Cianuro nelle bottiglie di vino e nell'acqua, indizi su minaccia hacker russa
Non si tratterebbe della prima minaccia hacker per l'Italia
Cianuro nelle acque minerali e nel vino, la minaccia da hacker provenienti dalla Russia all'Italia. La procura di Roma apre un fascicolo
L'intimidazione sarebbe arrivata, nelle scorse settimane, ad aziende vitivinicole e imbottigliatrici di acque da un gruppo coeso di pirati informatici, scrive Il Messagero. Una breve mail in cui il gruppo chiedeva in criptomoneta 30 mila euro per scongiurare l'avvelenamento con cianuro. La procura di Roma, riporta il quotidiano, ha aperto un fascicolo per tentata estorsione. I giudici hanno deciso di rivolgersi agli specialisti del Cnaipic dopo una raffica di denunce in diversi comandi di polizia, stazioni di carabinieri e finanza di tutta Italia dai proprietari delle aziende terrorizzati dal contenuto della missiva.
La difficoltà di individuare il mittente da parte delle forze dell'ordine e il pagamento in Bitcoin hanno insospettito la procura, che teme si tratti di un team di professionisti. Per ora si tratta di indizi. Ma il caso del cianuro nell'acqua e nel vino non è il primo che coinvolge l'Italia. A fine 2020, spiega ancora il quotidiano, il nostro paese è stato utilizzato clandestinamente per un' aggressione informatica, da parte di pirati russi, alle più importanti agenzie Usa, come Nasa, Nsa e le forze armate. Anche le istituzioni risultano essere "oggetto di continue intrusioni". A febbraio era stato attaccato il il Ministero dello Sviluppo Economico, anche se per fortuna senza successo. Gli ospedali dal 2019 hanno cominciato a ricevere virus via email, dal nosocomio di Bari, al Santa Maria Nuova di Reggio Emilia, all'azienda ospedaliera di Caserta, al San Carlo di Varese fino all'Iss. Fino al 2021, quando è stata messa in atto una nuova tipologia di di attacco hacker: il blocco dei sistemi ospedalieri con ricatto di denaro per riabilitarli.