Qualità della vita in Italia? Il Covid insegna che la ricchezza non c'entra

Le domande sul primato della classifica per "Ricchezza e consumi" e per "Affari e lavoro" che è necessario porsi

L'opinione di Marco Palmisano*
Costume
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E’ solo di ieri la notizia che Milano torna ad essere tra le prime città per la qualità di vita nella speciale classica stilata dal Sole 24 ore. La capitale lombarda è seconda solo dietro a Trieste e nelle motivazioni si legge testualmente che il primato è raggiunto per “Ricchezza e consumi” e per “Affari e lavoro”.

Una domanda sorge però spontanea. Siamo cosi sicuri che qualità della vita coincida davvero con la ricchezza, gli affari e i consumi…? Il dubbio è lecito, anzi; in questi tempi di post Covid forse è ancor più che lecito, addirittura necessario.

Questi tempi di Covid ci hanno insegnato che la qualità della vita è innanzitutto salute - nel senso più ampio del termine - relazioni umane autentiche, dagli affetti familiari fino agli amici e ai conoscenti più cari, e infine impegno civile per il bene comune, la solidarietà che dà senso alla nostra vita. 

Abbiamo poi anche imparato che bisogna essere sempre grati al destino e al buon Dio quando ci dona tutte queste cose in abbondanza. Ed essere umili per la paura di perderli. NON è cosi?

E allora, con buona pace del Sole 24 ore, è giunto forse il tempo nel quale recuperare con forza la vera qualità della vita, che non è fatta da Ricchezze e consumi, ma da pace e serenità con sé stessi e con gli altri. Ora et labora era il motto di San Benedetto che coi suoi monaci e con la sua regola di vita ha contribuito fino al tardo medioevo a far rinascere una civiltà europea ormai schiacciata da immoralità e sete di possesso.

Giunge forse il tempo quindi anche per noi di tornare alla semplicità di questa regola, in modo che la nostra vita non dipenda sempre e soltanto da indicatori economici, ma anzitutto da quelli etici e culturali.

Presidente Club Santa Chiara*