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Politica
Terremoto, facciamo della catastrofe una opportunità


Dopo il terribile sisma del 24 agosto si sta ancora scavando e il conteggio delle vittime continua ad aumentare; il terremoto che ha distrutto Amatrice e danneggiato seriamente altri comuni è l'ennesimo monito ad agire per tempo, senza essere costretti dall'emergenza.
Amatrice aveva un patrimonio abitativo inadeguato e tutti lo sapevano; per di più anche la scuola ristrutturata, apparentemente secondo le norme antisismiche, è venuta giù perché fatta male (a proposito: chi sono i famosi tecnici che hanno dato il via libera e di cui parla il sindaco?).
Norcia, in Umbria, è a pochi chilometri di distanza in linea d'aria ma non ha avuto crolli e gli edifici hanno resistito (solo qualche crepa) perché ricostruiti a norma.
Questo fatto è discriminante: se le cose si fanno e si fanno bene (Diderot diceva che il bene non solo occorre farlo ma occorre farlo bene) funzionano.
L'Italia è un paese che per sua intrinseca natura è ad altissimo rischio sismico trovandosi nel punto di contatto tra due placche: quella euro - asiatica e quella africana, in movimento relativo tra loro e con direzioni e velocità diverse (lo è, in verità, anche ad alto rischio idrogeologico ma qualcosa in questo campo si sta già facendo); la presenza di catene montuose tra le più importanti d'Europa, le Alpi e gli Appennini, sta a dimostrarlo.

Occorre dunque un piano nazionale a lungo periodo (20 - 30 anni) che quindi vada oltre una legislatura e per cui sia necessario un "patto" tra le forze politiche perché una volta tanto si faccia il bene pubblico e non quello di qualche imprenditore o speculatore occasionale ed in questo lo Stato deve necessariamente avere un ruolo guida, magari coinvolgendo anche capitali e conoscenze private.
Il costo complessivo è enorme: qualcuno ipotizza 360 miliardi di €, cifre da capogiro che però non devono essere viste come un costo ma come un possibile guadagno.
Infatti, facendo anche in discorso puramente economico e mettendo da parte la cosa più importante e cioè la salvezza dei cittadini, ponendo in sicurezza sismica l'intero Paese non solo si risparmierebbe rispetto ai costi della ricostruzione, ma si rimetterebbe in moto il settore più consistente e più colpito dalla crisi del 2008 e cioè quello dell'edilizia dove, tra l'altro, si è perso il maggior numero di posti di lavoro.
Qualche giorno fa, proprio in un'intervista ad Affari, l'on. Realacci aveva lanciato un'idea e cioè un piano di "messa in sicurezza" dell'Italia tramite un fondo con capitali pubblici italiani, fondi europei e capitali privati; una sorta di estensione strutturale del sistema degli Ecobonus attualmente in vigore per l'efficientemento energetico
(cfr: https://www.affaritaliani.it/cronache/terremoto-realacci-ecobonus-per-ospedali-scuole-437809.html)
La sera stessa dell'intervista il premier Renzi nel Consiglio dei Ministri dedicato al tema lanciava l'idea di "Casa Italia" per superare la logica dell'emergenza ed entrare in un'ottica strutturale di lungo periodo.
Le politiche keynesiane si sono sempre rivelate vincenti in periodo di crisi e in questo senso il terribile dramma occorso può essere visto anche come una formidabile opportunità di rilancio.

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terremoto





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