Visita al Sundance Mountain, il "buen retiro" di Robert Redford - FOTO

Da 50 anni è il paradiso della star di “Butch Gassidy”, “La mia Africa”, “Brubaker”, “Proposta indecente” e “Spy Game”

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Intervista a Blain Wilkey, manager del resort nella "Redford Valley"

Talvolta il potere della Settimana arte (e la visibilità che essa può fornire ai suoi illustri protagonisti), se usato con saggezza e pragmatismo può donare ad un’intera comunità frutti sorprendenti ed inimmaginabili. E’ il caso del “biondo” per antonomasia di Hollywood, l’antidivo Robert Redford, uno degli attori più amati di sempre, protagonista di pellicole che hanno lasciato il segno nella storia del cinema planetario degli ultimi 50 anni: da “La stangata” a “Brubaker”, da “La mia Africa” a “Il Castello” passando per “Leoni per agnelli”. Il 1969 è l’anno in cui esce nelle sale il capolavoro “Butch Cassidy” diretto da George Roy Hill, lungometraggio pluripremiato agli Oscar interpretato da uno strepitoso Paul Newman (nel ruolo di R. LeRoy Parker alias “Cassidy”) e Robert Redford nei panni del suo compare di banda detta “Il Mucchio Selvaggio” (che ha imperversato nelle aree occidentali degli USA tra la fine dell’800 e i primi del ‘900), il fuorilegge Harry Alonzo Longabaugh, conosciuto come “Sundance Kid”, considerato all’unanimità l’ultimo grande pistolero del vecchio West.

Soprannome, va detto, derivante dai 18 mesi di prigione che dovette scontare nel penitenziario di Sundance, in Wyoming. Poco dopo il successo del movie, il giovane Redford acquista un elevato numero di acri (pare attorno ai 500) nel cuore dello UTAH, a Provo Canyon su North Fork, un’ora di auto da Park City & Salt Lake City, incastonato in una cornice da sogno tra boschi rigogliosi, tramonti da cartolina, cime innevate e tipica fauna locale. Dapprima Redford ci costruisce un Resort dallo stile country–lusso, con 100 tra camere, cottage, appartamenti e chalet sparsi nella cospicua tenuta per poi – all’inizio degli anni ’80 – fondarci un vero e proprio “Film festival” tramite l’organizzazione no-profit “Sundance Institute”. La struttura ricettiva la chiama “Sundance Mountain Resort” e la kermesse (per la quale egli è stato per decenni testimonial e mecenate) il “Sundance Film Festival”, dedicata alle produzioni indipendenti, raggiunta, ogni anni, nel mese di gennaio, da 50 mila visitatori; il tutto riconducibile al suo emblematico personaggio, quello spietato “Sundance Kid” in Butch Cassidy. Dalla rassegna sono partite (in tempi non sospetti) menti del calibro di Christopher Nolan, Robert Rodriguez, Steven Soderbergh e Quentin Tarantino, mentre nella bellissima location fortemente voluta, creata e concepita dalla star di “Proposta indecente” hanno soggiornato, in oltre mezzo secolo, innumerevoli volti noti dell’industria cinematografica statunitense e mondiale. Ma di questo e di altro ne abbiamo parlato con Mr. Blain Wilkey, manager e tra più autorevoli responsabili proprio del S. Mountain Resort sito nella “Redford Valley”.

Buongiorno Mr. Wilkey, iniziamo con un po' di storia del Resort. Tutto nasce quindi nel 1969 da un sogno diventato realtà di Robert Redford che decide di costruire un hotel nel bel mezzo delle montagne dello Utah? 

Oggi, Sundance, offre un’atmosfera intrisa di patrimonio culturale. Si ispira alle tribù Ute che per prime abitarono questo canyon e continuando fino all’inizio del XX secolo con gli Stewart, una famiglia di immigrati scozzesi che si occupò della zona. La seconda generazione di Stewart sviluppò la montagna in una piccola stazione sciistica chiamata Timp Haven. Gli investitori iniziarono a considerare la pittoresca località come un luogo in cui erigere ampi condomini, ma Redford voleva “sviluppare un po’ e preservare molto”. Rifiutando il consiglio degli investitori di New York di riempire il canyon con un’esplosione di hotel e condomini redditizi, Redford vedeva la sua terra appena acquistata come un luogo ideale per la conservazione ambientale e la sperimentazione artistica.

Quanto è stato importante il nome di Redford per l'intera regione? 

La famiglia Redford ha fatto moltissimo per preservare e conservare questa terra. Il loro nome è riconosciuto per il contributo all’industria artistica, incluso il Sundance Film Festival, e alla conservazione dell’area qui al Sundance Resort e in tutto lo Utah.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Può spiegarci esattamente sia la vostra posizione e sia in quale location viene svolto il Festival?

Il Festival del cinema è nato nel Resort, ma ora ha sede a Park City. Offriamo ancora proiezioni qui da noi, ma la maggior parte della questione tecnico organizzativa ora si svolge a Park City. Esattamente siamo situati appena sopra il Provo Canyon, su una propaggine della North Fork del canyon, a circa 15 minuti da Provo e un’ora da Salt Lake City.

