Referendum, Salvini ha in mano il Centrodestra. Berlusconi ridimensionato
Le conseguenze dei referendum sulla politica nazionale
La sfida dei referendum autonomisti non era per niente facile. Pochissima informazione. Berlusconi che si è svegliato negli ultimi giorni, i 5 Stelle per il sì ma freddi, la Meloni contraria, Pd e sinistra (tranne qualche sindaco) che hanno invitato a disertare le urne. E invece l'affluenza in Lombardia e soprattutto in Veneto è stata convincente e superiore alle previsioni della vigilia e degli stessi Maroni e Zaia.
Si tratta chiaramente di un successo politico della Lega e di Matteo Salvini. E' vero che il Carroccio di oggi non ha nulla a che fare con la Padania e la secessione di Umberto Bossi, e infatti il segretario leghista non ha sposato l'indipendenza della Catalogna da Madrid, ma il federalismo e l'autonomia restano nel dna di Via Bellerio. Non solo, si tratta di un progetto nazionale non certo di un ritorno al Carroccio bossiano, come ha spiegato venerdì scorso Giancalo Giorgetti ad Affaritaliani.it (leggi qui - "La Lega non torna alla Padania, autonomia anche al Sud")
In Veneto era previsto per legge il raggiungimento del quorum del 50%, che è stato ampiamente superato consegnando al Governatore Zaia un'investitura popolare senza precedenti che il prossimo governo, chiunque vincerà le elezioni politiche, non potrà ignorare. Maroni è andato oltre il 34% fissato alla vigilia come livello per dirsi soddisfatto ma è lontano dal boom del suo collega di partito.
Salvini nelle settimane scorse ha più volte ricordato che anche il referendum nel Regno Unito sulla Brexit era consultivo ma poi governo e Parlamento britannici hanno rispettato il mandato popolare. Un discorso ineccepibile e quasi ovvio. Dal voto di questa domenica in Lombardia e in Veneto esce quindi una Lega, con Giancarlo Giorgetti sempre più forte al fianco di Salvini, in ascesa che prenota la guida del Centrodestra e potenzialmente la premiership del Paese. Berlusconi, furbo, è stato silente per settimane e poi ha sposato la causa del sì in Zona Cesarini (leggendo i sondaggi). Anche se ora si intesterà un pezzettino di vittoria, l'ex Cavaliere subisce il trionfo del leghista Zaia e in qualche modo viene ridimensionato.
Ad uscire con le ossa rotte sono ovviamente Giorgia Meloni e Matteo Renzi che, uniti in una strana e bizzarra alleanza neo-centralista, hanno bollato i due referendum come "inutili". Cambia poco per i 5 Stelle che in Lombardia e in Veneto si erano schierati per un tiepido sì. Lega traino del Centrodestra con un Salvini però non è uomo solo al comando, ma a capo di una squadra nella quale il peso politico di Zaia è ora inevitabilmente aumentato.