Super Green Pass, il buco di colf e badanti che rischia di diventare voragine

Tutti i lavoratori, con l'obbligo del Green Pass, hanno una figura che certifichi, appunto, la loro tessera verde. Ma nel caso dei collaboratori domestici?

di Ulisse Spinnato Vega
Coronavirus
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Green pass, buco del governo per badanti e colf: nessuno controlla i certificati dei collaboratori domestici

Nella foga di estendere il “Super green pass” a chiunque, la bozza del decreto varato ieri dal Cdm ha un buco che rischia di trasformarsi in una voragine, se non viene subito chiuso prima di mandare il testo in Gazzetta ufficiale.
Si tratta dell’estensione dell’obbligo di detenere la carta verde ai collaboratori domestici, quindi a colf, badanti e baby sitter. Di fatto, queste categorie vengono equiparate dal provvedimento al lavoratore privato. In fabbrica, in bottega e in ufficio, però, c’è un datore che può verificare o delegare qualcuno ad accertare. In casa, invece, chi controlla?
 
Toccherebbe al familiare della persona assistita, certo. Ma la sorella, il figlio o il nipote non sempre vivono nella stessa abitazione di chi riceve cura. Peraltro, il decreto non specifica nulla su come un normale cittadino debba attrezzarsi per verificare l’autenticità del green pass del suo collaboratore domestico. Inoltre, il problema potrebbe pure essere considerato trascurabile a fronte di una colf vaccinata che, dunque, detiene una certificazione verde di lunga validità da controllare una sola volta. Invece, ad oggi, la maggior parte di queste figure professionali non ha la copertura vaccinale e dovrà quindi far ricorso a continui tamponi per lavorare, con esborsi che facilmente rischiano di far schizzare le tariffe alle stelle o di mandare in perdita l’attività.

Un dato eloquente, in tal senso, arriva dal trevigiano: secondo le cooperative di collocamento dell’area, almeno il 70% delle badanti non è munito di green pass e non intende affatto vaccinarsi. Dunque, le agenzie alle quali normalmente le famiglie si rivolgono per avere un supporto rischiano di non poter fornire personale.

Molte colf o baby sitter, peraltro, sono proprio impossibilitate a vaccinarsi in Italia, tante lavorano in nero oppure si sono sottoposte al ciclo di copertura nei Paesi di origine, spesso ricorrendo al preparato russo Sputnik che non è riconosciuto in Ue e non dà diritto alla certificazione verde.
Si tratta insomma di un problema potenzialmente esplosivo che deve essere proprio sfuggito al “governo dei migliori”. Urge dunque correzione immediata di rotta.