Milano sotto inchiesta: dal merito al rischio di una città solo “premium”
Il sindaco di Milano Giuseppe Sala (67 anni)
Non serve essere giustizialisti — come sottolinea Giorgia Meloni — né sostenere un garantismo a corrente alternata, come affermano Guido Crosetto, Maurizio Lupi e Matteo Salvini. Non si chiede il processo politico, ma non si può ignorare un’inchiesta seria. E non c’è dubbio: Giuseppe Sala è una persona stimata per la sua onestà, e nessuno lo contesta per partito preso.
La gravità delle contestazioni
Quella in corso è un’inchiesta che colpisce al cuore la macchina urbana: 74 persone indagate. La Procura ha richiesto sei misure cautelari, tra arresti domiciliari e detenzione in carcere. Tra i destinatari figurano Giancarlo Tancredi, assessore alla Rigenerazione urbana del Comune di Milano, e Manfredi Catella, imprenditore e presidente del gruppo immobiliare Coima. Diverso è il caso di chi risulta indagato: tra questi il sindaco Sala, Giuseppe Marinoni, ex presidente della Commissione Paesaggio, e l’architetto Stefano Boeri. Secondo la Procura, Marinoni avrebbe incassato circa 400.000 euro per 13 episodi di presunto conflitto di interessi, legati a incarichi professionali ricevuti da società i cui progetti venivano poi esaminati dalla Commissione da lui presieduta. Ancora più rilevanti le cifre che riguardano Alessandro Scandurra, anche lui architetto, ed ex componente della stessa Commissione Paesaggio. Secondo l’accusa, con lo stesso schema di conflitto d’interessi, Scandurra avrebbe ricevuto oltre 2,5 milioni di euro da diverse società immobiliari. Gli interventi interessati da queste operazioni comprendono alcune tra le aree più strategiche del capoluogo lombardo: Porta Nuova, lo Scalo Romana (che ospiterà il villaggio olimpico per Milano-Cortina 2026), l’Arena di Santa Giulia e l'area attorno a San Siro. Alcuni cantieri risultano già bloccati o sotto sequestro.
Merito e PIL: Milano e il suo modello
Milano è la città del merito. Con circa il 5% del PIL nazionale, attrae talenti, studenti, investimenti: è cosmopolita, universitaria, tecnologica, infrastrutturata. Ha costruito il proprio successo sull’apertura, sulla competenza, sulla capacità di innovare. Ma quando il merito si trasforma in corsia riservata, diventa privilegio. Una “Milano solo premium”, dove a godere delle opportunità sono soltanto i più forti economicamente. La ricerca di crescita, spinta da ambizione e velocità, può portare a scorciatoie procedurali e zone grigie oggi all’esame della magistratura. È in discussione un modello di sviluppo urbano. Operai costretti a lasciare la città, agenti di polizia a vivere in caserma, insegnanti ospitati presso affittacamere: mentre i grattacieli diventano vetrine inaccessibili. Lo ha detto con chiarezza Maurizio Lupi: “Milano espelle”. A peggiorare il quadro la legge nazionale che consente ai super‑ricchi, “neo‑residenti”, di pagare solo fino a 200.000 euro all’anno sui redditi esteri, a fronte di patrimoni che possono valere milioni: un meccanismo che rischia di trasformare Milano in una sorta di paradiso fiscale, attirando capitali e incrementando la pressione sui prezzi e sugli affitti
Cosa serve ora
Sala e la sua giunta devono andare in Consiglio a chiarire le scelte, senza alibi politici ma fornendo risposte concrete. La Procura, per parte sua, continuerà a svolgere il proprio compito di accertamento, separando responsabilità personali da scelte politiche: da qui arriverà la verità su chi ha agito con dolo e chi no. La città, infine, deve trasformare questo momento in una sfida civile: non demolire i grattacieli, ma ripensare l’ascensore sociale. Milano deve continuare ad essere la città del merito, non della rendita. Ha dimostrato di saper rinascere: da “Milano da bere” e Tangentopoli, fino all’Expo e allo skyline, resta la culla delle opportunità. Ora servono chiarezza, inclusione e rigore.