Cicalone sbarca in Parlamento: lo youtuber romano che sfida i borseggiatori in metro ascoltato in Commissione periferie alla Camera
L’intervento di Cicalone in Commissione alla Camera scatena la polemica: “La criminalità risiede nelle case popolari”. Le reazioni politiche e il video dell’audizione
Le parole di Simone Ruzzi, noto sui social come Cicalone, hanno fatto esplodere la polemica politica dopo l’audizione davanti alla Commissione parlamentare sulle periferie e il degrado urbano. Una dichiarazione netta, senza filtri, destinata a far discutere:
“Il problema risiede sempre nelle case popolari”.
L’influencer e attivista urbano, seguito da centinaia di migliaia di utenti per i suoi reportage nei quartieri più difficili d’Italia, ha descritto davanti ai deputati una mappa del degrado che attraversa città come Roma, Milano, Napoli e Palermo. Un denominatore comune, secondo lui, unisce tutte le periferie visitate: le case popolari abbandonate dalle istituzioni e riconquistate dalla criminalità organizzata.
“Lo Stato arretra, la malavita avanza”
Nel suo intervento, Cicalone non ha usato mezzi termini:
“Le case popolari sono una risorsa enorme, ma vengono lasciate in mano alla criminalità. Dove lo Stato non arriva più, arriva il welfare dei clan”.
Una frase che fotografa una realtà nota agli addetti ai lavori ma raramente raccontata con questa crudezza in sedi istituzionali. Il punto centrale è semplice e insieme drammatico: la criminalità si radica dove mancano servizi, controllo e presenza dello Stato. Quartieri isolati, palazzi fatiscenti, assenza di presidi sociali diventano terreno fertile per traffici illeciti, spaccio e reclutamento.
Il racconto dal basso: dallo Zen a Milano, passando per Roma
Cicalone ha raccontato la propria esperienza diretta:
“Siamo stati allo Zen di Palermo, a Napoli, a Milano, a Roma. Cambiano i dialetti, ma i problemi sono identici”.
Ovunque la stessa dinamica: edifici popolari trasformati in roccaforti criminali, famiglie oneste intrappolate, giovani privi di alternative. Il messaggio è chiaro: non basta reprimere, bisogna ricostruire. Rigenerazione urbana, gestione seria delle occupazioni abusive, interventi continui e non spot elettorali.
La politica si divide
Le parole di Cicalone hanno spaccato la Commissione. Da una parte c’è chi parla di “coraggio”, dall’altra chi accusa l’attivista di semplificazioni pericolose.
Alcuni parlamentari ritengono che legare criminalità e case popolari sia un rischio di stigmatizzazione degli abitanti. Altri invece sottolineano che non si può parlare di integrazione senza affrontare il tema dell’abbandono edilizio e sociale.
Il vero nodo: edilizia popolare o bomba sociale?
Il tema non è nuovo, ma raramente è stato portato in Parlamento con questo linguaggio diretto. Il problema non è l’edilizia pubblica in sé, ma:
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la gestione fallimentare
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le occupazioni abusive non contrastate
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l’assenza di controlli costanti
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la mancanza di servizi essenziali
Dove non ci sono scuole funzionanti, assistenza sociale, amministrazioni presenti, lo Stato perde il territorio metro dopo metro.
Un’accusa che pesa come una sentenza
Cicalone lo ha detto senza giri di parole:
“O si riprendono i quartieri, o i quartieri verranno definitivamente persi”.
Un monito più che uno slogan. Perché quando la criminalità diventa sostituto dello Stato, non si tratta più solo di degrado, ma di emergenza democratica.