Green pass, in caserma pesanti discriminazioni. La protesta dei sindacati

Green pass, "militari obbligati a uscire dalla mensa e a recarsi in aree riservate dopo aver fatto la fila coi loro colleghi con la tessera verde"

Coronavirus
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Pesantissime forme di discriminazione sono messe in atto contro i militari e gli appartenenti all'Arma dei carabinieri che liberamente hanno scelto di non sottoporsi alla vaccinazione non obbligatoria e che quindi sono sprovvisti di green pass. A denunciare sono ancora i sindacati. Luca Marco Comellini del sindacato dei Militari, Pasquale Valente (sindacato finanzieri democratici - SFD), Giuseppe De Finis (federazione lavoratori militari - FLM).

Si stanno verificando delle situazioni surreali, illogiche, che vedono i militari in questione obbligati a uscire dalla mensa per recarsi nelle aree a loro riservate dopo aver fatto la fila assieme ai colleghi muniti del certificato verde, sia per accedere al refettorio sia per ritirare il pasto.

Questi uomini e donne, sebbene non siano né in guerra né in qualche teatro operativo all'estero, sono costretti a mangiare in condizioni precarie sia dal punto di vista della sicurezza che dell'igiene, come dimostrano alcune delle eloquenti foto pubblicate sui profili social del Sindacato dei Militari, che si aggiungono a quelle pervenute dai tesserati alla FLM, e SFD.

"Abbiamo sentito spesso il presidente Mattarella - continuano i sindacati - parlare di un obbligo morale per sostenere la campagna di vaccinazione ma non lo abbiamo mai sentito invocare con la stessa forza il rispetto della dignità e dei diritti di coloro che liberamente hanno scelto di non vaccinarsi. Così questo vuoto istituzionale viene colmato con il ridicolo delle grottesche sceneggiate messe in atto, ad esempio,  presso il Comando Brigata Alpina Julia o all'82 Reggimento Fanteria Torino, dove il recinto riservato ai novelli reietti è stato coperto con reti mimetiche, forse nel disperato tentativo di tutelarne la privacy.

Tutto ciò è inaccettabile. Se il Capo dello Stato non può o non vuole intervenire per evitare che questa situazione possa degenerare oltre il limite della decenza e della civile convivenza, se non sente l'obbligo morale di difendere i diritti di coloro, cittadini italiani, che hanno liberamente scelto di non sottoporsi alla vaccinazione -che non è in alcun modo obbligatoria ma che la si vuole rendere tale non con una legge ma con un atto di estrema arroganza istituzionale- allora non resta che ammettere il fallimento delle istituzioni e sperare che la prossima tessera non sia quella firmata da qualche podestà."