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Roma
Gualtieri cancella il Piano regolatore: via libera al nuovo “sacco di Roma”

Cento pagine firmate dalla Giunta Gualtieri di fatto cancellano in un colpo solo il Piano Regolatore. Si potrà costruire ovunque grazie a un semplice “accordo”. Lo prevedono le nuove “norme tecniche di attuazione” al Prg che danno il via libera all'ennesimo “Sacco di Roma” perfettamente legalizzato.

Potenza della propaganda, la Giunta di sinistra guidata dal sindaco Roberto Gualtieri dà il via libera a una stagione in cui per costruire “nel senso di rigenerare” sarà sufficiente un accordo formale tra tecnici, assessore e Giunta per mettere mano ai cantieri, una sorta di “via libera ai costruttori” in barba a ogni regola di pianificazione dello sviluppo della città. “Non solo – spiega l'architetto Francesco Sanvitto – animatore del Tavolo della Libera Urbanistica, la struttura tecnica che da anni si è imposta come tink tank sui temi dello sviluppo della città e in prima linea nella vicenda archiviata dell'ex Stadio della Roma a Tor di Valle. “Solo che a Tor di Valle almeno chi lo voleva costruire lo faceva su un terreno di proprietà mentre a Pietralata il Comune consegna un'area pubblica al business dei privati”.

Chi è Franceso Sanvitto

Una tessera del Pci conservata come una reliquia, Sanvitto è stato tra i coordinatori del progetto urbanistico per Roma con Virginia Raggi, salvo poi prendere le distanze non appena è spuntato lo Stadio e ora inaugura una nuova stagione di opposizione contro la Giunta Gualtieri”.

Architetto, cerchiamo di capire bene cosa cambia per i cittadini con la delibera sulle “nuove norme tecniche attuazione del Prg” soprattuto per i cittadini...

“La materia è complessa e merita la massima attenzione. Dunque, da un punto di vista politico i romani vengono espropriati della democrazia urbanistica. Prima per una variante – cioè per una modifica al Piano di sviluppo della città occorrevano due passi in Consiglio Comunale e uno in Regione. Se passerà questa delibera, costruttori e Comune per realizzare cubature potranno fare un semplice accordo e definire una regola ad hoc. Basterà inserire che l'obiettivo è ispirato a due criteri: rigenerazione urbana e socialità dell'intervento. E addio Piano regolatore. chiunque potrà fare quello che vuole dove vuole. E' la fine della città organizzata con effetti che saranno devastanti per la qualità della vita dei romani”.

Possiamo fare qualche esempio?

“Semplicissimo: ora ci sono aree la cui edificazione è definita dal Piano; domani se i soliti noti e i costruttori vorranno edificare basterà concordare la demolizione di un vecchio edificio e sostituirlo con uno nuovo con aumento di cubatura. In questo scenario è evidente che nessuno avrà più interesse a realizzare abitazioni in periferia perché sono poco remunerative. E' l'abbandono della periferia che sarà sempre pià emarginata. Non mi pare una visioni di sinistra della città”.

Ma c'è fame di edilizia sociale, c'è bisogno di dare risposte all'emergenza casa. Non è d'accordo?

“Certo, ma di vera edilizia sociale, quella realizzata secondo le regole che prevedono spazi verdi e giardini pubblici e ad affitti calmierati per chi la casa non ce l'ha o per gli studenti. Qui invece si cancella la pianificazione urbanistica. Demolisco, faccio il 20% e porto le cubature nel centro della città. La Roma dei 5 milioni di abitanti che immaginava Piccinato non c'è più e sarà sempre più invivibile e gli abitanti andranno via”.

Non le sembra una posizione estremista?

“Guardi, gli antichi romani nel 70 Dopo Cristo fecero in pietra il disegno della loro città, si chiamava Forma Urbis ed era nel Tempio della Pace ed era un disegno di pietre alto 18 metri e largo 23 in scala 1 a 246 e tutti i cittadini sapevano leggere la città e il suo sviluppo. Con el nuove norme tecniche basterà fare un accordo nelle stanze del Comune e si potrà lavorare”.

Il Comune di Roma però parla di semplificazione. E soprattutto nell'Urbanistica ce né un gran bisogno...

“Questo è un trucco bello e buono. Cho vorrà costruire lo potrà fare invocando la socialità dell'intervento e aprire il cantiere. Poui se la quota sociale entro 5 anni non verrò affittata, diventerà il vero utile per chi costruisce. E senza rischi d'impresa. Le spiego meglio: chi ha amministrato Roma da 15 anni a questa parte non ha mai attuato il Piano Regolare. O meglio, lo ha fatto a pezzetti e ha permesso a costruttori e a ricchi imprenditori di fare i loro piani particolareggiati in variante al Prg. In pratica il Comune ha deciso di puntare tutto sulla rigenerazione, sul social housing per i poveri ma di fatto che all'interno della città “trasformabile” che è quella del 900 dove basterà una concessione diretta”.

Ma così obietteranno i più sagaci si potranno costruire case per i meno abbienti e gli studentati. E' d'accordo?

“Le rispondo con un altro esempio: Intanto la cubatura delle social housing è cubatura in più senza standard come verde e parcheggi. Poi basta guardare e leggere con attenzione la vicenda degli ex Mercati Generali all'Ostiense dove era previsto uno studentato e un prezzo a cui dovevano essere affittate le case agli studenti. Se per due anni nessuno studente occupa le stanze, c'era la possibilità di vendere le case. E il costruttore ringrazia. E tutto questo viene concordato. Diciamo la verità: se la città come l'avevano immaginata non andava bene potevano rifare il Piano Regolatore, come facevano i romani. Ora avremo la poltiglia urbis e senza nessun controllo partecipato. Come detto l'Urbanistica da bene pubblico, perché la terra e i diritti di superficie sono patrimonio dei cittadini, diventa una specie di “cosa nostra” per chi amministra e costruisce”.

E nel caso dello stadio dell'As Roma a Pietralata cosa accadrà?

“Nulla. Ma lì c'è una cosa divertente. C'è un problema economico perché sul quel terreno ci sono i i nostri soldi serviti soldi , serviti 12 anni fa per espropriare le aree dello Sdo che doveva servire gli uffici pubblici da spostare dal cuore della città alla periferia. Ora che le aree sono stata comperate dal Comune e su queste nascerà un gigantesco centro commerciale la cui copertura è lo stadio. Sono superfici di grande valore realizzate su un'are a verde pubblico e, con una convenzione si cedono gratis per 99 anni. Chi ne avrò la proprietà concessoria potrà venderlo a o affittarle con valore di mercato pagate da noi. E su questo come Tavolo della libera urbanistica solleveremo un problema alla Corte dei Conti che dovrà spiegare se è possibile cedere il suolo pubblico a privati. Oltre alla Corte dei Conti c'è il problema che gli espropri sono stati fatti per interesse pubblico e oggi l'interesse pubblico non c'è più. Chiunque ha avuto un esproprio chiedere indietro l'area o essere indennizzato per il reale valore di mercato. Questa è la bomba urbanistica innescata dal Comune”

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