Israele si fermi: la verità germoglia dalla terra, non dal sangue

Di Ernesto Vergani

Benjamin Netanyahu, primo ministro di Israele

Lo sguardo libero

Il 7 ottobre 2023 è una ferita ancora aperta. La responsabilità della guerra a Gaza è di Hamas, che fa un uso cinico e crudele dei civili come scudi umani. Israele non ha scelto questa guerra: ha risposto a un’aggressione barbara e a un nemico che disprezza la vita. Non è un genocidio. Ma dopo mesi e mesi di bombardamenti, di uomini e donne, e soprattutto di bambini che muoiono di fame, è ora che Israele si fermi.

Questo non ha nulla a che vedere con l’antisemitismo, che ricompare oggi sotto nuove, ambigue maschere. Ogni riflusso antisemita è odioso e infame. Anche solo culturalmente — perfino, paradossalmente, per un ateo — bisogna ricordare che Dio è ebreo. Non nel senso confessionale, ma come radice assoluta del monoteismo. È il Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe. Il Dio che ha fondato la coscienza morale dell’Occidente. Criticare Israele, oggi, deve significare chiamarlo a essere se stesso, non negarne la legittimità né infangarne la storia.

Nella mistica ebraica si insegna che l’aspirazione verso il Creatore si chiama Israele. Dio stesso dice a Giacobbe, dopo una lotta spirituale: “Hai lottato con Dio e con gli uomini, e hai prevalso”. Israele non significa dominio, ma tensione verso l’alto, ricerca, desiderio di pace. Una pace che, nei testi cabalistici, si manifesta in due forme: quella di Giacobbe, come armonia interiore tra forze opposte; e quella di Giuseppe, come fondazione concreta che sostiene e nutre la vita. Oggi a Gaza i bambini muoiono di fame. Dov’è Israele? Dov’è quell’identità spirituale che la tradizione definisce come “il punto nel cuore”, la scintilla divina che guida ogni anima verso la verità?

Benjamin Netanyahu dichiara di voler garantire la sicurezza dello Stato ebraico — ed è un dovere legittimo, per ogni nazione. Ma la sicurezza non può trasformarsi in assuefazione all’orrore. Lo Zohar insegna che le forze impure non producono alcun frutto spirituale. Tutti i principali leader occidentali — da Emmanuel Macron a Giorgia Meloni, da Friedrich Merz a Keir Starmer, da Donald Trump a Ursula von der Leyen — premono su Israele perché si fermi. A partire dalla pace, Israele riscopra i quattro “angeli” del Salmo 85, che secondo il Midrash accompagnarono Dio nella decisione di creare l’uomo. È ora che l’Israele biblico prevalga su quello bellico: “La verità germoglierà dalla terra e la giustizia si affaccerà dal cielo” (Salmo 85,11).

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