donna che sapeva parlare di Cicerone e della Yourcenar, che magari faceva un po' di confusione (all'inizio) su chi fosse Craxi, ma aveva letto qualcosa di sant'Agostino.
 
Una donna che scelse la vita che scelse a testa alta, come gesto di sfida estrema compiuto da chi avrebbe potuto sposare tutti gli industriali miliardari che voleva. Lasciò, invece, la famiglia paterna e la castigata provincia di Alessandria per guadagnarsi da vivere a Roma come modella (nuda) di pittori. Si presentò, senza successo, a Miss Italia: tuttora non si capisce come abbiano fatto a bocciarla e, soprattutto, come - dopo - lei non abbia avuto i contratti che meritava. Ha fatto le scale della gavetta senza salti: dalle pose poco retribuite per pittori che sarebbero stati invidiati da Tiziano e Renoir alla pubblicità nelle televisioni private per conto di Ugo Rossetti, un simpatico «nonno» che vendeva mobili a prezzi popolari.

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Mostrare integralmente il suo magnifico corpo la gratificava più di ogni altra cosa: "Nuda mi sono sempre sentita invincibile. E facilissimo fare l'amore in modo fantasioso e inarrestabile quando si è innamorati. Sedurre per professione come faccio io richiede un autentico talento".
Finalmente un'amica (quella che l'aveva convinta a infilarsi nel letto di Benigni) le procurò l'invito a una cena a cui partecipava un politico importante. Era Bettino Craxi, in compagnia di altre persone. La cena era noiosa: due belle donne e dieci uomini che parlavano solo di politica. Ma Craxi restò abbacinato da tanta bellezza, valorizzata da un vestito non proprio identico a quello impostole a suo tempo dalle Orsoline.
 
"Cominciò a farmi un sacco di complimenti, a guardare" raccontò lei più tardi. "Certo, ero gratificata. Loro erano tutti politici, segretari, portaborse. Poi andammo in una casa. Io dissi: "Provo a fare l'attrice, mi piacerebbe lavorare in televisione". E lui: "Ah, davvero?". Due giorni dopo mi telefonò e uscimmo soli ... Cenammo in albergo e finimmo in camera. Lo feci per il carisma, non per altro. Allora non era nemmeno presidente. A lui piacevano più i preliminari che la cosa in sé. Era in adorazione delle donne, ti copriva di attenzioni, si preoccupava".

Nell'area socialista gravitava Adelina Tattilo, editrice di "Playmen". Craxi le chiese di pubblicare un servizio fotografico su Moana, che fu la sua rampa di lancio. Il loro rapporto durò pochi mesi ("Per colpa del mio carattere bizzarro" dirà la pornostar), ma Bettino cercò comunque di indirizzarla verso un mondo virtuoso. Il cinema gli sembrava poco rassicurante, anche perché lì poteva forse esercitare meno il suo controllo. Meglio Raidue, la rete amica del Psi, dove Moana presentò con Bobby Solo un programma per bambini, "Tip Tap Club". (E incredibile come la più grande bomba del sesso italiana degli ultimi decenni fosse così brava a intenerire i piccoli e a penetrare nel mercato popolare adatto ai mobili di "nonno" Rossetti.)
 
"Mi chiedeva spesso come facevo a mantenermi a Roma" ha scritto Moana. "A me seccava dirgli che avevo degli amanti generosi, e gli rispondevo che i miei genitori mi mandavano un mensile."
Lei cercava la trasgressione, le coupé nere con i sedili di pelle scarlatta, le pellicce incredibili, i visoni colorati. Più che dal denaro, che avrebbe potuto ottenere in tanti modi, era affascinata dall'eccesso: quello che la porterà così giovane alla morte.
 
Di Bettino Craxi conservò questo ricordo: "Un uomo affascinante ... Mi è sembrato tanto intelligente e deve esserlo davvero. Tanto sicuro, dolce, anche rispettoso con me ... Il migliore di tutti. Era civile, non volgare, e poi si interessava a quello che facevo". Lo gratificò di un voto alto - sette e mezzo - con stima e affetto sinceri.

Sanda Milo: Bettino mi vide da Costanzo e decise di farmi sua...

