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Politica
Paolo Mieli: "Non c'è un pericolo di fascismo, ma di una sorpresa giudiziaria"

Elezioni 2022: "Sono pronti dei dossier contro dei big del centrodestra"

Un colpo di scena giudiziario, a ridosso del voto. È la previsione di un giornalista solitamente molto pacato nei giudizi come Paolo Mieli, già direttore de La Stampa e Corriere della Sera e oggi opinionista di spicco di Radio 24. Ospite di “Coffee Break” su La7, Mieli ha detto senza mezzi termini di aspettarsi “sorprese” nell'ultima fase di questa strana campagna elettorale.

C’è sempre una sorpresona finale, spesso di natura giudiziaria. E la seconda sorpresa è che clamorosamente ci sarà qualcosa che non coincide con i sondaggi fermi a 15 giorni prima. Sono costanti di tutte le elezioni, soprattutto dal 1994 a oggi".

La tesi di Mieli prosegue nel solco tracciato da Alessandro Sallusti, direttore di Libero, che con altrettanta chiarezza ha affermato che in diversi ambienti "si dà per certo che si stanno preparando un paio di botti giudiziari - scoppio previsto fine agosto - di quelli tosti". Sallusti ha persino aggiunto: "Qualcuno azzarda anche i nomi di figure politiche di primo piano nell'area di centrodestra. Si parla, nei bassifondi, di dossier già pronti tolti dai cassetti e messi sul tavolo pronti per la firma".

Paolo Mieli ha anche sottolineato come, a differenza delle precedenti campagne elettorali, non si invochi da parte del campo progressista lo spauracchio del fascismo: "Mi sembra che la sinistra abbia rinunciato a usare, anche in virtù dell’accordo con Calenda e Della Vedova (Azione e +Europa), un’arma tradizionale di questi 30 anni cioè ‘attenti, attenti che arriva il fascismo’. Non è cosa da poco e io ci avrei giurato che non ne avrebbero fatto cenno".

Se il tema del fascismo non viene utilizzato dai partiti, campeggia però su diversi giornali. A questo proposito Mieli commenta: "Ovvio che su alcuni giornali ci saranno ancora intellettuali che agiteranno lo spauracchio del fascismo, ma conta che non lo facciano il capo del partito di maggioranza relativa a sinistra (il riferimento è ovviamente a Letta, ndr) e il suo gruppo dirigente, Bonino, Calenda e Della Vedova, insomma i big. Se ci fosse stata una minaccia fascista si sarebbero comportati in maniera diversa, si sarebbero alleati con chiunque, con Toti, Conte, con chiunque passasse per strada. Questo si fa quando c’è un vero pericolo fascista".

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