Deficit di attenzione e iperattività, bimbo strappato alla madre a San Marco Argentano. Si muove il Garante per l'infanzia
Bambino ADHD prelevato con la forza dalla madre a San Marco Argentano, un provvedimento che fa discutere e pone dubbi su una scelta che appare sproporzionata
Si muove il Garante per l’infanzia e adolescenza della regione Calabria
Un episodio riportato da alcune testate locali ha scosso l’opinione pubblica calabrese: un bambino con diagnosi di ADHD (Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività) è stato prelevato con la forza dalle forze dell’ordine, in esecuzione di un provvedimento che lo ha, di fatto, strappato alla madre.
Un atto che solleva pesanti interrogativi sulla gestione dei minori da parte delle istituzioni. Il piccolo, già fragile per la sua condizione, avrebbe subito un ulteriore trauma: separato senza preavviso, senza un percorso graduale, senza la minima attenzione al suo benessere psicologico. La madre, che si stava impegnando per garantire cure e assistenza al figlio, si è vista privata del bambino come fosse una criminale.
Al momento, non si conoscono i dettagli del provvedimento, ma secondo le ricostruzioni giornalistiche, il bambino sembra avere un quoziente intellettivo sopra la media ed essere seguito regolarmente da un centro di psicoterapia infantile. Tuttavia, ci sarebbe stato un corto circuito a livello scolastico-istituzionale.
Secondo uno dei legali della famiglia, “dal clima scolastico non inclusivo sarebbe nato un esposto ai Servizi Sociali, che invece di garantire una corretta presa in carico del caso per favorire l’inclusione scolastica, hanno richiesto l’intervento del Tribunale dei Minori di Catanzaro, che ha affidato il bambino agli stessi Servizi Sociali”. Questi ultimi hanno quindi trasferito il bambino presso una struttura rieducativa per minori, solitamente destinata a ragazzi privati della famiglia e provenienti da situazioni di grave disagio.
Ci sarebbero tante domande a cui rispondere. Su tutte: qual è il reale pericolo che giustifichi un intervento così brutale? E perché non è stato privilegiato un sostegno alla madre piuttosto che una separazione tanto dolorosa?
A sollevare il caso è stato Antonio Marziale, Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza della Regione Calabria, che con una nota ha parlato di un provvedimento: “eccessivo e sproporzionato”, chiedendo maggiore trasparenza nelle procedure che portano all’allontanamento dei minori, e affermando di voler portare la vicenda all’attenzione dei Ministeri della Giustizia e della Famiglia.
In Italia, infatti, l’allontanamento di un minore dalla famiglia è previsto solo come “extrema ratio”, ossia quando vi è un pericolo concreto e documentato. Inoltre, la legge prevede che si privilegi la tutela psicologica e che siano rispettati i diritti della famiglia, inclusa la possibilità di difendersi e essere ascoltati.
Resta da chiarire se queste condizioni siano state rispettate, perché tale vicenda, anziché proteggere, potrebbe avere aggiunto sofferenza al bambino.
Secondo gli esperti di un’associazione di genitori: “Un bambino ADHD non è un bambino a rischio, ma ha bisogno di stabilità e aiuti mirati, e allontanarlo senza preparazione può distruggerlo più che proteggerlo.”
Questo episodio riapre il dibattito nazionale su come gestire i casi di minori con disturbi neuropsichiatrici in famiglie fragili. Il rischio è che lo Stato intervenga con la forza, dove invece sarebbero necessari più servizi e percorsi personalizzati.
Non è la prima volta che accadono casi del genere: racconti di bambini sottratti con modalità molto dure, giustificate da provvedimenti che spesso si rivelano sproporzionati. Lo Stato deve proteggere i bambini!
Ma, spesso, quando mancano i servizi adeguati, si sceglie la via più infelice e dolorosa: portare via un figlio distrugge il legame con la madre e aggrava la sofferenza. Questo caso è un campanello d’allarme che suona alle orecchie di tutti noi. In attesa di un chiaro segnale dalle Istituzioni, rimane una sensazione di amarezza e disagio per questa vicenda che chiede verità e giustizia, ma soprattutto rispetto per chi non può difendersi da solo.