Fedez, è la politica che lo ha invitato a scendere in campo

Fedez in politica? Il dislike ingloba anche alcune penne pesanti. Di' la tua

L'opinione di Gabriele Di Marzo
Fedez 
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Fedez in politica? Nel video di Berlusconi del 1994 vede la politica

Sono sincero: a Fedez in politica, io, non ho mai creduto. E non lo dico oggi che la parodia è servita.
Il futuro potrà sempre smentirmi, parliamo di politica dove la locuzione ‘mai’ risultata quasi anacronistica. L’ultima legislatura docet. Ma la presunta, ripeto improbabile, vera discesa in campo di Fedez non è, esattamente, il focus di questo pezzo. Ne è la scintilla, non di certo la miccia.

 

La politica e i politici, comunicano ormai, attraverso i più disparati canali a loro disposizione: interviste, televisioni, comizi in piazza (molto ridimensionati, per ovvi motivi, nell’ultimo biennio) e social network. Non scendo nelle viscere di quest’ultimo che, oggettivamente, risulta ormai lo strumento più abusato per comunicare e comunicarsi.

 

Nel suo primo video parodia, il celebre cantante non è in una diretta social, tantomeno in uno studio televisivo. È seduto dietro una scrivania a scimmiottare un momento preciso: la discesa in campo di Silvio Berlusconi datata 1994. Quella che convinse gli italiani dopo l’apocalisse giudiziaria della Prima Repubblica.

E Fedez si ferma proprio a quello. Si rifà a quel momento, perché li ci vede la politica. Discutibile o meno, condivisibile o non. Questo è il punto. Quel momento incarna l’ultimo vero momento di comunicazione politica dell’ultimo trentennio. Dopo ricordiamo abbracci e balconi. Nulla di così forte. E se l’obiettivo è colpire i politici, non puoi mirare altrove.

Fedez punta il mirino in quella direzione, perché è la più popolare. È la discesa in campo politica più ricordata degli ultimi 30 anni.

Non replica lo ‘’Tsunami Tour’’ di Beppe Grillo con relative piazze stracolme. Nemmeno urla ed abbracci su un balcone istituzionale. Non lo fa per un motivo semplice: li, forse, siamo già in una dimensione altra ed oltre. Il focus diventa la discesa in campo berlusconiana perché la strada di mezzo è proprio quella. Non più il tono aulico e difficile da prima repubblica, ma neanche colloquiale e smart da terza. La politica, oggi, già parla il linguaggio di Fedez. Non nel contenuto, si intenda. La politica oggi, con Fedez, già si scontra. Che è pur sempre una forma di dialogo.

Ed è evidente che i social, in tutto questo, si siano scatenati. Prevedibile.

Stavolta il dislike non può che andare alla politica che, nelle ultime due settimane, ha mostrato i muscoli mediatici a Fedez. Lo ha invitato, davvero, a scendere in campo. Senza temerlo. Sulla cresta dell’onda per aver fatto una sola cosa: registrare il dominio fedezelezioni2023.it con scadenza, tra le altre cose, a Novembre 2022.
Ma il cerchio del dislike è obbligato ad allargarsi procedendo oltre la politica ed inglobando alcune penne pesanti. Quell’inchiostro che ha fatto editoriali ed ampie riflessioni condite con retroscena da transatlantico. È per questo che Fedez, come lancio principale del suo nuovo disco, non può scimmiottare l’attuale panorama politico. Quest’ultimo, da solo, ci riesce già troppo bene.