Parliamo della struttura. Entriamo nello specifico. È un corpo centrale o sono chalet/cottage sparsi per il parco? Com’è dislocato il Sundance Resort? 

Sundance è unico nella sua configurazione: abbiamo 3 diverse aree di alloggio chiamate Mandan, River Run e The Pines. Ogni unità ha il proprio ingresso ed è più uno stile cottage che una camera d’albergo. Ci sono 95 stanze singole, oppure si può affittare una casa di montagna con 3-7 camere da letto per più di un alloggio collaborativo tipo spazio-cabina.

Ci sono suite?

Abbiamo una varietà di suite che vanno da medie a grandi. Tutte le suite includono almeno un angolo cottura e le più ampie a livello di metratura comprendono una cucina completa. Ogni spazio ha uno stile e una disposizione diversa e sono raggruppati in 5 livelli variegati, soprattutto per gli alloggi in affitto.

Ci parli del parco: che cosa offre agli ospiti? 

La nostra montagna offre sci alpino e di fondo, un’area per principianti e zip-tour nei mesi invernali. In estate c’è una varietà di offerte musicali, dagli spettacoli acustici settimanali alla nostra produzione teatrale che presenta sia un nuovo musical ogni stagione che i nostri artisti Bluebird Cafe provenienti da Nashville per cantare canzoni originali. Offriamo anche mountain bike, yoga, meditazione, lezioni d’arte e molto altro, sempre durante i mesi estivi. Tutte le stagioni sono comunque belle e suggestive a modo loro e ognuna di essa vale la pena davvero scoprirla.

A quale categoria appartiene il Sundance? Che tipo di soggiorno offrite ai vostri clienti?

Sundance Mountain è un resort a 4 stelle che propone una varietà di pacchetti che possono includere oltre ad una moltitudine di attività anche i pasti. Possiamo contare su diversi ristoranti (nostro punto di forza) all’interno della struttura, tra cui il ristorante Forbes a 4 stelle The Tree Room, il nostro punto ristoro per tutti i pasti, The Foundry Grill e il nuovo moderno barbecue The Lookout. Abbiamo anche un ottimo servizio da asporto, apprezzatissima opzione gastronomica in cima alla montagna chiamata Bearclaw e The Owl Bar per bevande e cibo da bar. E’ un’esperienza davvero pregnante, in tutto i sensi.

Mi parli del posto. Il luogo in cui nasce il suo Resort e il Festival. Perché un italiano o un europeo dovrebbe venire a visitare lo Utah? Cosa può trovare di interessante? 

Riteniamo che le parole di Robert Redford lo dicano meglio di qualsiasi altra cosa: "Sundance è una comunità artistica, una comunità ricreativa, una comunità che ama la bellezza della natura e sente fortemente la responsabilità di preservarla. Le persone che appartengono a questa comunità provengono da diversi percorsi, tuttavia condividono un elemento in comune: l’unione di intenti, ovvero una comunità che rappresenta al meglio chi siamo e ciò in cui crediamo. Vogliamo aiutarvi a comprendere quegli elementi presenti nell’esperienza Sundance che più soddisferanno le vostre esigenze e i vostri sogni. Come avrete modo di vedere, Sundance ha molte forme, molti stati d’animo e molte possibilità. Da qualche parte nella nostra comunità vi attende un’esperienza che appartiene solo a voi e noi siamo qui impegnati ad aiutarti a trovarla".

Mi parli del Film Festival. Altra idea di Robert Redford negli anni '80. Esiste una collaborazione tra il Resort e l’istituto che cura il Festival? 

Il Film Festival è nato grazie a Robert Redford e includeva laboratori di produzione cinematografica per aiutare gli aspiranti artisti a raccontare le loro storie. Il Sundance Film Festival ha sempre avuto una forte presenza al Resort. Ospitiamo alcune proiezioni ma è gestito interamente dal Sundance Institute, che è un’entità separata dal Sundance Resort. Tuttavia la collaborazione è totale tra i due, poiché siamo una sede ufficiale della kermesse, infatti diamo “ospitalità” nella nostra Screening Room a diverse prémiere e pellicole inedite e di prim’uscita.

Come procede il lavoro? Il Covid-19 ha creato disagi al settore e fermato il turismo?
 
Abbiamo visto un certo impatto da Covid-19, ma registriamo ancora un numero regolare di turisti poiché siamo una località di montagna. Sembra che le persone vogliano fuggire dalla pandemia e venire all’aria aperta. A causa della natura del Sundance, con spazi outdoor estremamente significativi e incontaminati, riceviamo un importante volume di turismo interno dagli Stati Uniti. Gli arrivi si sono tutt’altro che fermati, forse solo leggermente alterati dai regolamenti e dalle raccomandazioni sulle mascherine, ma il mercato sta tenendo bene. Siamo quasi un rifugio per scappare dalle grandi metropoli.  

Per concludere. Cosa vorrebbe dire a Redford? Ideatore di tutto…

Naturalmente grazie!!! Siamo infinitamente grati a lui sia per l’eredità che ci ha lasciato sia per la grande opportunità di continuare ciò che ha – profeticamente - prima sognato e poi realizzato qui; al Sundance Mountain Resort e in tutto lo stato dello Utah.