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Sinner predestinato: "Agassi 2.0". Ecco quando Jannik è diventato l'incubo di Djokovic
Jannik Sinner - Novak Djokovic (foto Ipa)

Jannik Sinner, il predestinato del tennis italiano. Quella vittoria alle Next Generation ATP del 2019

Jannik Sinner si sta consacrando in queste settimane come possibile (probabile) erede di Novak Djokovic sul trono di primo giocatore del mondo (però chi pensa che Nole voglia abdicare è quantomeno ingenuo). Che lui e Carlos Alcaraz (senza dimenticare Holger Rune) fossero dei predestinati era cosa chiara da diversi anni. La crescita del campione azzurro è stata però graduale, senza strappi. Un passo alla volta, anno dopo anno.

I primi botti nel 2019, quando il tennista nato a San Candido in Trentino Alto Adige - poco più che diciottenne - vince le Next Generation ATP Finals (a Milano in finale con quel De Minaur piegato poi poche ore fa nell'atto conclusivo della Coppa Davis), il torneo dei migliori under 21 al mondo - e viene poi scelto come tennista rivelazione dell'anno. Il suo best ranking? E' top-80 al mondo. Nel 2020 arrivano i quarti di finale al Roland Garros (sconfitto in 3 set dal signore del rosso, Rafa Nadal, dopo aver eliminato un top mondiale del calibro di Alexander Zverev) e il primo torneo vinto: l'Atp 250 di Sofia diventando il più giovane (19 anni, due mesi e 29 giorni) tennista italiano ad aver conquistato un titolo ATP nell'era Open. E i top-40 mondiali sono raggiunti.

Jannik Sinner predestinato del tennis italiano: i quarti di Slam, la semifinale a Wimbledon e il primo Master 1000

Poi il primo grande botto nel 2021 con quattro titoli ATP (i 250 di Melbourne 1, Sofia, Anversa e il primo 500 a Washington), la finale raggiunta nel 1000 di Miami (sconfitto da  Hubert Hurkacz) e il raggiungimento di top 10 mondiali (numero 9 del ranking) con partecipazione alle ATP Finals (dove arriva da riserva e subentra a Matteo Berrettini che si infortuna). Nel 2022 centra 3 quarti di finale negli Slam: prima in Australia (sconfitto in 3 set dal greco Tsitsipas), poi a Wimbledon (battuto da Novak Djokovic dopo essere stato avanti 2 set a 0) infine allo Us Open (perse in 5 set con Carlos Alcaraz che gli annullò un match point, un match da Slind Doors, lo spagnolo poi andò a vincere il torneo).

E siamo al 2023 magico con quattro titoli ATP, semifinale a Wimbledon (persa in 3 set con Djokovic ma lottando molto più di quanto non dicesse il punteggio), il primo titolo Masters 1000 (a Toronto), la cavalcata fino alle finale alle ATP Finals (persa con Djokovic dopo averlo battuto nei gironi) e la vittoria in Coppa Davis in finale contro l'Australia dopo aver eliminato la Serbia di Nole in semfinale.

Jannik Sinner, il predestinato del tennis italiano: gli  'scalpi' di Djokovic, Medvedev e Alcaraz

Quello di Djokovic è l'ultimo scalpo. Ma questo autunno Sinner si era già preso quello di Daniil Medvedev, numero 3 del mondo e sua bestia nera sino a poche settimane fa: il russo conduceva 6-0, prima di perdere due finali (Master 500 Pechino e Vienna) e la semifinale alle Atp Finals. Proprio a Torino ha battuto anche il golden boy danese Holger Rune (che lo aveva sconfitto nei due precedenti confronti, in semifinale a Montecarlo 2023 fa match decisivo su pochi punti al rush finale). Mentre la rivalità con Carlos Alcaraz recita un 2-2 che promette tanti altri epici scontri in futuro.

A conti fatti, l'unico super top mondiale con cui Sinner non ha mai vinto è Rafael Nadal (3-0 per il mancino di Manacor), ma quest'anno i due non si sono mai affrontati a causa dell'infortunio che ha tenuto fuori lo spagnolo per tutta la stagione.

La classifica Atp di Jannik Sinner recita numero 4 del mondo e la sensazione è che il prossimo step sarà 'verso' il numero 1 con vittorie negli Slam annesse.

Sinner, predestinato del tennis italiano: Agassì 2.0. Così Jannik ha svoltato e ora fa tremare il regno di Djokovic

Questi i risultati. Ma la crescita del predestinato Jannik Sinner è stata nel gioco e nell'atteggiamento mentale in questi anni. Il tennista italiano in passato veniva paragonato ad Andrè Agassi per quella dote innata che lo accomuna all'ex kid di Las Vegas nell'attaccare da fondo campo: rapido, solido, in anticipo sulla palla e con una ricerca continua di colpi vincenti.

Ma quello era il primo Sinner. La svolta e l'evoluzione avvenuta in questo ultimo anno e mezzo lo hanno reso tennista ancora più completo. Una scelta coraggiosa datata 2022: quando Jannik decise di cambiare coach per cercare nuove strade nel suo modo di giocare. Non una cosa da tutti, il coraggio di uscire dalla comfort zone per mettersi alla prova. Ecco quindi l'arrivo di Simone Vagnozzi prima (a febbraio) e dell'ex tennista australiano (in versione supercoach) Darren Cahill subito dopo (luglio 2022). Alla ricerca di variazioni vincenti con un pizzico di serve & volley, la crescita e l'efficacia delle discese a rete (grandi miglioramenti in questo settore), il rovescio in slice, oltre all'uso sempre più sapiente della smorzataSenza dimenticare il servizio che ormai fa paura: solida la prima (che corre veloce anche oltre 200 all'ora quando bisogna 'picchiare duro' ma è velenosa quando Jannik la lavora con traiettorie esterne), molto più sicura e meno attaccabile rispetto al passato la seconda.

Dal punto di vista mentale poi sa essere glaciale nei momenti caldi: non teme la pressione, anzi, ha la dote dei grandi campioni di esaltarsi in quelle fasi del gioco.

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