Carabinieri morti nell’esplosione, la Procura parla di "strage". Oggi l’interrogatorio dei fratelli Ramponi, Maria Luisa è in fin di vita

Tutti e tre gli indagati sono attualmente in stato di arresto

di Sandro Mantovani
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Carabinieri morti nell’esplosione, la Procura parla di «strage». Oggi l’interrogatorio dei fratelli Ramponi, Maria Luisa è in fin di vita

Il procuratore della Repubblica di Verona, Raffaele Tito, ipotizza il reato di strage nei confronti dei fratelli Franco, Dino e Maria Luisa Ramponi, ritenuti responsabili dell’esplosione che ieri mattina, martedì 14 ottobre, ha causato la morte di tre carabinieri a Castel d’Azzano.

Nel pomeriggio è previsto l’interrogatorio di garanzia davanti al gip per i tre arrestati; la Procura ha inoltre disposto l’autopsia sui militari deceduti, che sarà eseguita domani: una volta pronto il nullaosta sarà possibile fissare le esequie. I funerali delle tre vittime — il brigadiere capo qualifica scelta Valerio Daprà, 56 anni; il carabiniere scelto Davide Bernardello, 36 anni; e il luogotenente Marco Piffari, 56 anni — si terranno dopodomani, venerdì 17 ottobre, a Padova, secondo quanto appreso a Verona.

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Tre persone restano ricoverate all’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona (ospedale di Borgo Trento): due carabinieri e la donna ritenuta responsabile dell’innesco. Maria Luisa Ramponi, considerata dalla ricostruzione quella che avrebbe acceso l’innesco — probabilmente una molotov — è il paziente più grave; è tuttora intubata in terapia intensiva generale, diretta dal professor Enrico Polati, e riceve supporto farmacologico e respiratorio.

Degli altri due militari ricoverati, uno si trova in terapia intensiva cardio-toracico-vascolare sotto la direzione del professor Leonardo Gottin; l’altro è in cura al Centro grandi ustionati con il chirurgo plastico dottor Enrico Vigato. Nelle ore successive all’intervento si è registrato un lieve miglioramento clinico per entrambi, sebbene permangano condizioni serie e necessità di monitoraggio.

Nella notte tra il 14 e il 15 ottobre cinque carabinieri sono stati visitati al pronto soccorso dell’ospedale Magalini di Villafranca per esposizione ai fumi dell’esplosione: dopo accertamenti e osservazione breve intensiva sono stati dimessi, così come altri due militari che si sono presentati per controlli la mattina del 15 ottobre.

Secondo il colonnello Claudio Papagno, comandante provinciale dei carabinieri di Verona, «si è trattato di un gesto assolutamente folle». I militari erano saliti per eseguire provvedimenti dell’autorità giudiziaria quando, mentre stavano per entrare nell’abitazione, si è verificata una forte deflagrazione provocata dall’esplosione di una bombola di gas. Papagno ha spiegato che la donna avrebbe dato fuoco alla bombola già aperta con un accendino.

Le indagini sulle modalità dell’esplosione proseguiranno: i carabinieri, prima dell’irruzione, avevano rilevato tramite droni la presenza di numerose bottiglie molotov sul tetto, elemento che aveva fatto ritenere concreto il rischio di armi o esplosivi nell’abitazione.

Al momento dell’esplosione, nella casa c’era solo Maria Luisa Ramponi; i due fratelli, trovati in un cortile nelle vicinanze, si erano inizialmente allontanati alla vista dei militari. Dino è stato fermato quasi subito, mentre Franco è stato catturato la mattina successiva. Tutti e tre gli indagati sono attualmente in stato di arresto; la loro posizione è al vaglio dell’autorità giudiziaria mentre la Procura coordina ulteriori accertamenti.

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