L'addio alla politica di Schroeder dopo sette anni di governo. Ecco cosa lascia l'ex Cancelliere in eredità ad Angela Merkel

La Germania che inizia la nuova era nel segno di Angela Merkel è ancora forte la figura di Gerhard Schroeder. L'uomo che ha guidato Berlino per sette anni con la coalizione rosso-verde, l'alleanza tra socialdemocratici e i verdi di Joschka Fischer.

La Grosse Koalition, con alla guida la signora venuta dall'Est, anche se si può definire come una vittoria del compromesso tedesco, ha così il non facile compito di invertire il corso della politica e dell'economia di un paese fondamebntale anche per la crescita dell'Unione europea.

Un'alleanza tra Spd e Cdu vista come un mix tra innovazione, con la Ossi figlia di un pastore protestante, cresciuta nell'ex Ddr, prima donna a guidare la Germania, e tradizione, otto ministeri assegnati alla Spd di Schroeder. Più di un segno di continuità in grado di non disorientere troppo l'elettorato.

D'altra parte le inconcludenti elezioni del 18 settembre scorso avevano sottolineato l'imbarazzo dei cittadini tedeschi. Combattuti dalla Lust auf Neue, dalla voglia di novità, di cambiamenti dall'Unione di Centrodestra in sostanza e dalla riconferma di una figura emeblematica della storia della Germania, al di là dei colori politici di appartenenza. Quel Cancelliere Gerhard Schroeder capace di impersonificare i destini di Berlino.

Con l'annuncio ufficiale della sua uscita di scena dall'arena politica, almeno per il momento, cosa lascia in eredità il leader Spd? In politica economica a dire la verità i risultati non sono poi così entusiasmanti, mentre più interessante è lo scenario in politica internazionale. Preoccupanti sono i numero dei disoccupati, vera piaga della Germania del terzo millennio che ha colpito lo stesso esecutivo rosso-verde.

Un dato può essere sufficiente a spiegare la crisi tedesca. Nel 1998 Schroeder aveva indicato nella dimininuzione degli Arbeitslose una delle priorità della sua Amministrazione. A quel tempo il numero di senza lavoro toccava i 4,2 milioni. Una cifra alta ma non quanto lo sforamento dei 5 milioni registrato lo scorso marzo. Numeri che la Germania non conosceva dall'immediato dopoguerra. Il punto più basso dei sette anni di esecutivo. Il numero è poi progressivamente sceso fino ai 4,7 milioni anche se chiaramente non è possibile parlare di una vittoria del governo.

Una delle possibili cause di questa tendenza negativa risiede negli alti costi del lavoro, soprattutto visto che molti settori non sono in grado di reggere la concorrenza con gli altri paesi. Con una delocalizzazione più forte delle imprese nell'Est europa.

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Altro risultato negativo è rappresentato dalla stagnazione economica soprattutto negli anni tra il 2001 e il 2004. Anni che hanno visto una crescita del pil tedesco dello 0,6% all'anno a fronte dell'1,3% dell'Eurozona. Esiste ancora un problema di arretratezza nei Laender dell'ex Ddr, l'est non ha ancora raggiunto gli standard qualitativi della parte occidentale della Germania. In più l'elettorato non ha avuto particolari parole di apprezzamento per la famigerata Agenda 2010, il programma di riforme per lo stato sociale promosso dall'esecutivo Schroeder.

L'ormai ex Cancelliere lascia anche in eredità, ad onor del vero, sempre in campo economico risultati positivi sull'export. La Germania sotto la sua guida è diventata infatti il primo paese esporatatore del mondo con ben 733 miliardi di euro di vendite all'estero.

Da sottolineare anche la linea di Schroeder in politica estera. Berlino si è progressivamente allontanata dall'asse anglo-americano di George W. Bush e Tony Blair. Le politiche dei tre leader hanno sempre registrato più divergenze che congruenze in questi sette anni e la stoccata finale nel giorno del commiato dalla scena politica del Cancelliere (la guerra in Iraq non ha poi prodotto i risultati auspicati e l'accusa sulla gestione dei soccorsi a New Orleans, con Katrina) non è stata atro che l'ennesima conferma. 

Rafforzato l'asse, sulla via del tramonto, franco-tedesco con Chirac anche se in questo senso la Merkel seguirà più la via del riformismo di Blair e il tandem strategico-economico con la Russia di Vladimir Putin. Berlino protagonista anche dell'affaire sulla politica nucleare di Teheran con la composizione della troika con Londra e Parigi e stretto alleato di Ankara e di quel processo di integrazione, priorità della Turchia.

A giudicare da come è stata seguita la vicenda Grosse Koalition dalla stampa tedesca sia di progressista che conservatrice non ci sarebbe stato altro spazio per il Cancelliere in nuovo esecutivo.

Le accuse di arroganza politica hanno decretato la spaccatura netta tra opinione pubblica e leader dell'Spd. Che si potrà consolare, smentito l'intressamento del colosso energetico russo Gazprom, con la presidenza della Bundesrepubblik nel 2009. Una data realisticamente ancora lontana per l'impaziente, di riforme, elettorato tedesco. 

Andrea Pressenda


 


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