Macron e Meloni, così lontani così vicini

Di Ernesto Vergani

Emmanuel Macron e Giorgia Meloni

Lo sguardo libero

L’8 settembre 2025 sarà ricordato come l’“8 settembre francese”. Per la prima volta nella storia della Quinta Repubblica, un governo è caduto non per una mozione di sfiducia dell’opposizione, ma su iniziativa del suo stesso premier. François Bayrou ha chiesto la fiducia e non l’ha ottenuta: 364 voti contrari, 194 favorevoli. Un gesto d’orgoglio che si è trasformato in autogol.

Dietro lo scivolone Bayrou c’è la crisi del presidente Emmanuel Macron. Aveva costruito un centrismo liberale ed europeista, convinto di incarnare la Francia. Un progetto senza radici, percepito come elitario, troppo legato ai diritti individuali e all’immagine presidenziale. Macron non ha eredi, né un partito strutturato.

Intanto la realtà economica incombe: debito al 114% del Pil, deficit da 51 anni consecutivi, 60 % dei titoli di Stato in mani straniere. L’austerità promessa da Bayrou - 44 miliardi di euro di tagli, pensioni congelate, stop a due festività - non ha convinto né l’Assemblea, paralizzata dai veti incrociati, né le piazze, dove cresce l’onda del “blocchiamo tutto”.

Ed ecco il paradosso: l’Italia, accusata per decenni di ingovernabilità, oggi appare più stabile della Francia. Giorgia Meloni guida un governo con un debito ancora più alto, ma che tiene grazie a una tradizione politica radicata e a un rapporto pragmatico con Bruxelles. Non si tratta di un “partito personale”, ma dell’ultimo volto di una destra che attraversa la storia repubblicana.

Poi c’è il convitato di pietra: Marine Le Pen. C’è chi la immagina come la “nuova Meloni”, ma è un’illusione. La leader del Rassemblement resta antisistema, mentre Meloni governa dentro il sistema, anche a costo di compromessi. Macron, con la sua scommessa solitaria, ha rafforzato Le Pen; Meloni, grazie alla sua scommessa di continuità, ha reso l’Italia meno fragile.

Così, oggi, i due leader appaiono insieme vicini e lontani. Vicini perché entrambi incarnano in prima persona il loro ruolo politico, lontani perché uno sta probabilmente esaurendo il credito del proprio carisma personale, mentre l’altra ha trovato forza nelle radici di una tradizione politica.

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