Casamonica, la sentenza: è mafia. Condannato il clan della Romanina

Una quarantina di condanne a carico di capi e affiliati del clan

Cronache
Condividi su:

I giudici della decima sezione del Tribunale di Roma hanno condannato per associazione di stampo mafioso i componenti della famiglia Casamonica del quartiere Romanina a Roma. La sentenza è stata pronunciata nell'aula bunker di Rebibbia per alcuni dei 44 imputati, appartenenti al clan. È il terzo riconoscimento del reato di associazione mafiosa (gli altri sono gli Spada e i Fasciano) per una organizzazione autoctona della Capitale.

Presente alla lettura della sentenza, dopo 7 ore di camera di consiglio, anche il procuratore aggiunto della Dda di Roma, Ilaria Calò. Al processo si è arrivati dopo gli arresti compiuti dai Carabinieri del Comando provinciale di Roma nell'ambito dell'indagine 'Gramigna', coordinata dal procuratore di Roma Michele Prestipino e dai sostituti procuratori Giovanni Musarò e Stefano Luciani. Il pm Musarò in aula nella sua requisitoria dello scorso maggio aveva citato anche le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Massimiliano Fazzari e Debora Cerreoni che hanno descritto la struttura e le modalità con cui agiva il clan. Nell'ambito della stessa inchiesta, a fine 2019 quattordici esponenti erano stati condannati in abbreviato e altri tre hanno scelto il patteggiamento.

Una quarantina di condanne a carico di capi e affiliati del clan Casamonica. Lo hanno deciso i giudici della X sezione penale del Tribunale di Roma che dopo circa 7 ore di camera di consiglio hanno riconosciuto l'associazione di stampo mafioso per l'organizzazione criminale attiva nell'area est della Capitale. Tra i reati contestati anche l'estorsione, usura e detenzione illegale di armi. Il processo è scaturito dall'indagine dei carabinieri «Gramigna» coordinata dai pm della Dda di piazzale Clodio. Per questa stessa vicenda, nel maggio del 2019, erano state disposte 14 condanne in abbreviato e tre patteggiamenti.

«È una decisione molto importante che conferma la validità dell'impostazione data dalla Dda e la serietà del lavoro svolto dalla Procura e dalla Polizia Giudiziaria in questi anni». Così il procuratore aggiunto della Dda di Roma Ilaria Calò dopo la sentenza che ha riconosciuto nel maxiprocesso Casamonica l'accusa di mafia per il clan. Calò ha assistito alla sentenza in aula bunker a Rebibbia insieme ai pm Giovanni Musarò e Stefano Luciani.

«Una sentenza sconcertante ma non sorprendente». Così l'avvocato Giosuè Bruno Naso, difensore di diversi imputati tra i quali Giuseppe e Domenico Casamonica dopo la sentenza emessa dai giudici della Decima sezione penale del tribunale di Roma nell'aula bunker di Rebibbia che hanno riconosciuto l'accusa di mafia per il clan romano.