Ranucci, l'attentato e la bomba sotto casa: si indaga sui clan albanesi della zona di Pomezia. "Esclusi mandanti politici"
Si segue la pista dell'avvertimento a una sua fonte
Attentato a Ranucci, la pista che porta ai clan albanesi della zona di Pomezia
Giovedì sera una bomba ha distrutto, a Pomezia, l’auto di Sigfrido Ranucci sotto casa e quella usata dalla figlia: un ordigno sotto la Opel del giornalista di Report è esploso poco dopo il rientro della ragazza. Tanto che lo stesso Ranucci ha detto allarmato: "Mia figlia era lì, poteva morire". Sull’episodio la Procura di Roma ha aperto una inchiesta: i pm puntano a circoscrivere l’ambito di provenienza della matrice di quella che è ritenuta un’intimidazione più che un tentativo fallito di colpire. Nel fascicolo aperto dai pm - riporta Il Corriere della Sera - si procede per danneggiamento e violazione della legge sulle armi (per l’ordigno esploso), entrambi aggravati dal metodo mafioso. Le indagini puntano sul territorio locale.
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Ranucci ha un sospetto: "Magari l’avvertimento non era diretto a me ma a qualcun altro, un avvertimento per qualcosa che deve succedere, che non è ancora andato in onda...". L’ipotesi, cioè, che si voglia scoraggiare qualcuno a parlare con Report, che riprende su RaiTre il 26 ottobre. Un messaggio chiaro, inviato dunque indirettamente - prosegue Il Corriere - a una delle fonti della trasmissione. Uno dei temi trattati sarà il business dell’eolico. Quanto agli esecutori, che avrebbero agito "su commissione", la pista privilegiata resta quella della criminalità locale con particolare attenzione alle bande di albanesi con radici nel territorio e ai loro legami esterni, specie col mondo degli ultrà. Una pista viene esclusa: "No a mandanti politici".