Giovani senza difese, esplodono le infezioni sessuali tra i minori. E tutto parte dall'assenza di educazione

In Europa la scuola ha un ruolo nella sanità pubblica attraverso la prevenzione, mentre in Italia ci sarà dalle medie la possibilità di parlare di educazione sessuale previo permesso dei genitori

Di Tiziana Rocca
Rocca sbrocca

Giovani senza difese, esplodono le infezioni sessuali tra i minori

Mentre nelle scuole italiane parlare di sesso e affettività resta un argomento sospeso tra le discussioni, è di ieri la notizia che, nel ddl Valditara sul consenso informato, è stato fatto cadere il divieto stabilito per le scuole medie (previo consenso dei genitori sui temi trattati) ma rimane quello per quelle dell’infanzia e le elementari, tra le corsie ospedaliere e gli ambulatori pubblici si registra una crescita allarmante delle infezioni sessualmente trasmissibili tra gli adolescenti.

A Roma, medici e operatori denunciano un aumento costante di casi di clamidia, gonorrea e persino HIV tra i minori: rapporti precoci, assenza di protezione, abuso di sostanze e una totale disinformazione sui rischi. Si parla di un vero boom di contagi tra i minori, con casi di rapporti sessuali già a 12 anni e totale assenza di protezione. A ciò si somma l’uso crescente di sostanze che abbassa la percezione del rischio e moltiplica i comportamenti pericolosi. Secondo i bollettini di sorveglianza ISS in Italia dal 2022 al 2024 per la fascia 15-24 anni è stata registrata una crescita di clamidia del 21%, dell’83% di gonorrea, e della sifilide del 25% e un incremento di casi precoci tra gli under 15. Anche in Francia, secondo i dati nazionali per il periodo più recente di riferimento 2022-23 i tassi segnalati sono elevati con gonorrea a +91% e la sifilide in ripresa dopo anni di calo.

In Spagna, secondo i rapporti nazionali nel 2023 i casi segnalati di clamidia sono in aumento e quelli gonorrea segnano un + 41% rispetto all’anno precedente mentre la  sifilide segna un +21% con cluster maggiori tra i 20 e i 34 anni, anche se, i 15-20 contribuiscono in modo elevato per casi di clamidia. Nel Regno Unito (dati UKHSA), nel 2024 il 46% di tutte le diagnosi sono di clamidia (in passato si sono verificati tassi molto elevati per fascia 15-24 anni), nel 2024 la gonorrea è in calo rispetto al 2023 anche se storicamente caratterizzata da altissimi picchi mentre nella sola Inghilterra si è verificato il caso più alto di contagi di sifilide dal 1948. Infine, in Germania i dati a campione per regione indicano numeri più contenuti ma una crescita tendenziale negli ultimi anni di contagi di malattie trasmissibili sessualmente.

L’aumento delle malattie sessualmente trasmissibili tra i giovani non è solo un problema clinico ma il riflesso di una fragilità educativa e culturale. E dove mancano informazione, dialogo e prevenzione, aumenta la vulnerabilità. L’Italia, infatti, è uno dei pochi Paesi europei a non avere ancora un programma nazionale obbligatorio di educazione sessuale e affettiva. Nel frattempo, però, la realtà corre più veloce e molti ragazzi e ragazze entrano in contatto con la sessualità molto prima di avere le informazioni necessarie per proteggersi. L’assenza di un’educazione strutturata lascia spazio a una formazione improvvisata  dove, spesso, la pornografia on line fa da manuale di riferimento e i social network da educatori emotivi.

In Europa molti Paesi hanno trasformato l’educazione affettiva in una politica pubblica strutturale. In Francia, per esempio,  dal 2025 è obbligatorio in tutte le scuole il programma nazionale EVARS (educazione alla vita affettiva di relazione e sessuale), con moduli differenziati per età e formazione specifica per gli insegnanti. In Spagna, l’educazione sessuale e affettiva è prevista per legge e collegata alle politiche di parità e consenso. Nel Regno Unito la “Relationship and Sex Education” (RSE) è obbligatoria dal 2020 e ogni scuola deve garantire lezioni su contraccezione, consenso e salute affettiva e tramite le cliniche della salute sessuale vengono offerti test gratuiti e in anonimato. La Germania, da decenni integra l’educazione sessuale nei curricula regionali con programmi basati su dati clinici e studi nazionali sul comportamento giovanile. Questo perché in questi Paesi la scuola è considerata parte integrante della sanità pubblica.

In Italia le strutture pubbliche dedicate sono poche e i consultori sono spesso sotto organico con la conseguenza che molti adolescenti in Italia hanno difficoltà di accesso ai servizi. Non sanno dove fare un test, non conoscono i centri per le infezioni sessuali, spesso, non hanno possibilità di parlarne con un adulto di fiducia. Sarebbe importante effettuare un monitoraggio epidemiologico costante con la raccolta di dati per fascia di età e territorio affiancato da un piano di educazione sessuale e affettiva introdotto in maniera graduale dalle scuole primarie di pari passo con una formazione specifica per il corpo docente. Poi, se vogliamo comunicare con gli strumenti utilizzati dei giovanissimi si possono programmare campagne pubbliche mirate ai social network luogo dove i ragazzi si informano davvero.

Insomma, nei più importanti Paesi d’Europa, la scuola insegna che conoscere il proprio corpo significa prendersene cura, che l’amore è anche responsabilità, che il desiderio non è peccato ma un linguaggio da imparare. E mentre noi discutiamo se sia troppo presto per parlare di sesso, i nostri ragazzi crescono troppo in fretta ma senza parole per capire ciò che vivono. Educare, a mio avviso, non significa turbare l’innocenza ma proteggerla dalla paura, dall’ignoranza e dall’abbandono. Forse un giorno saranno i nostri stessi figli, consapevoli di questo e della realtà che li circonda, a chiederci di rompere certi divieti che noi adulti non abbiamo avuto il coraggio di superare.

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