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Roma
Case a nomadi e rom: l'M5S ci prova e smonta il Piano regolatore di Roma

Case ai rom, il Comune di Roma M5S fa sul serio. O perlomeno ci prova mettendo nero su bianco una sorta di rivoluzione dell'edilizia popolare all'interno di un provvedimento minestrone che nasconde il vero obiettivo: realizzare almeno 40 mila appartamenti di edilizia popolare, “con obiettivo di un mix sociale fra gli abitanti della Capitale, ovvero abitazione e integrazione fra le famiglie appartenenti alle diverse etnie”.

Il cavallo di Troia è nascosto all'interno di una proposta di iniziativa popolare firmata dai consiglieri 5 Stelle Calabrese, Iorio, Angelucci, Sturni, Agnello, Diaco, Stefàno, Penna, Bernabei, Ferrara, Chiossi, Simonelli, Diario, Zotta, Paciocco, Donati, Catini, Pacetti e Di Palma e contenuta nell'ordine del giorno n.49 dal titolo ambizioso “Linee guida per una ricognizione finalizzata ad una variante urbanistica del Piano Regolatore Generale”.

Si tratta di un gigantesco minestrone urbanistico col quale sostanzialmente il Comune dichiara di voler modificare il Piano Regolatore, attraverso l'adozione di una Variante Generale, senza però farlo concretamente. L'atto è stato varato dalla Commissione Urbanistica dello scorso 20 settembre e da allora la macchina della propaganda lo ha pubblicizzato come il “nuovo di sogno di Roma” con meno consumo di suolo grazie al recupero di aree pubbliche abbandonate o aree private da espropriare.

L'obiettivo è nobile: visto che la città cresce meno di quello che prevedeva il vecchio Prg del 2004, il Comune di Virginia Raggi ha pensato bene di mettere mano al principale strumento di pianificazione della città, attraverso prima una ricognizione generale e poi una Variante al Prg.

L'obiettivo di una rivoluzione è quello di “eliminare” le procedure urbanistiche esistenti, cioè le licenze edilizie richieste o rilasciate, in aree non limitrofe agli assi di sviluppo delle rete di trasporto che nascerà in futuro. Un provvedimento copiato dalla Giunta Rutelli che varò un strumento unico per governare lo sviluppo urbanistico sugli assi del trasporto ma che non prevedeva la violazione di legge di “eliminare le licenze esistenti”.

Il piano di integrazione etnico-sociale

Al punto 2 degli obiettivi del fanta piano urbanistico a 5 Stelle c'è il progetto sintetizzabile come “case ai rom”. Si legge che il Comune intende avviare un programma di edilizia residenziale in ambiti di rigenerazione urbana all'interno del Grande raccordo anulare, “con obiettivo di zero consumo di suolo e mix sociale fra gli abitanti della Capitale, ovvero abitazione e integrazione fra le famiglie appartenenti alle varie etnie e alle differenti classi di reddito presenti nel territorio capitolino”.

Il fanta programma va oltre e cancella uno dei capisaldi dell'Urbanistica, cioè la legge Tognoli che obbliga chiunque costruisca un'abitazione a prevedere un parcheggio pertinenziale per le auto. Il minestrone a 5 Stelle prevede invece che per 40 mila unità abitative si vada in deroga, rinunciano ai parcheggi di pertinenza, e che l'assegnazione delle case sia regolata “dalla rinuncia dell'autovettura di singola proprietà, in ogni caso a nuclei di minimo due persone, di cui, per ogni 100 abitanti insediati nello stesso intervento”. Insomma, la graduatoria per l'eventuale assegnazione delle fanta case, prediligerà chi dichiarerà di rinunciare all'auto.

La serie di incongruenze contenute nell'Ordine del giorno che ambirebbe ad entrare nei lavori del Consiglio Comunale se ben letto assume i contorni di una trattato di comicità urbanistica. Così paradossale e fantascientifico da essere destinato ad entrare nei libri di scuola.

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