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Sandra Milo incontrò Craxi prima di Moana Pozzi.
"Lo conobbi" mi racconta "quando era segretario del Psi milanese. Un ragazzone un po' grasso e con le mani sudate. Avevo visto il derby Milan-Inter con Giacomo e Vittoria Mancini, e la sera andammo a ballare al Don Lisander. Venne anche Bettino. Mi fissava continuamente. Ballammo insieme, ma non mi piaceva. Lo trovavo un po' provinciale con quei giubbotti bianchi che indossava allora... Poco dopo la metà degli anni Settanta, una sera ero ospite di Maurizio Costanzo a "Bontà loro". Portavo un cappellino con la veletta. Ci fu, tra me e Costanzo, un battibecco di cui si parlò molto. Fu allora che Bettino, diventato segretario del Psi, decise di farmi sua. Cominciò una corte spietata.
 
Un giorno andai nella sede dell’“Avanti!” e lui mi abbracciò davanti a tutti in una maniera così passionale... Mi faceva invitare in casa di una principessa in piazza Navona. Chi? Non posso dirtelo, sennò quella mi ammazza. Insomma, cenavamo lì, ma non mi piaceva come Bettino stava a tavola, mangiare nel suo piatto, la sua abitudine di metterti in bocca la forchetta. Io sono un po' schifiltosa. Rispondevo con battute secche... A lui piaceva Frank Sinatra e una sera, nella casa di piazza Navona, avevano messo su un disco, Stella d'argento. Lo conosci? "Il tuo splendor mi fa morir di nostalgia..." La canzone piaceva molto anche a me. Insomma, a un certo punto lui mi disse: vieni su. Io, trascinata dalla musica, lo seguii. Salimmo in una specie di soffitta, c'era una cameretta piccola piccola con le pareti foderate di una stoffa a fiorellini rosa e un letto piccolo piccolo di pizzo bianco. Fu lì che facemmo per la prima volta l'amore.

"Con il passar del tempo, dicemmo alla principessa che quel lettino era romantico, ma scomodissimo. E allora lei ci diede la sua camera da letto, che affacciava su un convento. Io e Bettino vedevamo le suore, e lui, così avaro di ironia in pubblico, l'aveva spiccatissima in privato... Poi ci trasferimmo all'hotel Raphaél, la sua residenza romana. A un certo punto gli diedero un bellissimo appartamento con una terrazza, nella quale si facevano grandi cene. Ma a me è rimasto un bel ricordo della sua prima camera, più piccola, dove teneva tutti i libri e i giornali in terra. La stanza di un giovane rivoluzionario.

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"Era un grande amatore? Non lo so. So che io sessualmente ero pazza di lui. E, anche per lui, quella vissuta con me fu una grande passione. Fare l'amore con lui era una cosa bellissima. Solo toccarlo era magnifico. Lui parlava molto durante l'amore. Diceva cose molto belle, molto eccitanti. Di che parlavamo? Un giorno, al Raphael, mi rimproverò dicendomi che, per causa mia, aveva dovuto congedare in gran fretta Amintore Fanfani. Poi mi raccontava dei suoi viaggi, dei suoi progetti. Mi disse che una volta, da giovane socialista, era andato in Germania portandosi dietro confezioni di spaghetti e scatole di pomodoro. Poi, non so come, gli spaghetti erano spariti, gli erano rimaste le scatole di condimento, e lui aveva pranzato solo con i pomodori da sugo. Aveva un amore sviscerato per l'Italia e per Garibaldi. Lui aveva uno stivale di Garibaldi e una sera vide che a "Portobello", il mercatino di Enzo Tortora, ne vendevano un altro. Telefonò per aggiudicarselo e Tortora lo prese in giro, con un'ironia pesante."
 
"Ho usato me stessa come tangente. il sesso è l'unica arma che ho sempre avuto..."

"Ho fatto molta campagna elettorale per Bettino, insieme con Giovanni Minoli e Gianni Minà. Mi chiedi se mi ha aiutato sul lavoro. Lui diceva che dovevo fare la giornalista e io invece ero un'attrice, anche se poi ho fatto anche l'autrice di programmi. Tu sai che le prime cose in televisione le ho fatte con te e con Nino Criscenti a "Tam Tam", all'inizio degli anni Ottanta, e sai che non ti è arrivata nemmeno una telefonata [è vero e, per di più, non sapevo nemmeno della sua storia con Craxi]. Ero una delle meno pagate. Poi ho lavorato alcuni anni con Minoli per "Mixer" e "Piccoli fans", che fu un grande successo. Un anno Minoli restò fermo e voleva che restassimo fermi anche tutti noi del suo gruppo. Ma io avevo bisogno di lavorare e feci un programma con Livia Sacerdoti, "L'amore è una cosa meravigliosa", in cui alcune coppie raccontavano la loro storia. Fu allora che mi fecero quello scherzo terribile. Arrivò una telefonata e una voce femminile gridò: "Sandra, che fai lì? Tuo figlio è gravissimo". Io uscii dallo studio urlando "Ciro! Ciro!". Lui, invece, stava benissimo in Umbria e non sapeva nulla di quel terribile scherzo.
 
