Green pass misura necessaria, ma pragmatismo non mistifichi totalitarismo

La propria libertà finisce dove inizia quella degli altri

L'OPINIONE di Ernesto Vergani
Giancarlo Giorgetti Lapresse
Lo sguardo libero
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Dal 10 ottobre l’obbligo del green pass sarà esteso ai lavoratori di uffici pubblici, bar e ristoranti e attività sportive, mentre ne restano esclusi per ora quelli delle aziende private in attesa degli accordi coi sindacati. È naturale che si accendano le polemiche tra chi è favorevole al documento emesso dal ministero della Salute, come coloro che lo sono perché credono nella medicina e nella scienza, e quelli che sono contrari, che cioè avversano e paventano il “totalitarismo sanitario” (quanti si oppongono per ragioni anti-scientifiche sembrano degni di poca considerazione proprio perché i loro argomenti non sono scientifici).                    

La propria libertà finisce dove inizia quella degli altri, quindi sembra condivisibile la tesi secondo cui il non vaccinarsi limita la libertà degli altri di frequentare in sicurezza luoghi pubblici, tuttavia per un vero liberale il totalitarismo va sempre (per principio) censurato. Che fare? La scelta pragmatica sembra la sintesi più ragionevole. Come dice il ministro Giancarlo Giorgetti: “Bisogna essere pragmatici, il green pass è una misura necessaria”. Altro discorso - si pensi al pragmatismo in nome del quale Joe Biden ha giustificato il ritiro dei soldati Usa dall’Afghanistan scagliando il Paese nel peggior anacronistico Islam -  è  che, vista la piega dei tempi, il pragmatismo, provvedimento per provvedimento, non dissimuli nuove forme, anche inconsapevoli, di totalitarismo.