Addio a Stefano Benni, l'eterno fanciullo della narrativa italiana
Oggi cade un pezzetto della nostra fantasia collettiva
Addio a Stefano Benni
Addio a Stefano Benni. La notizia è triste, brutta, sgradevole e arriva in una giornata uggiosa che chissà come avrebbe raccontato lui. Addio a Stefano Benni e alla sua Luisona, al suo Bar Sport che tutti hanno visto almeno una volta in qualche paesino, con quei pasticcini vecchi di settimane e quelle merendine dalle etichette ormai scolorite dal tempo.
Addio agli aneddoti, ai “comici spaventati guerrieri”, al bar sotto al mare e a quella infinita sequela di personaggi improbabili ed efficacissimi. Addio a un grande della letteratura che compose una delle più belle poesie neorealiste che ci siano (andate a rispolverare quel “Io ti amo” e leggetelo fino alla fine), in cui il sublime si mischia al triviale.
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E ora che se n’è andato, in questa giornata grigia siamo tutti più soli e spaventati. Ma un po’ meno comici e un po’ meno guerrieri. Perché oggi cade un pezzetto della nostra fantasia collettiva.