La Rai e la magistratura fecero un'inchiesta e si scoprì che la telefonata veniva dal Caffè Alemagna in via del Corso. Lavoravano lì ventisei donne. Non si è mai saputo chi avesse telefonato. Il presidente della Repubblica Cossiga, ricevendomi in Quirinale con un gruppo di attori, mi chiese addirittura scusa a nome degli italiani. Poi dissero che quella messinscena l'avevo organizzata io. Rimane che, da allora, la Rai non mi ha più fatto lavorare."

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Sandra Milo deve comunque a Craxi moltissimo. Quando nel 1993 uscì il suo libro “Amanti”, Tangentopoli stava facendo sfracelli. E lei ammise: «Non ho problemi ad affermare che ho usato me stessa come una tangente. Un po' per gioco di letto, un po' per opportunismo ... Il sesso è l'unica arma che ho sempre avuto".

Nel 1984 Craxi, al culmine del potere (segretario del Psi e presidente del Consiglio), la fece eleggere a Verona membro dell'Assemblea socialista. Lei impazzì di gioia e d'orgoglio, consapevole di tirarsi addosso le invidie e le ironie di quasi tutto il partito. Ma continuò gioiosa per la sua strada. E nel 1990, al congresso di Rimini in cui, dopo la caduta del Muro, il segretario socialista pensava di aver vinto la lotta storica con il Pci, si presentò con un enorme cuore di garofani rossi con la scritta: "Amo Bettino Craxi".
 
Amore, forse, è una parola grossa. Affetto? Lussuria? Calcolo? Sandra stessa ha ammesso in passato con il suo consueto candore: «Accade da secoli di corteggiare il potere, di amarlo, di immolarsi per esso. Se poi è rappresentato da un bell'uomo virile, la fatica non esiste».
 
Lei non tentò mai di strappare Bettino alla famiglia e non soffrì certo la sua condizione di amante tra le amanti ("Gliene portavano tante di ragazze, giovani, carine. Quelle feste sulla terrazza del Raphaèl! C'era un viavai! Signore romane, giovani promesse, stelline. Avrò conosciuto duecento ragazze che si spacciavano per l'amante di Craxi. A Roma, essere l'amante di Craxi era uno status symbol").

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Sandra sapeva che lui era libero a Roma, ma la sua sicurezza affettiva risiedeva a Milano. La Laurenzi riporta questa sua confessione: "Credo che non avrebbe rinunciato alla moglie per nessun motivo. L'amava moltissimo. Ed è una donna veramente in gamba, tranquilla, serafica, con cui ho sempre avuto un rapporto di profonda simpatia, credo reciproca. Una sera ci incontrammo alla Scala. Lei era con Bettino e, mentre ci salutavamo qualcuno, molto zelante, si affrettò a bisbigliarle in un orecchio che io stavo per pubblicare un libro di memorie molto pepato. "Lo so benissimo" ribatté lei con un grande sorriso "perché Sandra l'ha fatto leggere per prima a me." Naturalmente non era vero, ma con quella frase chiuse la bocca a tutti i presenti. E io capii che era una grande donna...".

E Bettino? "La nostra storia" mi dice la Milo "durò alcuni anni, ma poi cessò perché io ero terrorizzata all'idea che mio marito Ottavio De Lollis la scoprisse. Soffrivo al pensiero di non poter incontrare Bettino e, al tempo stesso, non reggevo allo stress. "Ti ho aspettato tutta la notte" mi diceva lui. "E’ venuta quella cantante." E io non potevo andare. È finita così."
"Le altre? Ania Pieroni? E arrivata dopo, e lui l'ha molto amata. Aveva una linea telefonica solo per aspettare le chiamate di Bettino. Ci siamo viste tre o quattro anni fa e ci siamo abbracciate..."


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