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Roma
Caritas Roma, un anno d'accoglienza degli ucraini: “Non vogliono restare”

La Caritas di Roma ospita da un anno circa 110 profughi ucraini, fuggiti dalla guerra. La differenza con altri profughi accolti in passato, che venivano per restare, dice la Caritas, è che gli Ucraini non vogliono restare. “La peculiarità dei cittadini ucraini è quella di voler tornare nel proprio Paese appena finisce la guerra”.

A dirlo è Giustino Trincia, direttore della Caritas di Roma. “All’inizio - ha affermato ancora - non abbiamo avuto molte richieste di corsi di italiano quanto di connessioni internet, per permettere ai bambini di continuare a seguire le lezioni online con i loro insegnanti”.

L'accoglienza dei profughi

Si tratta di 110 persone, di cui il 60% è costituito da bambini. La Caritas della diocesi di Roma li ha accolti in quattro modi diversi: il centro d'accoglienza straordinaria, il circuito di Protezione civile, il Sistema accoglienza integrazione del Centro Santa Bakhita e il progetto di Caritas italiana e Mediaset. In tutto sono 29 le strutture che si sono rese disponibili a ospitare queste persone, tra parrocchie, istituti religiosi e famiglie. Altre famiglia che non potevano accoglierli, si sono comunque rese disponibili ad aiutarli con donazioni e accompagnandoli in pratiche burocratiche.

“Non investono in futuro qui: sperano un giorno di tornare in Ucraina”

“La maggior parte di loro – spiega Lorenzo Chialastri, responsabile immigrati e profughi della Caritas di Roma - fatica a imparare l’italiano proprio perché ha nel cuore la volontà di tornare quanto prima a casa. Non vogliono restare qua, svolgono piccoli lavori ma con l’idea precisa che si tratta di un impiego temporaneo. Non investono per un futuro in Italia. Ad eccezione di coloro che vengono da città rase al suolo, tutti gli altri - conclude - vivono in un limbo. È un’accoglienza con tante incognite e nessuna risposta anche perché la speranza di tutti era che il conflitto durasse pochi mesi”.

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