Referendum, quorum e astensione: cosa dicono i costituzionalisti

Di Ernesto Vergani

La premier Giorgia Meloni andrà al seggio, ma senza ritirare le schede (foto Lapresse)

Lo sguardo libero

L’8 e 9 giugno si vota per cinque referendum abrogativi. In Italia, questi referendum sono disciplinati dall’articolo 75 della Costituzione. Il meccanismo è chiaro: la consultazione è valida solo se vota la maggioranza degli aventi diritto. Se il quorum non viene raggiunto, il referendum non ha effetto e la legge sottoposta a voto resta in vigore. In questo contesto, anche non votare è una possibilità prevista dall’ordinamento.

Dalle analisi di diversi costituzionalisti emergono tre elementi centrali.

1 - Il quorum è una condizione di validità, non un ostacolo.

Il quorum serve a garantire che l’abrogazione di una legge avvenga solo con un livello sufficiente di partecipazione. Impedisce che una minoranza particolarmente attiva possa modificare norme generali senza un coinvolgimento largo. L’articolo 75 è chiaro: senza quorum, il referendum è nullo. È una clausola di legittimità, non uno strumento per bloccare la volontà popolare.

2 - L’astensione ha un effetto giuridico preciso.

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha dichiarato che andrà al seggio ma non ritirerà le schede. Per Stefano Ceccanti, professore di Diritto pubblico comparato alla Sapienza, questo equivale a non votare: “Non ritirare alcuna scheda è come non essere andati a votare” (Quotidiano.net, 3 giugno). Ceccanti ha spiegato anche che è possibile ritirare solo alcune schede e non altre. Si tratta della cosiddetta astensione selettiva, ammessa dal sistema. In un referendum con quorum, l’astensione – totale o parziale – contribuisce al conteggio finale. Se l’affluenza resta sotto la soglia, il referendum non è valido. Ceccanti non promuove questa strategia, ma ne chiarisce il funzionamento giuridico.

3 - Se il quesito non è comprensibile, l’astensione può essere una scelta prudente.

Valerio Onida, ex presidente della Corte costituzionale, pose il tema della chiarezza dei quesiti: “Un cittadino non può votare se non capisce che cosa gli si chiede” (Il Fatto Quotidiano, 14 maggio 2022). Non è un invito diretto all’astensione, ma un richiamo alla qualità della consultazione. Se un quesito è tecnico, ambiguo o poco leggibile, non votare può essere una forma di cautela.

C’è anche chi sostiene la necessità della partecipazione, anche critica. Gaetano Azzariti, professore di Diritto costituzionale alla Sapienza, invita a non restare fuori: “Non rinunciare a decidere, aprire una breccia” (il manifesto, 24 maggio).

Infine, Giovanni Sartori, politologo, autore del celebre “Democrazia: cosa è” (1993), sosteneva che il quorum è una barriera necessaria per evitare che pochi decidano per tutti. La partecipazione resta fondamentale, ma anche l’astensione consapevole rientra nelle possibilità offerte dalla democrazia rappresentativa, secondo le regole della Costituzione.

 

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