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Politica
Salvini come Almirante. Una (possibile) rivoluzione italiana

La figlia di Giorgio Almirante, Giuliana De’ Medici, ha rilasciato una intervista al sito spraynews.it in cui ripercorre la figura politica e morale di suo padre, per tanti anni segretario dell’MSI.

L’intervista affronta da molte angolature l’attuale stato della politica italiana, anche alla luce degli ultimi eventi, ma soprattutto si sofferma sugli attuali leader nel tentativo di trovare analogie con il passato.

Per la figlia di Almirante, Matteo Salvini, ricorda molto il padre Giorgio, per una sua peculiarità: quella di stare vicino alla gente. E vicino al popolo Almirante lo fu sia come politico che come giornalista (fu anche redattore capo de “Il Tevere”).

Ed indubbiamente questa è la chiave di lettura del “fenomeno Salvini”, che si è imposto in Italia e si sta imponendo anche nel mondo.

Negli ultimi decenni infatti è stato proprio il progressivo scollarsi tra le istituzioni, lo Stato, e il popolo a segnare il percorso della Repubblica e lo ha fatto in maniera negativa. Il principale partito di sinistra, il Pds, poi Ds poi Pd (nato dall’unione degli ex comunisti con gli ex democristiani di sinistra) ha progressivamente tradito il suo rapporto con la gente, con le borgate, con le periferie abdicando alla sua funzione di protezione del ceto popolare per privilegiare il mondialismo finanziario. Il fatto poi che il Pd abbia vinto nell’ultimo decennio sempre (e solo) nei centri storici ricchi delle grandi città ne è la prova. Il Pd ha abbandonato il materialismo storico che difendeva il sociale per passare ad un post materialismo dedito unicamente al culto feticista delle minoranze e ai diritti civili, importanti sì, ma che hanno lasciato enormi spazi politici incustoditi.

Ed è proprio in questo interstizio che Salvini ha trovato la possibilità di inserirsi con un singolare mix di socialismo nazionale e pragmatismo che lo ha portato a divenire l’emblema di una (possibile) rivoluzione che l’Italia attendeva da anni.

Il paragone con Giorgio Almirante non è quindi fuori luogo. Salvini incarna infatti un nuovo socialismo che coniuga istanze popolari con il concetto di nazione, avvicinandosi molto, se non coincidendo in alcuni tratti, con la destra sociale che di quel “socialismo nazionale” fu vessillifera. Ricordiamo infatti che Almirante guidò un partito, l’MSI, che si chiamava Movimento Sociale Italiano e che nell’aggettivo c’era un forte richiamo evocativo e storico a quella che fu la seconda fase del regime fascista, e cioè quella della Repubblica di Salò, di cui lo stesso Almirante fece parte come Capo di Gabinetto del ministero della Cultura.

Salvini ha ora la possibilità di segnare un passo nuovo per l’Italia se si manterrà fedele al suo privilegiato rapporto con il popolo, con la gente e con quel buon senso che l’Italia ha da tempo perso inseguendo sogni, miti, e deliri mondialisti di minoranze che hanno umiliato il nostro Paese in termini di perdita di sovranità e di stima e dignità estera. Un nuovo percorso si è avviato, occorre guardare al futuro con una particolare attenzione al passato e magari, perché no, proprio ad una figura emblematica come Giorgio Almirante.

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