Cecchettin, il papà di Giulia: "Credo nella giustizia riparativa, ma da Turetta non sono mai arrivate scuse"

Il papà di Giulia a proposito della possibilità di ricorso allo strumento giuridico da parte di Filippo Turetta

di Salvatore Isola

Gino Cecchettin

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Gino Cecchettin: "Percorso di giustizia riparativa non ancora iniziato da Turetta"

"Sento riparlare di giustizia riparativa a un mese dal dall'appello. Ci credo nella giustizia riparativa, ma nel mio caso specifico penso che il percorso debba ancora iniziare e non sia iniziato, quindi penso sia troppo tardi per chiederlo, soprattutto in virtù del fatto che c'è il processo davanti". Lo ha detto Gino Cecchettin, intervistato nel corso della trasmissione "Dentro la notizia" di Canale 5, a proposito della possibilità di ricorso allo strumento giuridico da parte di Filippo Turetta, per cui il 14 novembre si aprirà il processo di Appello per l'omicidio di Giulia. 

- "Io credo nella giustizia riparativa - ha precisato Cecchettin - e lo dico da cittadino, a prescindere da quello che mi è successo. Però è un percorso che deve passare attraverso l'autoconsapevolezza, prima attraverso le scuse e poi alla richiesta di perdono. Tutto questo percorso non è iniziato. Uno deve fare un esame di coscienza, un gesto chiaro, dire che si può sbagliare nella vita. Filippo ha sbagliato e ha fatto del male, ha fatto tanto male. E quindi deve partire dalla consapevolezza di quello che lui ha fatto, e la consapevolezza ti porta alle scuse, che non sono arrivate mai, e poi ad una richiesta di perdono eventuale, e neanche questa è arrivata", ha sottolineato. Per Cecchettin "non si può parlare di giustizia riparativa senza parlare di un percorso, che deve partire poi da un esame di coscienza. Quindi può sempre iniziarlo, però in vista dell'appello mi sembra troppo tardi", ha ribadito. Il papà di Giulia ha quindi ricordato di essere "stato in carcere più e più volte, a parlare con i detenuti a seguito della vicenda di Giulia, portando il mio vissuto e senza pregiudizi. Ho visto delle persone, alcune delle quali hanno fatto questo percorso, per cui è uno strumento che reputo valido per il recupero delle persone e il reinserimento nella società. Però chiaramente deve essere fatto con consapevolezza. Non deve essere uno strumento retorico al fine di avere uno sconto di pena. Per quanto io mi sia espresso comunque senza odio, abbiamo un patto sociale che ci siamo dati, che sono le leggi, e chi lo lo rompe deve ovviamente sottostare al giudizio dei giudici, che io rispetto. Però rispetto anche tutto quello che è l'essere umano; anche un percorso di riabilitazione - ha concluso Cecchettin - deve iniziare e deve essere sincero"

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