Green pass, dietrofront del governo. Il controllo dell'identità va effettuato

La circolare del Viminale concordata con Palazzo Chigi. Se il certificato è falso paga solo il cliente, discrezionalità per l'esercente in caso di dubbi

Coronavirus
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Green pass, dietrofront del governo. Controllo identità va fatto

Il Coronavirus in Italia continua a far paura. Lo dicono i numeri, la variante delta ormai domina su tutto il territorio e gli ospedali hanno ripreso a riempirsi, complice la campagna vaccinale che a causa delle vacanze estive ha subito un brusco rallentamento.

Alcune Regioni rischiano già di tornare in zona gialla: Sicilia, Sardegna e Calabria su tutte. Il governo, intanto, - si legge sul Corriere della Sera - fa dietrofront sul green pass. Anche ai ristoratori è affidato il compito di controllare le identità dei clienti. Una circolare del Viminale chiarisce la norma.

Il documento viene firmato in serata dal capo di gabinetto della ministra Luciana Lamorgese, il prefetto Bruno Frattasi, dopo consultazioni e verifiche incrociate tra il ministero dell’Interno, quello della Salute e Palazzo Chigi.

Il decreto - prosegue il Corriere - individua due fasi: «La prima consiste nella verifica del possesso della certificazione verde da parte di chi intende accedere alle attività. La seconda nella dimostrazione della propria identità mediante un documento che ha come scopo contrastare i casi di abuso o di elusione». Frattasi chiarisce che la seconda «non ricorre indefettibilmente» perché è «a richiesta dei verificatori» e quindi «dei pubblici ufficiali nell’esercizio delle relative funzioni». Per gravi violazioni si rischia grosso, fino alla chiusura del locale.

Per i grandi eventi e gli stadi il Viminale chiarisce: «Possono essere abilitati alle verifiche i cosiddetti steward, ossia il personale iscritto negli appositi elenchi dei questori, il cui impiego in servizi ausiliari delle forze di polizia è previsto negli impianti sportivi".